Le incognite sono tante. E se anche qualcuno ostenta sicurezza, tra i banchi del consiglio in pochi sono pronti a scommettere in un’approvazione «liscia»: la doppia preferenza di genere, del resto, è argomento ostico, tanto che a maggio era stata affossata sotto i colpi dell’ostruzionismo. Questa volta, almeno, questo strumento è stato scongiurato. Ma non le insidie. Tutte dietro l’angolo.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 30 novembre 2017
Oggi, dunque, il consiglio provinciale affronterà, salvo grossissime sorprese (sempre possibili), il disegno di legge 186/XV proposto dai consiglieri Giacomo Bezzi (Forza Italia) e Manuela Bottamedi (Gruppo misto) che punta a modificare il sistema elettorale, reintroducendo il proporzionale. Ma che, soprattutto, riporta in auge sia la questione della doppia preferenza sia la parità nella composizione delle liste (con la presenza di candidati al 50% tra uomini e donne). Un passaggio che già ieri, nei corridoi del palazzo della Regione, teneva banco in tutti i discorsi tra consiglieri, tra assicurazioni, dubbi e qualche sottile battuta tra gli schieramenti. Soprattutto sulla possibile presenza di franchi tiratori in maggioranza. «Staneremo gli ipocriti» aveva infatti avvisato il capogruppo della Civica Trentina Rodolfo Borga (Corriere del Trentino di ieri). Che ieri ha chiarito di non voler ricorrere al voto segreto: una mossa che sembra pensata apposta per mettere in difficoltà chi, in maggioranza, farebbe volentieri a meno della doppia preferenza. Ma che, costretto al voto palese, difficilmente potrà esprimere a cuor leggero questo suo giudizio negativo.
«La maggioranza c’è» assicura però il capogruppo del Pd Alessio Manica, che si mostra ottimista: «Parto dal presupposto che la maggioranza aveva firmato tutti gli emendamenti per l’introduzione della doppia preferenza. Non credo ci saranno sorprese». «Noi ci siamo» chiarisce anche il capogruppo dell’Upt Gianpaolo Passamani (sua, tra le altre cose, la «medaglia d’oro» per le presenze in Aula). Lo stesso Pietro De Godenz sembra pronto a dire di sì, pur osservando: «Non sono convinto che questo sistema sia un bene per le donne».
Tutto bene, dunque? In realtà no. A rendere i confini della partita molto più effimeri di quanto sembri sono alcuni fattori. Il primo riguarda le modalità di voto. Se infatti Borga assicura che non chiederà il voto segreto, non è detto che non lo facciano altri esponenti di minoranza. E se anche il voto fosse effettivamente palese, non è escluso che qualche esponente di maggioranza, per evitare di dare il via libera a un sistema che non condivide, semplicemente non si presenti in Aula al momento «clou». Le giustificazioni, in questo caso, potrebbero essere tantissime.
C’è poi una questione più delicata, che ieri veniva accennata anche da esponenti del centrosinistra autonomista. E riguarda i tempi: archiviata la seduta di ieri, il consiglio avrà a disposizione «solo» la seduta di oggi e quella di domani mattina per chiudere la questione (le ore previste per trattare l’argomento sono tre). E se non si riuscisse, si andrebbe a gennaio. Con qualche brivido in più nel caso in cui non si raggiungesse la maggioranza dei due terzi: l’eventuale ricorso a referendum potrebbe escludere la doppia preferenza alle prossime provinciali.
C’è poi un’incognita in più. Il consigliere di Progetto Trentino Gianfranco Zanon ha presentato infatti un emendamento e un subemendamento che rilanciano quanto già aveva proposto nella scorsa tornata: in sostanza, la composizione delle liste con una divisione di genere non più al 50-50 ma al 40-60 e l’introduzione di una terza preferenza oltre quella di genere (con la possibilità, di fatto, di votare due uomini e una donna o viceversa). Ipotesi, quest’ultima, che potrebbe far gola a chi, soprattutto nelle valli, si presenta in tandem. In particolare in casa Upt. «No, noi diremo di no» chiude però Passamani.
Intanto ieri l’Aula ha approvato il bilancio di previsione del consiglio 2018-2020.
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