Positivi i dati 2017 sull'occupazione. Il vicepresidente Olivi: "Un risultato che premia la nostra capacità di fare assieme"

Nei primi nove mesi del 2017 le assunzioni in Trentino crescono di quasi 7.000 unità, pari a un + 7% circa. Positivi anche i saldi occupazionali: le assunzioni delle imprese prevalgono sulle cessazioni lavorative per circa 1.800 unità. I dati dell’ISTAT riferiti al primo semestre dell’anno evidenziano a loro volta un aumento dell’occupazione (+900) e un contemporaneo e forte calo della disoccupazione (-1.700 persone in cerca di lavoro). 
Ufficio Stampa Provincia, 29 novembre 2017


Un quadro insomma complessivamente positivo quello che emerge dal 32° Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento, presentato nel pomeriggio dal vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e al lavoro, Alessandro Olivi, insieme al presidente dell’Agenzia del Lavoro Riccardo Salomone. "La ripresa c'è - ha sottolineato Olivi in apertura - e deriva anche dalla capacita del Trentino di affrontare le situazioni più difficili con un approccio coordinato. Abbiamo alle spalle anni difficili, laceranti. La Provincia ha sempre fatto la sua parte, ma non da sola: assieme alle imprese, al sindacato, agli enti locali, a tutte le forze 'vive' della comunità. Siamo partiti all'inizio di legislatura dal Patto per lo sviluppo e il lavoro, cioè da un approccio nuovo, che coniugava la capacità delle imprese di essere competitive con la creazione di opportunità occupazionali. La valutazione che oggi possiamo fare ci dice che è stata la scelta giusta. Progettare, assieme, sperimentare, e alla fine valutare il risultato degli sforzi fatti, è un impegno, costa fatica. Ma è un investimento che la politica deve fare. La qualità del lavoro è una delle sfide più importanti dell'Autonomia. Senza rinunciare alla solidarietà, come ribadiamo con il nuovo strumento di welfare, l'Assegno unico provinciale, che partirà a gennaio". 
Di un 2017 positivo ha parlato anche Salomone: "Siamo tornati al decennio precedente. La fase più critica della crisi è passata. Ma non e passato il tempo dell'iniziativa concreta per il lavoro". Nel prosieguo dei lavori, oltre ai contenuti del Rapporto 2017, è stata presentata un'iniziativa sperimentale che ha messo a confronto gli esiti delle misure statali e provinciali di politiche attive del lavoro, condivisa con l'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro-ANPAL.

La novità del 2017: la valutazione sperimentale delle politiche attive del lavoro in provincia di Trento e dell’Assegno di ricollocazione ANPAL

Nel 2017 Agenzia del lavoro ha avviato, con un protocollo sperimentale, la valutazione di tre programmi provinciali di politica attiva del lavoro, Coaching, Inserimento lavorativo e Tutorato, e dell’Assegno di ricollocazione dell'ANPAL. I soggetti coinvolti nella sperimentazione sono circa 2.800 persone selezionate casualmente, in disoccupazione, che percepiscono la NASpI da almeno 4 mesi e che non partecipano ad altra politica attiva di Agenzia del Lavoro. La metà di questi soggetti è equamente ripartita in 4 gruppi di trattamento e la restante metà appartiene a un gruppo di controllo. I primi risultati di questa sperimentazione a 6-7 mesi dall’avvio in termini di tassi di risposta ed effetti sullo stato occupazionale sono stati presentati nel corso del convegno da Maurizio del Conte dell'Agenzia nazionale e da Giulio Zanella, docente all'Università di Bologna, membro del Comitato Scientifico dell’Ufficio Studi di Agenzia del Lavoro, che con Riccardo Salomone, Franco Fraccaroli e Barbara Poggio (Università di Trento) ha coordinato la valutazione sperimentale con il supporto di Antonella Chiusole, Paola Garbari, Ilaria Piga, Claudia Covi, Isabella Speziali, Luisa Maria Widmann e Stefano Zeppa (Agenzia del lavoro) e possono essere così sintetizzati:

Circa il 38% degli invitati si è presentato a un CPI e solo il 22% di questi ha attivato il servizio offerto. L’Inserimento lavorativo ha i tassi di risposta e di adesione più alti (circa 43% e 25%, rispettivamente), mentre l’Assegno di ricollocazione ha i tassi di risposta e di adesione più bassi (circa 34% e 18%, rispettivamente). Il tasso di risposta è in parte spiegato dalla precedente esperienza con Agenzia del Lavoro (i soggetti che hanno già usufruito di servizi dell’Agenzia rispondono di più). Il tasso di attivazione è in parte spiegato dalla NASpI residua (i soggetti sono meno propensi ad accettare il servizio offerto se hanno ancora molti mesi di NASpI da usufruire), suggerendo una possibile interferenza tra politiche passive e attive.

Dopo 6 mesi il 24% dei soggetti è uscito dallo stato di disoccupazione. Nel gruppo di controllo la frazione che ha trovato un lavoro è pari al 22,7%, un tasso “naturale” di uscita dalla disoccupazione nel contesto valutato. Quasi il 70% dei nuovi contratti è a tempo determinato e meno del 10% è a tempo indeterminato. L’uscita dalla disoccupazione è più rapida per i soggetti che hanno beneficiato dell’Inserimento lavorativo: per loro, la probabilità di trovare lavoro dopo 6-7 mesi dall’avvio della sperimentazione è di 50 punti percentuali superiore al gruppo di controllo. Anche i soggetti che hanno attivato l’Assegno di ricollocazione ottengono benefici in termini di status occupazionale quantificabili in circa 20 punti percentuali di maggiore probabilità di occupazione rispetto al gruppo di controllo, ma in questo caso la stima non raggiunge la soglia di significatività statistica. Il Coaching e il Tutorato non hanno fin qui avuto effetti significativi sullo stato occupazionale dei soggetti trattati, rispetto ai soggetti nel  del gruppo di controllo.

 32° Rapporto sull’occupazione in provincia di Trento – 2017

 Il 32° Rapporto fornisce una fotografia ragionata del mercato del lavoro in provincia di Trento aggiornata a oggi.

 L’andamento dell’economia

Le indicazioni che si ricavano dai dati del primo semestre del 2017 sono positive, con quasi tutti i parametri in ripresa e un giudizio degli imprenditori trentini in miglioramento. Secondo l’indagine congiunturale curata dalla CCIAA, il fatturato delle imprese esaminate cresce del 2,5%, sostenuto soprattutto dalla domanda nazionale. I risultati migliori si registrano nel commercio all’ingrosso, nel manifatturiero e nei trasporti. Ancora problematica appare invece la condizione delle costruzioni e dell’estrattivo.

Rispetto a un anno fa il differenziale del valore della produzione è in crescita del 4,2% su base semestrale. Il dato semestrale degli ordinativi attesta, invece, un incremento dell’1,1%.

 Il mercato del lavoro nel 2017

Tra il gennaio e settembre del 2017, le assunzioni delle imprese trentine sono cresciute di 6.879 unità e del +6,9% rispetto ai primi nove mesi del 2016. Un aumento che sarebbe stato ben più consistente senza il forte calo delle assunzioni in agricoltura, dovuto alle cattive condizioni atmosferiche (gelate in primavera e grandinate e siccità nei mesi estivi). In sintesi in agricoltura le assunzioni sono calate di 7.562 unità, mentre sono cresciute di 2.907 nel secondario e di 11.534 nel terziario. Tra i comparti più positivi in questa parte dell’anno, certamente il manifatturiero (+2.256 assunzioni) e il turismo (+6.340).

La dinamica è migliore per le donne (+5.708 e +1.171 per i maschi) e positiva solo per gli italiani (+11.850, mentre le assunzioni degli stranieri pagano il cattivo andamento dell’agricoltura e scendono di quasi 5.000 unità). Dopo essere stati i più colpiti dalla crisi, è soprattutto la domanda di lavoro dei giovani a crescere nei nove mesi dell’anno: + 4.764 assunzioni tra i 15-29enni; + 727 tra i 30-54enni e di 1.388 tra i lavoratori più anziani.

Il tempo indeterminato nei primi nove mesi del 2017 torna a crescere e di 333 unità, aumentano di 855 anche le assunzioni con apprendistato, mentre flette di 857 il tempo determinato molto utilizzato per il lavoro stagionale in agricoltura. Tra le altre forme d’inserimento al lavoro, importante è la crescita superiore alle 2.800 unità del lavoro somministrato, perché spesso utilizzato per i picchi di produzione nelle imprese e specchio dell’attuale fase positiva. La stessa positività è confermata anche dalle trasformazioni all’interno delle stesse imprese dei contratti a termine in lavoro a tempo indeterminato: dalle 1.637 dei primi nove mesi del 2016 alle 2.021 del 2017 (384 in più). Una novità del 2017 è anche il ritorno alla crescita del lavoro a chiamata, un aumento per parte collegato ai cambiamenti che hanno disciplinato in maniera più rigida il ricorso al lavoro accessorio (voucher); così che tra questi e il lavoro a chiamata si è determinato un effetto di sostituzione.

Anche i dati degli iscritti ai Centri per l’Impiego migliorano: i disoccupati iscritti a fine settembre 2017 (37.727) sono 771 in meno rispetto a settembre 2016. Un altro dato positivo è che rispetto ai nove mesi del 2016, ben 1.211 persone in più si sono cancellate dalle liste perché hanno trovato un lavoro. Della maggior domanda di lavoro delle imprese trentine hanno dunque beneficiato anche gli iscritti ai Cpi.

Anche i dati dell’ISTAT, sui primi sei mesi dell’anno, confermano la svolta positiva del mercato del lavoro trentino. Nel primo semestre del 2017, si registra, infatti, una decisa diminuzione delle persone in cerca di lavoro (‑9,9%) e una crescita dei soggetti occupati (+0,4%) rispetto al primo semestre 2016. In valori assoluti si contano 1.700 disoccupati in meno e 900 occupati in più. Il tasso di occupazione (calcolato come media dei due trimestri) cresce di 0,3 punti, portandosi al 66,3%, mentre il tasso della disoccupazione scende di 0,7 punti, dal 7,1% al 6,4%. Le donne mostrano risultati migliori degli uomini, soprattutto sul fronte dell’occupazione: a fronte di una crescita di 3.700 occupate (+3,6%) si contano, infatti, 2.800 occupati maschi in meno (-2,1%) rispetto a un anno prima. Sul versante delle persone in cerca di lavoro, la diminuzione interessa ambedue i sessi: -1.200 donne (‑14,7%) e -500 uomini (-5,7%).

Sul fronte degli ammortizzatori sociali, tra gennaio e settembre del 2017 le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni sono diminuite di 214.090 unità e del -18% (dalle 1.210.99 dei nove mesi del 2016 alle 996.909 dell’anno in corso). In termini di lavoratori equivalenti si passa dai 615 agli attuali 506.

 

LEGGI ANCHE:

F. Peterlongo, Lavoro, le donne trascinano la crescita, "Trentino", 29 novembre 2017

 

Le donne trascinano la crescita del lavoro in Trentino. Tra i segnali positivi, aumentano le assunzioni dei giovani. Cala l'occupazione maschile, mentre i lavoratori stranieri se ne vanno. Il tutto in un quadro di ripresa economica che nei numeri si consolida al punto da consentire all'assessore Alessandro Olivi e al presidente dell'Agenzia del Lavoro Riccardo Salomone di parlare di un quadro positivo e di superamento della crisi dopo anni laceranti, superati assieme, con la logica della solidarietà. Ecco il quadro presentato ieri nell'ambito del Rapporto 2017 sull'occupazione in Trentino.

Il quadro generale

Isabella Speziali (Agenzia del Lavoro) ha fotografato la situazione d'insieme: «Ci sono segnali di ripresa. Dopo lo +0,9% del 2014 e il +1,1% del 2016, le stime suggeriscono che quest'anno il Pil trentino si attesterà tra l'1,6% e l'1,7%». Nel primo semestre 2017, i fatturati hanno visto una crescita del +2,5%, con una produzione in aumento del +4,2%; gli ordinativi crescono del +1,1%. I numeri sono trainati dal manifatturiero e dal turismo, che ha visto un +6,2% negli arrivi su base semestrale, con un +4,3% nelle presenze. Significativo è l'aumento dei turisti italiani. Ancora male il comparto estrattivo e le costruzioni, cala anche il commercio (-3,3%).

L'occupazione

Sul versante dei posti di lavoro, dopo che il 2016 si era chiuso con un risultato peggiore rispetto al 2015 (-0,6%, risultato in controtendenza rispetto alla crescita del Nord-est), il primo semestre 2017 offre un leggero miglioramento. Speziali: «Il tasso di occupazione passa dal 66% al 66,3%. Sono cresciute le assunzioni (+6,9%), con i grandi exploit dei settori terziario (+18,1%), secondario (+21,4%), manifatturiero (+25,7%). Al contrario non cresce l'occupazione in agricoltura, in seguito alle gravi crisi meteorologiche e che hanno portato le imprese agricole a confermare tutt'al più l'occupazione esistente». Cala il ricorso alla cassa integrazione nei primi 9 mesi dell'anno, con una diminuzione di 215.000 ore (-17,7%), mentre il tasso di disoccupazione scende dal 7,1% del 2016 al 6,4% (-0,7%).

Donne al lavoro

Si rafforza la presenza femminile sui posti di lavoro (+3,6%). «Non si è realizzato il fattore di scoraggiamento femminile tipico delle altre crisi storiche: è cresciuto il fattore terziario, tradizionalmente più ospitale per le lavoratrici» ha dichiarato Isabella Speziali. Il calo dell'industria ha portato al contrario alla sofferenza della componente maschile: meno numerosi i maschi al lavoro (-2,1%).

Giovani

Nell'anno 2016 si era registrato un dato preoccupante in relazione alle fasce d'età più colpite dalla mancanza di lavoro, con la centralità della fascia tra i 25 e i 34 anni. «È un dato preoccupante - ha detto Speziali - perché quella dovrebbe essere tra la fasce più presenti e produttive sul mercato del lavoro». C'è però un segnale positivo, proprio per quanto riguarda i giovani: nel primo semestre del 2017, il 70% delle nuove assunzioni (7.000 assunzioni in più) ha visto coinvolte persone tra i 15 e i 34 anni.StranieriScende il numero di stranieri, che arrivano ad attestarsi all'8,6% della popolazione. «Gli stranieri che lasciano il Trentino lo fanno perché lamentano occupazioni non stabili, part-time e lavori usuranti. Il Trentino vede invertirsi il trend che dagli anni '90 lo vedeva come destinazione privilegiata dei migranti».Cresce il part-timeCiò che contraddistingue il Trentino è una continuità nei livelli occupazionali nel corso degli anni della crisi, che non si sono mai discostati considerevolmente dalla media. Speziali precisa però come siano i part-time a tenere in alto questo parametro: «Dal 2012 la tenuta dei livelli occupazionali è determinata dall'esplosione dei contratti a tempo parziale, passati dal 18,7% al 22,4% (in valore assoluto, da 42.100 a 51.800)». Un aspetto riconosciuto anche dall'Agenzia del lavoro come elemento di criticità significativa, perché i lavori part-time spesso non consentono di avere un'autonomia economica che consenta di vivere con serenità.