FASSINO: «Bene il progetto territoriale del Pd»

 «I valori di una forza progressista non cambiano, ma cambiano le modalità con cui si fanno vivere». Tutte le ragioni che nel 2007 spinsero a fondare il Pd, secondo Piero Fassino esistono ancora. Oggi, alle 17 presso la sala Sosat in via Malpaga, l’ex ministro presenterà il suo nuovo libro «Pd davvero» (La nave di Teseo, 264 pagine, 19 euro) in cui ripercorre la storia dei primi dieci anni del partito mettendo in luce nuove sfide e immaginando come superarle.
"Corriere del Trentino", 17 novembre 2017

 

Fassino, qual è stata l’evoluzione del Pd in questi anni e come si è adattato al mondo che intorno a esso cambiava?

«Tutte le ragioni per cui fondammo il Pd sono più attuali che mai. Il partito nacque per dare vita a una grande forza riformista che fosse in grado di guidare una fase di rilancio e sviluppo del Paese. Oggi di fronte al rischio che l’Italia sia guidata o da un Berlusconi prigioniero di Salvini o dall’estremismo populistico dei 5 Stelle, quella ragione risulta ancora più forte. Dieci anni fa eravamo consapevoli che era necessario pensiero nuovo per affrontare le sfide che ci venivano poste dai tanti cambiamenti del mondo e se guardo ai mutamenti di questo decennio, sono stati molto più tumultuosi e convulsi di quello scorso».

Quali sono i nodi ancora da sciogliere?

«Il problema della modernizzazione delle istituzioni, che abbiamo provato a realizzare con il referendum senza essere premiati. La vittoria del «No», però, non ha risolto la questione. Nel 2007 si sentiva poi la necessità di rinnovare la sinistra europea e cercammo di dare il nostro contributo. Oggi, se guardo ai risultati elettorali in Germania, Austria, Olanda e Francia direi che questa necessità è più forte che mai. Quindi le ragioni per cui abbiamo fondato il Pd sono ancora tutte vive e proprio per questo abbiamo bisogno di rilanciare il partito nella sua ispirazione originaria».

Quali le nuove sfide?

«Nel libro, dopo aver ricostruito la costruzione del partito a partire dall’Ulivo, arrivo al cuore, a quelle che chiamo le “Domande scomode”. L’Europa, l’immigrazione, la sicurezza, il lavoro, il lavoro, il fisco, lo stato sociale, il futuro dei figli, l’impatto sul nostro Paese della globalizzazione. Sono questi i grandi temi che ogni giorni investono la vita della società italiana e su cui il Pd deve essere capace di avere una elaborazione adeguata, che io mi sono sforzato di avanzare. Il mio vuole essere un contributo al rilancio del partito».

Quali saranno nel futuro il ruolo del Pd e il suo rapporto con i valori fondativi?

«I valori di una forza progressista non cambiano, attraversano il tempo e non perdono significato. A cambiare sono le modalità con cui si fanno vivere. I nostri valori restano democrazia, libertà, giustizia sociale, rispetto della persona umana, solidarietà, pari opportunità, che devono essere in sintonia con l’evoluzione di una società. Quindi abbiamo bisogno di un continuo aggiornamento dei programmi e della politica. Se ti metti in sintonia con le domande che provengono dalla società allora puoi fare vivere i tuoi valori al suo interno».

Per realizzare queste politiche serve rimanere al governo. Cosa pensa della nuova legge elettorale?

«Noi volevamo una legge con i collegi uninominali a doppio turno sul modello francese, ma abbiamo dovuto trovare un accordo con le altre forze politiche. Questa ha tre meriti: un terzo degli eletti saranno scelti in collegi uninominali ristabilendo un rapporto tra elettori ed eletti che si era perso, spinge verso le coalizioni e riduce la frammentazione, in terzo luogo evita sistema di preferenze che come sappiamo è una metodologia che si presta a molte degenerazioni. E in coerenza con questa legge elettorale stiamo lavorando per creare un’alleanza che sia la più larga possibile per presentarci con un’offerta politica e programmi credibili, capaci di raccogliere fiducia».

In Trentino il Pd sta lavorando a un progetto territoriale con l’Upt per riconquistare la leadership della coalizione. È la via giusta?

«Nelle Regioni dove c’è una forte presenza di movimenti e partiti autonomisti il Pd deve interloquire con queste forse e, sulla base di una convergenza programmatica, realizzare alleanze. Quindi io credo sia nelle cose. D’altra parte in Trentino Alto Adige il nostro partito si è sempre caratterizzato come una forza autonomista, in un rapporto di alleanze con movimenti e partiti locali».