Carlo Fait è il nuovo segretario del Pd di Rovereto: opposizione alla coalizione di Valduga, maggiore difesa e vicinanza ai consiglieri comunali e apertura alla città le sue parole d'ordine. Ieri gli iscritti al Pd roveretano, chiamati ad eleggere il segretario, si sono trovati davanti la candidatura unitaria di Carlo Fait, condivisa assieme agli altri due papabili segretari, Nicola Simoncelli e Fabrizio Sannicolò, con i quali ora costituirà un "triumvirato" (i due saranno suoi vice).M. Stinghen, "Trentino", 5 novembre 2017
Il nuovo segretario ha ottenuto una larghissima maggioranza: 39 voti favorevoli e 3 schede bianche. Al congresso erano presenti una cinquantina di persone, tra cui il deputato Michele Nicoletti. Fait, nel suo discorso, ha ringraziato i suoi predecessori (Lorandi, Pallanch ed il traghettatore Angeli) e le difficoltà del partito, soprattutto dopo la sconfitta del 2015, ampia solo perché su Valduga "con un patto non scritto, al ballottaggio sui Civici sono confluiti i voti della Lega e degli altri partiti di destra". Lo stesso Pd è stato scosso da allora da frizioni e conflitti interni, che Fait vuole superare fin da subito: ha proposto così un assetto a tre, con un segretario e due vice, e un direttivo aperto.
Altro scoglio da mettere alle spalle è la disconnessione che si è creata più volte tra circolo e consiglieri comunali: «Inizieremo da quanto fatto per la città nella scorsa consigliatura e dai nostri consiglieri comunali la capogruppo Luisa in primis che ha dovuto fronteggiare alcune spiacevoli situazioni senza la copertura politica di un circolo forte e saldo alle spalle», ha detto Fait, riconoscendo così l'isolamento in cui più volte si è trovata la consigliera Filippi. Il vice Simoncelli, consigliere comunale, farà da collegamento tra il circolo e il gruppo. Tra lei e l'ex segretario Pallanch non erano mancate le polemiche a distanza e le divisioni sulla linea da adottare.
Anche su come porsi davanti al sindaco Valduga, tanto più adesso che sembra prossimo l'ingresso dei civici nel centro sinistra autonomista. «Noi saremo all'opposizione perché questo è il ruolo che ci è stato assegnato dai cittadini e dalle cittadine alle ultime votazioni, nessun salto della quaglia, confronto sì ma nel rispetto massimo delle persone e dei ruoli assegnateci, noi continueremo il nostro lavoro, presentando iniziative e proponendo contributi innovativi», ha ribadito Fait. Il nuovo segretario ha ribadito che la ricostruzione partirà dagli alleati storici, Upt e Patt. Ha poi affrontato i temi nazionali, con la risalita delle destre, e invitato ad un sostegno più convinto su temi "di sinistra", come lo ius soli e il lavoro a favore di una società accogliente dove le diversità non siano motivo di divisione ma di incontro. «Ho trovato un clima sereno, di fiducia e ottimismo: ora parte la ricostruzione».
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ROVERETO. Il Pd roveretano ha eletto il suo nuovo segretario, Carlo Fait. Un nome 'unitario', si dice in questi casi, su cui tutti hanno voluto convergere superando le divisioni che dalla sconfitta alle elezioni comunali del 2015 sembravano insanabili.
Segretario, come sta il Partito democratico della seconda città del Trentino?
Arriviamo da un percorso travagliato, inutile negarlo. Dopo la sconfitta alle ultime comunali del 2015 ci sono state le dimissioni del segretario Lorandi, quelle di Pallanch, poi il Angeli che ha traghettato il partito fino al congresso.
Sembra un percorso a ostacoli.
Sì, e questo ha portato alla distruzione di tanto di quello che eravamo riusciti a costruire negli anni scorsi. Ora è il tempo della ripartenza, meglio ancora: della ricostruzione. Dobbiamo riorganizzarci, creare un tessuto, ripristinare contatti, incontrare la città, tessere relazioni.
Tessere e ritessere relazioni era lo slogan di Valduga.
Sì, ma non ha certo il copyright sul vocabolario. Anche ieri durante il congresso si è riso su questo. C'era chi non voleva fosse detto 'tessere relazioni', ma dalla platea si è proprio detto che il vocabolario è di tutti.
Ironia e leggerezza erano assenti da tempo nelle riunioni del Pd roveretano.
E' vero, e questo è un bel segnale. C'è ottimismo, un sentimento che era venuto a mancare. Ma in questi ultimi anni le sconfitte hanno potuto decantare, c'è stata una maturazione dell'intero partito.
Si riferisce alle due sconfitte inflitte da Valduga padre e da Valduga figlio, che in momenti diversi hanno mandato il Pd all'opposizione?
Sì, ma non sono all'ordine del giorno, questo congresso non si creda abbia voluto tornare a occuparsi delle colpe e delle responsabilità. Si guarda avanti: con gli altri candidati alla carica di segretario ci siamo incontrati più volte, non c'è mai stata volontà di contrapposizione.
La scelta 'unitaria' è dunque autentica? E' stato scelto lei per comune accordo tra tutte le componenti del partito?
Sì, perché con Simoncelli e Sannicolò ci siamo confrontati a lungo negli ultimi mesi e l'obiettivo non era quello che vincesse uno sull'altro ma quello di trovare l'unità per ripartire e per tornare a guardare alla città.
Che contributo potrà dare a Rovereto il Pd a guida Fait?
Il contributo è già scritto nel programma di governo su cui abbiamo chiesto alla città il voto, quel 10x10 che avrebbe voluto che Miorandi potesse continuare a fare il sindaco. Con quel programma siamo all'opposizione anche se molte sue parti sono portate avanti dall'amministrazione Valduga.
Con qualche differenza, immagino, altrimenti uno varrebbe l'altro.
Le differenza sono ovviamente molte, perché la nostra proposta per la città non era pura amministrazione ma visione, immaginario, prospettiva. Perché la politica è importante, ha un'anima che la fredda amministrazione messa in atto dalle aggregazioni civiche non potrà mai avere.
Sta forse criticando il movimento dei Civici di cui Valduga è uno dei leader?
Non voglio sminuire la portata dei civici ma la differenza c'è. Noi vorremo aggregare attorno a noi una coalizione che condivide idee e valori. Non ci bastano i cartelli elettorali che portano voti e non portano idee: il consenso è una scatola vuota, tocca alla politica riempirlo di valore.
Valduga sta per entrare a livello provinciale all'interno della coalizione di centrosinistra autonomista. L'anomalia roveretana è evidente. C'è anche una contraddizione?
No, perché noi abbiamo un ruolo, quello di stare all'opposizione. Ma non è un'opposizione personale nei confronti di Valduga, siamo all'opposizione perché eravamo alternativi alla sua compagine, e per coerenza continuiamo ad esserlo.
Ma se a Trento i civici entrassero ufficialmente in una coalizione allargata di controsinistra, cosa cambierebbe a Rovereto?
Sicuramente sarà più difficile per Valduga rapportarsi con noi, perché a quel punto sarebbe chiaro che non siamo noi che ci avviciniamo a lui ma lui a noi.
Ha spiegato al segretario Gilmozzi chi sono i civici di Valduga?
Ho sottolineato che alle ultime elezioni hanno vinto grazie ai voti della destra. Questo è un dato politico di cui tenere conto. Poi nemmeno si capisce se Valduga è uno dei tanti sindaci civici o se rappresenta l'intero movimento. Credo che il movimento dei civici sia un'entità che oggi c'è e domani chissà...
Il Pd invece?
E' un partito, ha un'organizzazione, degli iscritti, un progetto per il futuro. E soprattutto una base valoriale su cui fondare la sua politica, oltre la fredda amministrazione.
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