Nel ringraziare il direttore Giovanetti per l'attenzione dimostrata al percorso partecipativo in atto sul futuro del compendio ex S. Chiara e in particolare degli spazi occupati in passato dalla facoltà di Lettere, colgo l'occasione per fare il punto su quanto emerso in questi mesi.
Andrea Robol, 1 novembre 2017
Il cammino è partito a dicembre dello scorso anno con la pubblicazione di un avviso pubblico rivolto ai cittadini e in particolare ai soggetti culturali, diretti portatori di interessi collegati alla riqualificazione del comparto, interessati a contribuire ad una riflessione collettiva per definire la visione e la finalità di un frammento urbanistico significativo del tessuto cittadino. Ciò era richiesto dalla normativa legata al fondo strategico provinciale ma ritenuto dal Comune un passaggio importante di coinvolgimento della collettività. Mi permetto una doverosa precisazione prima di entrare nel merito dell'argomento.
Una precisazione su quanto indicato dal Direttore sulla partecipazione del Comune alla procedura di selezione per il programma straordinario di riqualificazione urbana: lo stanziamento dei fondi statali, pari a 18 milioni di euro, va a favore dell'intero comparto, che non comprende solo l'edificio da adibire a sede degli uffici comunali, ma anche il parco e la chiesetta del Redentore.
Opere in parte già finanziate, con la conseguente non indifferente possibilità per l'Amministrazione comunale di liberare 12 milioni di euro da destinare ad altri interventi.
Tornando al tema, il concorso di idee ha raccolto l'adesione e l'interesse di molti soggetti che hanno espresso condivisione e formulato proposte coerenti con la connotazione culturale e creativa degli spazi, in grado di favorire il confronto e l'interazione fra più realtà.
Avremmo potuto fermarci qui e procedere autonomamente alla progettazione del futuro dell'area. Ma questo comparto così articolato e variegato, richiede, a mio parere, uno sforzo in più.
Abbiamo così deciso di aprire una seconda fase di partecipazione, a cui hanno aderito una quarantina di portatori di interesse e che si è concretizzata in tre incontri pubblici e in un workshop sulle buone pratiche italiane.
Eravamo consapevoli di aprire un percorso non tradizionale e assolutamente originale, attraverso il quale sperimentare nuove forme di coinvolgimento capaci di generare nuove consapevolezze e di far crescere un'idea condivisa di sviluppo della città.
Siamo partiti dalla Giunta comunale e dalla Commissione cultura con due premesse che hanno guidato questo percorso: da una parte la vocazione culturale dell'intera area che circonda il compendio ex S. Chiara con l'esistenza di progetti già avviati e indipendenti per competenza, finanziamento e iter burocratico, come la ristrutturazione della ex mensa universitaria, la riqualificazione del parco e la realizzazione dell'edificio destinato ad accogliere la nuova sede degli uffici tecnici comunali, dall'altra la necessità di interagire con i soggetti che già operano sull'area e che sono riferimenti fondamentali nel panorama culturale cittadino, in prima fila il Centro servizi culturali S. Chiara, ma anche il Trento Filmfestival, il Conservatorio e la Fondazione Bruno Kessler.
Premesse ineludibili che non hanno bloccato bensì guidato il percorso partecipativo, grazie al quale abbiamo potuto toccare, e far toccare con mano a chi con noi l'ha condiviso, la consapevolezza che la partita deve essere complessiva e che l'obiettivo finale deve mirare ad una cittadella culturale capace di coordinarsi con le funzioni già esistenti, valorizzandole, e diventando contemporaneamente fucina di nuovi progetti imprenditoriali.
In questi mesi, forse troppo silenziosi per alcuni, o, per meglio dire, volutamente non roboanti, sono state così definite le funzioni per i vari piani dell'edificio, da attrezzare il più possibile con soluzioni flessibili e modulabili, da verificare in una fase di prima sperimentazione: spazi espositivi, di co-working, meeting rooms, foresteria.
Proposte illustrate agli uffici tecnici comunali competenti a redarre il progetto preliminare di ristrutturazione dell'edificio, che verrà ufficialmente presentato alla Commissione consiliare per la cultura, per poi iniziare ai primi di dicembre l'iter di confronto e approvazione in seno al Consiglio comunale, in linea con i tempi indicati dal fondo strategico provinciale.
Il progetto unitario, quindi, c'è.
E proprio perché non nasce definito, ma è stato costruito grazie ad un confronto aperto, potrebbe offrire nuove ed interessanti suggestioni, rispetto alle quali abbiamo già attivato verifiche di fattibilità.
Stiamo definendo un'area che nella visione del Comune sarà sempre più strategica e preziosa per la città, consapevoli quindi che la proposta per il comparto «ex Lettere» deve dialogare con tutti gli altri progetti che insistono su quell'area.
Sarà una scommessa che parte dalle possibilità offerte dalla recente modifica alla Legge provinciale in materia di cultura e che richiede una evoluzione delle dinamiche di relazione fra i principali soggetti coinvolti, puntando su un nuovo modello misto pubblico-privato nel quale tutti concorrano al raggiungimento di finalità condivise.
Sarà una nuova cabina di regia della cultura cittadina, che avrà il compito di essere guida e sostegno ad una nuova imprenditorialità culturale sulla quale Trento intende scommettere una buona parte del suo futuro.