#TRENTO - «Centro storico, solo una parte ha problemi»

Andreatta: «Respingo le accuse di indifferenza alla questione, forse c’è la necessità di qualche idea nuova». L’orgoglio del sindaco: «Mi confronto con le altre città europee, ma guardo anche a cosa funziona qui». Almeno sulla «geografia» il sindaco Alessandro Andreatta vuole «relativizzare»: «Non c’è un centro storico che non funziona — afferma — ma una sua parte che ha dei problemi». Detto ciò, il primo cittadino non si sottrae alle sollecitazioni.
E. Ferro, "Corriere del Trentino", 2 novembre 2017

 

L’editoriale del professor Ugo Morelli sul Corriere del Trentino di martedì, a proposito del «volgare diffuso» che pare appropriarsi del centro storico, ha aperto un dibattito sugli spazi di vivibilità di quella porzione di città. Cosa ne pensa?

«Morelli citando Brodskij scrive che “l’estetica è la madre dell’etica” ed è una frase in cui mi ritrovo particolarmente. Di più, al tema ho dedicato le ultime due pagine del documento di indirizzo per il Piano regolatore generale di Trento approvato a marzo. Il tema della bellezza appartiene all’etica, perché cercare di dare un ordine al mondo significa fare una scelta di valore: estetica è ciò che consideriamo bello perché crediamo giusto che sia così. Governare un territorio significa immaginarlo come crediamo sia giusto».

Morelli, tuttavia, denuncia anche «l’indifferenza di chi governa di fronte all’abbandono».

«Chi governa è sempre chiamato a una responsabilità maggiore, lo capisco e condivido. Ma non accetto l’accusa: da quando mi alzo a quando vado a dormire penso al centro storico. Perché a Trento le cose che funzionano sono molte, dai servizi alle scuole, dai parchi alle piste ciclabili, dagli impianti sportivi alle tipologie di sostegno che possiamo mettere a disposizione per tutte le età della vita. Sul tema della vivibilità di alcune parti della città facciamo fatica e ne siamo consapevoli, per questo siamo concentrati parecchio su tale fronte».

La consapevolezza, secondo Franco Dapor, presidente dell’associazione Rinascita Torre Vanga, è invece proprio ciò che manca all’amministrazione.

«Non sono d’accordo. C’è forse la necessità di avere qualche idea nuova, di rendere praticabile e utile qualche progetto, di discutere su ciò che è cambiato per usare strumenti e fare scelte adeguate all’oggi. Per principio non voglio che alcun metro quadrato pubblico sia in mano a pochi e la maggioranza non possa soffermarvisi. Sono consapevole che in alcune parti di città questo succeda e anche che su questo dovremo lavorare di più. Dello spaccio di sostanze stupefacenti, tuttavia, si devono occupare i responsabili della sicurezza e dell’ordine pubblico».

L’architetto Roberto Ferrari sostiene che l’urbanistica, negli ultimi trent’anni, abbia abbandonato il centro storico. Cosa risponde?

«Non è così. Il sindaco Adriano Goio dal 1983 al 1990 ha lanciato il grande recupero del centro storico, un’azione portata avanti da Dellai, Pacher e il sottoscritto e non ritengo ci siano grosse modifiche da fare: il centro storico funziona urbanisticamente. Non credo sia necessario un grande ripensamento urbanistico, quanto piuttosto costruire più armonia: negli ultimi due anni abbiamo puntato molto sui beni comuni, con risultati notevoli. La scommessa è riuscire a garantire più vivibilità chiamando a raccolta tutti, a partire da chi si occupa di beni comuni, come possono essere l’associazione Rinascita Torre Vanga, la Fondazione Demarchi, la parrocchia e i cittadini di Santa Maria Maggiore».

Avete mai pensato di guardare ad altre città che abbiano risolto problematiche simili a quelli di Trento?

«Almeno sulla geografia vorrei relativizzare: non c’è un centro storico che non funziona, ma una sua parte che ha dei problemi. La nostra scelta è, in quelle zone, di creare tutte le occasioni per fare sì che lì ci sia città: da quando in Santa Maria abbiamo realizzato il nuovo arredo urbano, lì sono stati declinati tantissimi progetti di tipo culturale, sociale, ricreativo, comunitario, artistico per tutte le generazioni. Io mi confronto sempre con altre città, soprattutto europee, ma guardo anche a ciò che funziona dentro il nostro contesto, che è molto di più di quello che non va».

La preoccupa che i residenti di alcune zone si costituiscano in un «super comitato» in mancanza di altre risposte?

«Assolutamente no. Sono contento se i cittadini si uniscono per portare all’attenzione dell’amministrazione i problemi, ma anche delle possibili soluzioni ed è quanto è successo finora con le persone che fanno parte di questi comitati».