Da un lato, le paure di Giulio Bonazzi, presidente di Confindustria Trento, rispetto al ritardo dell’economia trentina e al possibile calo degli investimenti, dall’altro, le garanzie dell’assessore Alessandro Olivi. Occasione del confronto: l’assemblea privata degli industriali tenutasi ieri al Mart di Rovereto.
S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 24 ottobre 2017
«Il Trentino cresce molto meno dell’Alto Adige, se non investiamo nei settori a più alto potenziale e non tagliamo la spesa improduttiva, rischiamo di perdere terreno» - ha lamentato Bonazzi, ricordando che senza le imprese «l’Autonomia non avrebbe le risorse per mantenere le sue competenze e il livello di benessere attuale». I numeri che fanno discutere sono, del resto, innegabili: tra il 2000 e il 2015 la ricchezza pro capite del Trentino è aumentata del 15%, mentre l’Alto Adige ha superato il 30%. A ciò si aggiunga la disoccupazione. Mentre in tre anni, dopo una prima crescita, si è stabilizzata tra il 6,7% e il 6,8%, in Veneto è calata progressivamente. E altrettanto è accaduto sul piano della disoccupazione giovanile.
Da qui, il maggiore impegno richiesto alla Provincia da declinarsi su alcune direttrici fondamentali: la riduzione della pressione fiscale per le imprese, misura identificata come in assoluto la più importante (da leggersi in riferimento con la sproporzione più volte segnalata tra le aliquote Imis di Trentino e Alto Adige) , la «profonda revisione» del Progettone e dei sussidi ai lavoratori inoccupati, spesso poco incentivanti rispetto alla ripresa del lavoro, nonché la costituzione di una banca regionale per le imprese e di un unico consorzio fidi provinciale. «Un’esigenza che con la crisi del credito cooperativo trentino e con la riorganizzazione a livello nazionale è ancora più forte»- ha precisato Bonazzi.
«Stiamo facendo di tutto per non far calare gli investimenti e sicuramente non aumenteremo l’Irap che arriverà a zero per le imprese che accresceranno l’occupazione del 5%. Vogliamo, poi, fare fronte allo scarto dell’Imis tra Trento e Bolzano e – ha provato a mediare Olivi – vorrei usare il credito di imposta per le imprese che attivano programmi di formazione continua, che innovano i modelli organizzativi puntando sul welfare e che fanno investimenti ambientali di sharing economy». E quanto al gap con Bolzano, ha aggiunto: «Il problema del Trentino non è certo la sua industria, che ha un impatto sull’economia molto forte, pari al 37% del valore aggiunto, ma ci sono altre variabili sulle quali ragionare. Prima di tutto, la nostra provincia sconta una minore competitività nei settori del turismo e dell’agricoltura, poi la dimensione minore delle aziende, infine l’export con una connessione più immediata di Bolzano al mondo tedesco». Da qui, lo sprono alle imprese trentine affinché imparino ad aggregarsi e a competere di più sul piano dell’internazionalizzazione. Un pungolo che Olivi ha rivolto anche al sistema della formazione trentina: se veneti e altoatesini fanno meglio sul piano della disoccupazione giovanile è perché hanno, rispettivamente, istituti tecnici più efficienti, e formazione duale. Insomma, «bisogna rafforzare l’asse istruzione – lavoro. Magari – ha proposto Olivi – ideando una struttura unica che faccia dialogare Università, Camera di Commercio e Trentino Sviluppo. Una sorta di “centro di valutazione” che potremmo inserire anche nella finanziaria». Infine, le infrastrutture ribadendo le priorità di Loppio-Busa, attraversamento di Rovereto e messa in sicurezza della Valsugana e un ultima sfida rivolta ai sindacati. «Il Trentino – ha suggerito Olivi - potrebbe lanciare una piattaforma sindacale unica, con le segreterie generali insieme e singole sigle responsabili della contrattazione per ogni settore. Sarebbe un esempio unico in Italia».
L’Assemblea ha confermato alla vicepresidenza dell’Associazione Rocco Cristofolini, Alessandro Lunelli, Marco Podini, Ilaria Vescovi ed Enrico Zobele e ha approvato all’unanimità il bilancio consuntivo 2016 che si è chiuso con esito positivo.