Un Ulivo 2.0. Un centrosinistra che si ispiri a quella coalizione varata da Prodi a metà anni Novanta, ma adeguato ai tempi ed alle esigenze di oggi. E anche ai partner. Dunque che preveda la presenza del Patt. É la ricetta di Alessandro Andreatta, qui nelle veste di garante della coalizione cittadina piuttosto che in quella di sindaco, in vista delle prossime scadenze elettorali.
G. Tessari, "Trentino", 24 ottobre 2017
Andreatta qualche cosa da dire ce l'ha pure su chi dovrà governare la Provincia l'anno prossimo: «Il leader è il portatore di idee nuove, originali, in grado di coinvolgere i giovani. Non è ora il momento di indicarlo visto che questo progetto per il Trentino del futuro non è stato ancora tratteggiato. Per ora non ho visto risposte brillantissime alle sfide che ci attendono».
Pd e Upt hanno sancito una sorta di alleanza. Che gliene pare? «In premessa mi viene da dire una cosa: nel dibattito politico ho colto un eccessivo personalismo. Il valore è quello del progetto del centrosinistra autonomista. É il progetto che deve avere delle ragioni in sé, aldilà della persona che lo interpreta. Non può essere insomma legato ad un nome. Il personalismo non fa bene alla coalizione ed è ancora più nocivo ad un anno dal voto. Ma in generale io resto molto legato ad un'esperienza politica che c'è stata».
A cosa si riferisce? «E' stata molto importante, anche in Trentino. Mi riferisco all'Ulivo, in cui il Patt non c'era. Non lo voglio riproporre in fotocopia, ma l'Ulivo aveva messo l'accento sulla coalizione. Si parlava molto meno di partiti e più di questa pianta, antica e resistente. Quell'esempio potrebbe aiutarci in questi mesi. In questo senso la vicinanza tra Pd ed Upt può essere una buona cosa, sono state due componenti (anche se allora non si chiamavano così) proprio dell'Ulivo. Ma attenti se l'accordo fosse contro il Patt, ma non lo credo, io non ci starei».
Dunque lei pensa ad un Ulivo 2.0. adatto ai tempi, quindi con il Patt. «Sì. E non è un caso che le due forze che hanno fatto nascere l'Ulivo siano ancora qui a chiedersi che cosa si debba fare. Quell'accordo fece superare molti steccati ideologici. Il contenitore politico che verrà deve essere più inclusivo, sul piano dei contenuti, di quello attuale. Ci serve però un progetto che traini tutta la coalizione».
Quando parla di progetto a che cosa si riferisce? «Ad un'idea bella, originale. Non solo politica ma che dia una connotazione particolare al Trentino. La Commissione Europea, in un recentissimo documento, spinge perché le regioni abbiano una loro strategia. Il suggerimento che ci arriva è quello di specializzarci, in modo intelligente. C’è poi un aspetto, legato al futuro della Provincia, che mi intriga molto».
A quale sfida pensa? «Per essere concreti, una in primo luogo, quella dell'immigrazione. Tocca ogni piccolo comune. Si dovrebbe pensare ad un modo per fare un'integrazione bella e sana. Tutti dicono di volerla fare ma un'idea su come farla davvero l'abbiamo? Gliene dico un'altra».
Prego. «Tutti parlano di cambiamenti climatici. In Trentino c'è un’idea su come affrontarli e sulle possibile contromisure da prendere? Perché non ci si specializza su questo aspetto? E poi mi piacerebbe che questo territorio potesse diventare un riferimento per delle nuove professioni: non sarebbe una sfida se qui nascessero queste professionalità, inventandoci anche qualche cosa che non c'è? La politica per me è in primo luogo pensiero e per formarsi si dovrebbe innovare. In politica vince chi ha l'idea migliore. Occorrerebbe concentrarsi su questo invece che sui personalismi, sul nome del leader».
Ecco, come dovrebbe essere scelto, individuato o confermato, il leader? «Ripeto. Prima del leader bisogna capire se il progetto convince: con la gente vicina, a quel punto, si individua il progetto più giusto». Pare di capire che il presidente Rossi non abbia però voglia di stare sulla graticola un annetto... «Beh anche io quando mi ricandidai da sindaco fui al centro del dibattito. Fu posto il problema e si risolse in due mesi. Ma non voglio fare confronti con me. Un dibattito ci deve essere, è giusto: in questa fase serve fare presto ma in modo ragionevole, visto che ci sono le politiche prima delle provinciali e che i due appuntamenti vanno tenuti assieme».
Sindaco, in alcuni passaggi questo colloquio assomiglia un poco ad un manifesto programmatico da candidato presidente... «Alt. La fermo subito e ribadisco il concetto: io rimarrò al mio posto sino al 2020. Le voci sono un’altra cosa...».