«Sul territorio già si lavora insieme, anche fuori dal centrosinistra autonomista, per esempio con la Civica Trentina. Perché non si dovrebbe poterlo fare anche in Provincia?», chiede Francesco Valduga, sindaco di Rovereto e principale esponente del movimento dei civici.
C. Bert, "Trentino", 13 ottobre 2017
Una domanda che spiazza molti dei presenti, dopo più di un’ora di confronto andato in scena ieri al Muse con il senatore del Pd Giorgio Tonini - in cui Valduga aveva confermato la mano tesa verso il centrosinistra.
«Non sono un qualunquista e non sono di destra», la sua autopresentazione, «poco più che ventenne ho militato nel Partito Popolare e ho uno straordinario rispetto per i partiti». E ancora: «Le liste civiche non sono un fine ma un mezzo, nascono di fronte alla crisi dei partiti, per riavvicinare le persone alla politica e obbligare le coalizioni ad essere più coese e più rappresentative del territorio». Il sindaco ribadisce: «Il nuovo discrimine non è più tra destra e sinistra, che hanno avuto un senso ma oggi c’è un pericolo più grande che è il populismo dilagante».
E allora occorre «tenere insieme i riformisti», che per Valduga non stanno solo nell’attuale maggioranza che governa la Provincia. Ma ecco che quando cita la Civica di Rodolfo Borga, nel Pd scuotono la testa (in sala ci sono il segretario Gilmozzi e il capogruppo Manica), visto che - si parli di sanità o di migranti, di diritti civili o di detenuti - le posizioni in questi anni sono sempre state agli antipodi. Il sindaco flirta col centrosinistra ma gli rimprovera troppi personalismi e avverte: «Nel 2018 dovrà essere diversa da quella attuale». E sui civici, senza ancora sciogliere i dubbi sul loro posizionamento, dice: «Bisogna lavorare su un forte radicato e rappresentativo partito territoriale».
A Valduga Tonini risponde tenendo la porta aperta, anzi apertissima: «Non siamo contrapposti ma complementari, nessuno autosufficiente». Difende il progetto del Pd (domani saranno 10 anni dalla fondazione) senza nasconderne i limiti attuali e sul futuro spiega: «Con gli amici Upt stiamo cominciando un percorso per dare vita a una formazione politica nuova tra forze omogenee, che abbia il piede ben piantato nel territorio e la testa in una dimensione più ampia con un forte collegamento nazionale (il Pd, ndr). Non si tratta di annettere qualcuno, guardiamo ai mondi civici con sguardo attento e senza arroganza».
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TRENTO Il sindaco di Rovereto, Francesco Valduga, figura di riferimento del movimento dei civici, potrebbe pensare a un’eventuale candidatura alla presidenza della Provincia? La risposta è «forse». «Dipende dagli eventi — afferma l’oncologo, che finora ha sempre chiuso la porta all’eventualità di lasciare in anticipo il suo ruolo di primo cittadino — ma non ho la necessità di esserci». Di certo per il futuro Valduga pensa a una «coalizione nuova, con perimetri differenti»: «Perché il Trentino non finisce là dove finiscono Pd, Upt e Patt — sostiene — sul territorio chi ha votato per questi partiti già lavora con chi, ad esempio, fa riferimento alla Civica trentina: perché non dovrebbe poter succedere anche in Provincia?». Del necessario rinnovamento della coalizione di centrosinistra autonomista — in termini di «idee, assetti e persone» — è convinto anche il senatore del Pd Giorgio Tonini, per il quale rendere i dem «aperti al moltiplicarsi delle esperienze di governo fuori dai canali dei partiti» è un tema irrinunciabile.
I due si sono confrontati ieri al Muse sul ruolo che i civici potrebbero rivestire in vista delle elezioni provinciali del prossimo anno. Una parte non del tutto chiarissima, vista l’abilità di Valduga a schivare le questioni più spinose: dove si collocheranno i civici? A quale forza politica si sentono più vicini? Un eventuale impegno sarà dei singoli o con una lista? «I civici dovranno stimolare la creazione di una coalizione allargata in cui i riformisti stiano tutti assieme — sintetizza Valduga — che non sia una riedizione del centrosinistra autonomista». «Dobbiamo lavorare per la costruzione di un forte partito territoriale — aggiunge — e se non lo si può fare in un tempo rapido, deve essere il miraggio di una coalizione».
Tonini, pur concordando nella necessità di «dare vita a una formazione politica nuova, che coniughi quelle forze che si riconoscano nell’autonomia, nell’economia sociale di mercato e nella cultura di governo contro il populismo», mette in guardia: «Non ci può essere esperienza politica che non abbia anche un riferimento a un livello più alto — osserva — e nemmeno una Provincia autonoma che non abbia anche partiti fortemente autonomisti: la “testa”, tuttavia, deve essere aperta a una visione più ampia, perché i problemi non nascono e non muoiono nel territorio».
Accogliere, integrare, confluire: nessuno di questi verbi pare essere appropriato al rapporto partiti-civici. «Discutere» suggerisce Tonini. «Obbligare le forze politiche a interrogarsi su cosa abbia provocato la sconfitta di coalizioni che erano robuste» propone Valduga.