La dichiarazione di voto di Giorgio Tonini a nome del Gruppo PD al Senato sulla risoluzione relativa alla Nota d’aggiornamento al DEF.
TONINI (PD). "Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi senatori, all'inizio di questa seduta lei ci ha ricordato che tra pochi minuti dovremo esprimere due voti, il primo dei quali è di assoluto rilievo costituzionale, nonché nella collocazione internazionale ed europea dell'Italia".
Roma, 4 ottobre 2017
"Francamente io rispetto le opinioni di tutti i colleghi, ma faccio fatica a capire le ragioni per cui le principali forze di opposizione hanno annunciato il voto contrario alla risoluzione di maggioranza che propone all'Assemblea di autorizzare il Governo allo scostamento dall'obiettivo di medio termine, che è il pareggio di bilancio. Vorrei ricordare che l'equilibrio strutturale del bilancio, come è giusto dire in maniera tecnicamente precisa, è previsto non solo dai nostri impegni internazionali, ma dalla nostra Carta costituzionale, quindi è un vincolo costituzionale che abbiamo e la Costituzione stessa, all'articolo 81, afferma che questo non è un vincolo stupido che si applica in maniera ottusa in ogni circostanza, ma deve tener conto delle condizioni del ciclo economico e dei fattori straordinari ed eccezionali. Se ricorrono queste circostanze, il Parlamento può autorizzare il Governo ma, attenzione, lo può autorizzare con una maggioranza più larga di quella necessaria per la fiducia al Governo. Con ciò, in qualche modo, la nostra Costituzione chiama tutte le forze politiche ad assumersi una responsabilità su questo punto.
Naturalmente non è obbligatorio per nessuno essere d'accordo con il Governo. Si può benissimo dire che il Governo ha sbagliato a proporre in Europa questo scostamento, perché noi siamo per perseguire in maniera netta e precisa, senza deviazioni, l'obiettivo dell'equilibrio strutturale del bilancio. Io, colleghi, rispetterei in maniera piena chi adottasse questa posizione assumendosi anche la responsabilità di ciò che dice.
Faccio più fatica, collega Lezzi (una collega che stimo e con la quale lavoro quotidianamente nella Commissione bilancio), a capire le ragioni del no del Movimento 5 Stelle quando nel dispositivo della vostra risoluzione si dice: «impegna il Governo: (...) ad adottare tutte le misure necessarie per accelerare il tasso di crescita dell'economia», che bello, «derogando sin dalla programmazione 2018-2020 in corso alle regole di austerity imposte dal fiscal compact, nell'ottica di porre il veto (...); a sospendere l'applicazione del raggiungimento del pareggio di bilancio e quindi il rispetto dell'indebitamento entro il 3 per cento del PIL», cioè voi proponete un indebitamento sopra il 3 per cento del PIL e dite di no allo scostamento che rinvia di un anno l'obiettivo? (Applausi dal Gruppo PD).
Senatrice, ma è come se qualcuno dicesse che il Governo propone di andare a Milano e voi, invece, voleste andare in Svizzera, anzi, a Capo Nord e poi prendete il treno per Napoli. Non si può fare così. Questo non vuol dire fare buona politica, ma cattiva propaganda. (Applausi dal Gruppo PD).
Il Paese non cresce così. Noi andiamo verso un confronto elettorale che sarà duro e aspro. È giusto che sia duro e aspro, ma deve essere anche corretto e lo è se ci diciamo le cose in modo corretto, se stiamo ai dati, se non ci attribuiamo cose false, se non diciamo una cosa ad una certa ora e il contrario un'ora dopo, se non diciamo no alla flessibilità che chiede il Governo perché ne vogliamo dieci volte tanto e poi accusiamo il Governo di fare debito facile. Ma la stessa cosa, collega Azzollini, mi consenta, vale per la risoluzione di Forza Italia. Io accetterei la critica da Forza Italia che, come succede, nella dialettica tra destra e sinistra a volte - raramente in Italia perché bisogna ritornare alla Destra storica - incarna la destra del rigore, della riduzione della spesa come diceva Quintino Sella e quant'altro. Raramente è accaduto in Italia questo ma qualche volta è accaduto. Il senatore Azzollini ci dice che dobbiamo smettere di fare debito, dobbiamo ridurlo. Poi però leggiamo la risoluzione che vorrebbe impegnare il Governo per un elenco sterminato di spese: maggiore liquidità agli enti locali (e chi può essere contrario), riduzione della pressione fiscale (e chi può essere contrario), misure atte a stimolare la crescita, i consumi e la domanda interna. E ancora: abbassamento dell'età per l'accesso al pensionamento, reinserendo il sistema delle quote e delle pensioni di anzianità (non so quanti miliardi servano per cifrare queste voci), interventi a favore delle imprese agricole, del settore del turismo, valorizzazione del patrimonio culturale, interventi di prevenzione del rischio geologico. La risoluzione prevede un programma di spese per le quali non basterebbero due bilanci dello Stato.
E allora, colleghi, si può, anzi si deve criticare il Governo quando si sta all'opposizione. Io sono stato a lungo all'opposizione per cui non lo dico per denigrarne il lavoro ma l'opposizione è pagata per denigrare il Governo, è pensata per quello. Però distinguiamo tra momento e momento.
Certo che ci sono, anche nei documenti dell'opposizione, anche in quello del Movimento 5 Stelle, anche in quello di Forza Italia e in quello della sinistra e di altri Gruppi, spunti interessanti e critici, sui quali un dialogo parlamentare e politico davanti al Paese può essere serio. Ma questa è davvero cattiva propaganda. Io non posso credere che il Movimento 5 Stelle e Forza Italia votino contro la proposta di risoluzione che chiede questo margine di flessibilità, se non - ripeto - in presenza di una mozione che dica che essi vogliono e che si impegnano a fare, nella prossima legislatura, politiche restrittive e non più politiche espansive. Se dite questo, allora siete persone serie e avete la nostra stima. (Applausi dai Gruppi PD e Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Altrimenti, cadete in quel caso di cui parlava un grande dirigente politico, Giancarlo Pajetta, che diceva ai giovani dirigenti politici del suo partito, il Partito comunista italiano (non me ne voglia il presidente Napolitano, magari dico qualche stupidaggine), che ci sono i cretini e i dirigenti politici, e che la differenza tra queste due categorie è che i dirigenti politici non credono alla loro propaganda. Poiché so che i miei colleghi non sono cretini, ma sono dirigenti politici, so per certo che noncredono alla loro propaganda e allora li invito a votare in maniera seria".
(Prolungati applausi dai Gruppi PD, AP-CpE-NCD e Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE. Molte congratulazioni).
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