«Noi abbiamo la responsabilità di andare a guidare questa provincia. Poi, può darsi che non ce la facciamo, ma dobbiamo provarci. Il centrosinistra senza il Pd non è centrosinistra». Quando ha finito di pronunciare queste parole, Alessandro Olivi ha ricevuto un applauso convinto e unito dalla sala dell’Hotel Adige che ieri ha ospitato l’assemblea programmatica del Pd.
U. Cordellini, "Trentino", 1 ottobre 2017
E c’è stata anche la chiosa della presidente Donata Borgonovo Re che ha aggiunto: «Sfida lanciata». Più di 120 delegati e amministratori del partito si sono ritrovati per discutere di cose da fare, di programma, più che di coalizioni e alleanze. Però, per prendere in prestito la metafora usata da Giorgio Tonini «fa più notizia l’albero che cade della foresta che cresce». E ieri l’albero che è caduto è stato il segnale che il Pd ha lanciato al Patt: la partita del presidente non è certo chiusa, ci siamo anche noi. Il vicepresidente è stato esplicito rispondendo a Carlo Daldoss: «Non posso accettare l’equazione che noi mandiamo parlamentari a Roma e loro guidano la coalizione a Trento, tanto più che candidature per il Parlamento ne vogliono parecchie anche loro», e qui ha strappato i sorrisi ironici della platea.
Nel corridoio Olivi poi ha spiegato: «Non è un attacco a Rossi, ma un’assunzione di responsabilità. Noi abbiamo il dovere di provarci nei confronti dei nostri elettori. Non possiamo semplicemente accomodarci sul sedile posteriore senza neanche provare a guidare. Se non lo facciamo, io posso fare anche altro». Olivi però nega che la sua sia un’autocandidatura: «No, no. Assolutamente no», dimenticando che troppe negazioni diventano un’affermazione. La presa di posizione del vicepresidente della giunta provinciale, in chiusura dell’assemblea, è stata la più esplicita. Ma non l’unica. Il segretario Italo Gilmozzi, l’assessore Luca Zeni, il senatore Giorgio Toni e, infine, il deputato Michele Nicoletti hanno sottolineato che «il Pd deve essere il faro della coalizione» sia dal punto di vista dei valori che da quello dei ruoli. Si tratta ora di vedere come su quale terreno provarci, ovvero come cercare di cambiare cavallo e far correre un candidato presidente del Pd. Su questo Gilmozzi è aperto: «Le primarie sono uno strumento, ma non l’unico. Non possono essere l’unico obiettivo. Come scegliere il candidato presidente lo decideremo insieme a tutta la coalizione».
Sul come scegliere il candidato, però, pesa molto il non detto. L’accordo con l’Upt, infatti, potrebbe essere l’asso nella manica del Pd per riuscire a strappare la presidenza. Sia Tonini che Zeni lo hanno detto esplicitamente. Il senatore ha fatto appello al passato: «In Trentino, dobbiamo rilanciare il centrosinistra anche per rilanciare intelligenze e passioni. Per questo ci siamo messi insieme agli amici dell’Upt con cui abbiamo fatto una strada lunga. Se facciamo passi in avanti, il baricentro della coalizione può cambiare». Zeni, che era intervenuto prima, aveva sottolineato proprio il carattere programmatico dell’accordo con il partito di Mellarini: «Il Pd deve essere il punto di riferimento per i propri valori e con l’Upt non ci deve essere un’alleanza tattica, ma sulle proposte».
Zeni, a questo punto, ha fatto i complimenti a Olivi per l’assegno unico lanciato in questa legislatura e il vicepresidente ha sorriso: «Questa è la vera notizia, Luca che mi fa i complimenti», segno che l’appuntamento di ieri è servito anche per far ritrovare una certa unità a un partito che, di solito, si fa più notare per la discordia e i litigi interni. Tra gli interventi di chiusura anche quello di Nicoletti che ha ricordato come i numeri stessi impongano al Pd di provarci, di tentare di conquistare la guida della coalizione. Sia Nicoletti che Tonini hanno anche allargato lo sguardo al l’attacco all’Autonomia.