Via libera definitivo stamani dalla Giunta ai criteri di attuazione dell'assegno unico provinciale, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2018 interessando, secondo le stime, circa 40.000 nuclei familiari e circa 180.000 persone fisiche beneficiarie.
Ufficio Stampa Provincia, 29 settembre 2017
Rispetto al progetto iniziale sono state confermate tutte le misure che compongono il nuovo strumento con l’apporto di ulteriori modifiche migliorative, anche a seguito del parere espresso dalla quarta Commissione consiliare, che ne accentuano l'efficacia e l'inclusività, prevedendo in particolare ulteriori aiuti alle famiglie con figli minori per l'accesso ai servizi della prima infanzia, una riduzione degli oneri per le famiglie con lavoro precario qualora venga meno una fonte di reddito e un rafforzamento del contributo provinciale a partire dal secondo figlio. "Con oggi si parte - sottolinea con soddisfazione il vicepresidente Alessandro Olivi - . Al termine di un confronto ampio e plurale, nel corso del quale sono stati raccolti contributi importanti, siamo arrivati all'approvazione finale dei criteri di attuazione di questa vera e propria 'rivoluzione' nel nostro welfare. L'assegno unico è una misura nuova perché tiene dentro allo stesso contenitore tre grandi obiettivi: il contrasto alla povertà, il sostegno alle famiglie e alla natalità, ed il sostegno all'invalidità. Da un lato quindi il contrasto all'indigenza in tutte le sue forme, aiutando anche chi si aiuta da sé e sta passando ad una situazione di estremo bisogno ad una di bisogno minore, ed è questo il senso dell'innalzamento dell'Icef a 0,16; dall'altro il sostegno alla famiglia, anche a prescindere dalla sua situazione economica, perché crediamo che sia importante promuovere il welfare familiare e la natalità in un Paese ancora deficitario sotto questo profilo. Attenzione: anche se gli indicatori ci dicono che stiamo uscendo dalla crisi, i bisogni sociali a cui cerchiamo di dare risposta non svaniscono immediatamente. Ne siamo consapevoli ed è per questo che ci assumiamo un impegno importate sul piano economico: si parte da uno stanziamento di oltre 75 milioni di euro ma con una riserva di risorse che potrebbero essere impiegate per soddisfare anche una domanda superiore alle stime, garantendo adeguata copertura a tutti coloro che ne avranno diritto. In ogni modo, rispetto alla somma degli stanziamenti preesistenti, sui diversi strumenti ora ricondotti all'assegno unico,, abbiamo stanziato circa 18 milioni in più: 4 milioni in più per il contrasto alla povertà, 11 milioni in più per le famiglie con figli e 3 milioni in più per gli invalidi civili".
Le domande potranno essere presentate dal 10 di ottobre.
Quattro gli obiettivi su cui la Giunta ha "tarato" questo strumento che rappresenta un unicum in Italia e conferma come tale il ruolo di apripista che l'Autonomia trentina può assumere anche nei confronti del resto del Paese: universalità, perché l'assegno unico non è categoriale, ma interessa tutti coloro che manifestano particolari situazioni di bisogno, equità, per incidere anche sulle nuove forme di disuguaglianza, generate in particolare dalla precarietà della condizione lavorativa, efficacia, perché la misura incoraggia le persone a migliorare la loro posizione, ed infine semplificazione, a vantaggio sia dei cittadini sia dell'amministrazione, chiamata a a valutare le diverse situazioni e ad erogare le prestazioni previste. Che non si tratti di una misura meramente assistenziale lo si evince pienamente dai contenuti del patto di servizio che i beneficiari sono chiamati a sottoscrivere, che prevede non solo percorsi per il reinserimento lavorativo a beneficio di coloro che avessero perso l'impiego ma anche percorsi mirati di cittadinanza attiva, conformemente al profilo e ai bisogni degli interessati (con particolare riferimento alle categorie più esposte come giovani, donne che hanno perso l'impiego magari in seguito ad una maternità, stranieri e così via).
L'universalità e l'equità, i principali pilastri della riforma, vengono garantiti da una scelta fondamentale, l'individuazione di un indicatore unico, omogeneo e trasparente, quello dell'Icef, ma prevedendo soglie diverse a seconda dell'obiettivo: 0,16 per il sostegno al reddito, 0,30 per il sostegno garantito alle famiglie con figli, 0,40 per le misure riguardanti gli asili nido. Prima per alcune categorie contava l'Icef, per altre il reddito, per altre ancora il numero dei componenti della famiglia.
"Avere adottato un unico indicatore di ingresso - sottolinea ancora il vicepresidente Olivi - significa avere individuato nell'equità sociale la nostra 'stella polare', la nostra guida principale. Le novità che abbiamo introdotto in questa fase finale ne sono un'ulteriore conferma. A partire da quelle per le famiglie con figli piccoli per l'accesso ai servizi della prima infanzia. Oggi l'accesso al nido per il primo figlio non può costare più 250 euro per coloro che percepiscono redditi alti e 40 euro per i redditi bassi. La novità ora è che dal secondo bambino, indipendente dall'Icef, la soglia massima di spesa scende a 150 euro. Abbiamo inoltre tenuto conto del precariato, problema che non si risolverà immediatamente anche a fronte di una crescita del Pil, e nonostante le ultime rilevazioni parlino di un aumento dei contratti di lavoro a tempo indeterminato: in una famiglia con figli, all'eventuale venir meno del reddito familiare, in tutto o in parte, prevediamo che qualsiasi sia il costo sostenuto per l'asilo nido esso venga ridotto del 50%. Infine, abbiamo previsto un rafforzamento del contributo provinciale per chi ha bambini, a partire dal secondo figlio, ricalibrando la scala di equivalenza. Verrà garantito quindi un aumento del contributo, a parità di Icef, proporzionale all'aumento dei figli".