«L’Upt tergiversava. Gli allora ex Ds, invece, guardavano al partito come una ventata di novità. Intanto il Partito democratico della prima ora aveva dei movimenti interni che già durante la fase di fondazione parlavano di territorialità». Alessandro Betta ricorda quel tempo passato, in cui si cominciava a parlare di Pd a Roma e subito dopo anche in Trentino.
A. Rossi Tonon, "Corriere del Trentino", 10 settembre 2017
Proprio su quest’asse, secondo il sindaco di Arco, il partito dovrebbe ricostruire se stesso in vista delle elezioni provinciali del 2018 senza corteggiare nessuno ma lasciando invece che siano gli altri a bussare alla sua porta: «Il Pd deve guardare al mondo civico, con la consapevolezza però che grazie al forte riferimento nazionale può essere il riferimento per tutti: civici, ma anche Patt e Upt».
Sindaco, la politica trentina è in movimento e proprio a partire dai suoi colleghi primi cittadini. Cosa pensa del progetto dei civici?
«È un’esperienza che vivo da vicino. Della coalizione che mi ha sostenuto fa parte anche un gruppo di civiche ben radicato che si è unito in un’unica lista. Quello dei civici è un documento interessante, che può avvicinare la gente alla politica e questo è fondamentale per assicurarsi che a essere elette siano le figure migliori, ma devono trovare la loro collocazione. Nuovi volti servono, ma ciò non significa che ciò che è stato fatto in passato va gettato».
Una novità importante per il centrosinistra potrebbe essere rappresentato dal percorso territoriale intrapreso dal Pd.
«Sono un suo sostenitore della prima ora. Il Pd deve guardare al mondo civico, con la consapevolezza però che grazie al forte collegamento nazionale può essere il riferimento per tutti: civici, ma anche Patt e Upt».
Di cosa crede abbia bisogno oggi la coalizione di governo?
«È un periodo non semplice, soprattutto dal punto di vista amministrativo. La coalizione deve proseguire il cammino che ha intrapreso ma con ulteriore determinazione e chiarezza, tanto più oggi che i tempi sono cambiati e le risorse sono in calo. Non dobbiamo avere paura di dire ciò che pensiamo».
Come si sono sviluppati negli ultimi anni i rapporti tra il Comune di Arco e Piazza Dante?
«Tutto va messo in relazione con i tempi che, ripeto, sono complicati. Complessivamente direi che i rapporti sono più che discreti ma poi dipende dai fronti. Su quello sanitario, ad esempio, abbiamo pagato moltissimo».
Intende per la chiusura del punto nascita?
«Sì, che credo avesse un senso legato anche alla procreazione assistita. Adesso resta aperto il fronte dell’Eremo, che rappresenta un’eccellenza per il nostro territorio, in grado di dare risposte dal punto di vista riabilitativo ma anche sanitario».
Ci sono altre partite in ballo?
«Quella dell’urbanistica, per cui ci attendiamo di essere capiti e assistiti, per quanto in Provincia ci sia sempre stata la disponibilità alla discussione. Serve, in generale, mantenere alto il dialogo».
Quali sono invece i fronti su cui crede che la sua squadra di governo abbia lavorato meglio?
«L’impegno, anche da parte dei collaboratori comunali che magari restano in ombra, è stato davvero grande. L’intervento più significativo ha riguardato il comparto scolastico. Abbiamo finanziato lavori sulla scuola di Bolognano per un milione di euro, a dicembre sarà consegnata la palestra di via Nas e nei prossimi giorni presenteremo in consiglio comunale il progetto per le scuole medie. Ma abbiamo pensato anche alla rete dell’acquedotto, potenziata con due milioni di euro».
E sul fronte culturale, collegato a quello turistico?
«È un tema che ha unito la comunità. Abbiamo acquisito e preso in prestito delle opere del nostro Segantini per la galleria civica, impegnandoci però anche alla valorizzazione del castello di Arco. Allo stesso tempo stiamo lavorando sui centri storici, partendo dalle pavimentazioni, e alle manifestazioni ormai storiche, cercando di aggiungerne di nuove come Arco in Vintage e ArcoZen».
Su cosa vi concentrerete da qui alla fine della consiliatura?
«Sicuramente sulle ciclabili, come sulla viabilità. Vedremo primi risultati concreti con il piano urbano della mobilità. Servirà poi un colpo di reni sull’urbanistica: abbiamo fatto un lavoro enorme ma dobbiamo arrivare a concretizzare partendo dal centro storico, seguendo l’idea bellissima dell’urbanistica vista con la perequazione. Dobbiamo arrivare al risultato il prima possibile. Resta poi il vallotomo del Brione, che considero un intervento fondamentale. Un obbligo metterlo in sicurezza. Più in generale spero di riuscire a contribuire a rendere la politica meno litigiosa».