Pur con accenti diversi, sia il segretario del partito, Italo Gilmozzi, che Elisabetta Bozzarelli e Tommaso Iori, esponenti della minoranza interna, biasimano l’uscita pubblica di Donata Borgonovo Re. La presidente dell’assemblea — in quello che è sembrato più uno sfogo che una vera dichiarazione di addio — si è detta intenzionata a non ricandidarsi. Motivo, il fatto che il partito l’avrebbe lasciata sola in occasione della sua «espulsione» dalla giunta, avvenuta nel 2015.S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 6 settembre 2017
«Sarebbe stata una cosa giusta — rimarca Gilmozzi — parlarne nelle sedi opportune. Ovvero l’assemblea, che era in programma proprio il lunedì sera scorso, o il coordinamento del partito. Mi rammarico quindi leggendo le dichiarazioni sulla stampa. Detto questo, non lasceremo cadere l’intervento, ne parleremo nei nostri organismi». Gilmozzi rinnova la stima alla consigliera e presidente. «Tutto il partito la stima. Chiaro che ci sono stati passaggi precedenti in cui è stata penalizzata. Personalmente, da segretario la prima cosa che ho fatto è stata proporla come presidente».
Sempre Gilmozzi risponde alla sollecitazione di Borgonovo Re sulla ricerca. Criticando i tagli lineari rivendicati da Ugo Rossi, la consigliera ha detto di volerne parlare con l’assessora competente, la dem Sara Ferrari. «Dal partito non c’è alcuna convocazione per l’assessora, che è sostenuta da tutto il Pd ed è attenta alla ricerca, considerata prioritaria. In assemblea ha presentato il lavoro tematico della commissione interna sull’argomento e l’intervento è stato apprezzato».
Anche la minoranza dem critica le modalità «dell’addio» di Borgonovo Re. «Il Pd — dicono Bozzarelli e Iori — è una casa, per noi. Una casa nella quale investiamo quotidianamente e gratuitamente tempo, pazienza, risorse personali per un bene comune. Purtroppo non tutti gli inquilini condividono questi valori. C’è chi pensa che qualcuno sia più uguale degli altri. Ci fa male l’uscita sui giornali di Donata Borgonovo Re. Ci fa male perché lei è la presidente dell’assemblea del partito e lunedì sera, mentre nelle redazioni si scrivevano gli articoli su questa vera e propria “bordata” contro il partito, noi eravamo in assemblea a discutere di contenuti e di programmi. E lei non c’era, probabilmente consapevole dell’assoluta contraddittorietà del suo atteggiamento».
Per Bozzarelli e Iori si assiste «per l’ennesima volta alla messa in piazza di questioni — voti personali, preferenze da far pesare, ruoli e incarichi da rivendicare — che nulla hanno a che vedere con quella responsabilità e quella volontà comune che fanno di una casa un luogo dove è bello vivere». «Se chi se ne va — aggiungono — lo fa sbattendo la porta, giusto per fare rumore, dietro di sé lascia una porta chiusa in una casa che invece si vuole aperta, attrattiva ed inclusiva».
I due esponenti della minoranza invocano una svolta. «È arrivato il momento — concludono — di fare un passo avanti, per un partito che troppo spesso per egoismi, individualismi e ambizioni personali cammina col passo del gambero. Vanno messe da parte rivendicazioni per sé o per gli altri che indeboliscono il partito. È necessario cominciare a usare il “noi” e lasciare da parte i troppi “io” che lo rendono lo specchio deforme di quella società individualistica e rancorosa che vorrebbe migliorare».
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Il lungo sfogo della propria presidente Donata Borgonovo Re ha avuto l’effetto di uno schiaffo in pieno viso per il Pd. Ma dopo ore di riflessione, più di una telefonata convulsa, il partito incassa e fa sapere, tramite il proprio segretario Italo Gilmozzi: «Donata è una risorsa, sono stata io a proporla alla presidenza. C’è un progetto, rimanga» fa sapere, tradendo tuttavia una notevole dose di scoramento nel tono di voce. C’è da dire infatti che il segretario, balzato sulla sedia per il tenore delle parole della Borgonovo, ieri ha provato a cercarla direttamente al telefono. L’interessata però ha cortesemente rifiutato il chiarimento, confermando ieri l’indisposizione che l’aveva costretta (la sera precedente) a non prendere parte all’assemblea del partito in calendario dopo cena. Lo stesso organo del partito ieri ha provato a fare sintesi sui temi portati alle cronache dalla propria presidente: l’assemblea ha cercato, senza riuscirci, di produrre un documento finale. Uno scritto rimasto nelle intenzioni, a conferma delle difficoltà del Pd di produrre un’estrema sintesi tra posizioni diverse.
Non si è fatta questo genere di problemi Sara Ferrari: «Il Pd non può perdere Donata Borgonovo Re, è un pezzo della ricchezza di questo partito».L'assessora avverte: «Questo suicidio collettivo è irresponsabile. Abbiamo sempre detto che il Pd è un luogo plurale, un partito che ospita pensieri, esperienze, interessi diversi, e lo sforzo è ricondurli ad unità. Una persona con la storia e il pensiero di Donata fa parte di questa ricchezza». Ferrari torna anche sull'estromissione di Borgonovo Re dalla giunta, decisa dal governatore Ugo Rossi e accettata dal Pd: «E' stato uno dei passaggi peggiori della storia del Pd, è stato inaccettabile che il partito lo abbia consentito. Ma questo è il passato. Borgonovo Re non si è dimessa, e adesso non può andare via, c'è bisogno di lei adesso e per il 2018. Il Pd non l'ha messa da parte, l'ha eletta presidente». L'assessora incalza però anche la consigliera: «Cos'è accaduto che l'ha portata a dichiarare quello che ha detto? Cosa ha sentito mancare? Lo espliciti meglio. Se c'è bisogno di chiarire la linea politica del Pd, se ritiene che si debba correggere il tiro, bene. Prenda lei l'iniziativa, perché è una dirigente di questo partito». E proprio sulla linea politica e le prossime mosse da mettere in campo, l'assessora non ha dubbi: «Anche nell'assemblea di lunedì sera abbiamo ribadito che il Pd non ha alcun dubbio su questo progetto di coalizione, i dubbi semmai li ha qualcun altro (leggi Rossi, ndr). Ora però abbiamo bisogno di discutere di cosa proponiamo per i prossimi anni su scuola, sanità, ambiente, cultura, trasporti. Abbiamo cominciato a farlo con il lavoro delle nostre commissioni, invito Donata a farne parte. Il resto rischia di avvitarci sui destini personali». Borgonovo Re era però stata molto chiara: «Avevo detto che se il Pd avesse investito su di me, se il partito avesse pensato che potevo essere utile, allora si poteva ragionare. Ma il partito non mi è stato accanto quando serviva». Ci saranno tempo e modo per rimediare?(g.t.)
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