Nel Pd quelle parole hanno avuto l’effetto di una scossa elettrica. La più netta è Elisabetta Bozzarelli che reclama, nientemeno, la fine del rapporto col Patt. Prima di un coordinamento provinciale del Pd convocato ieri in fretta e furia, la consigliera comunale ha affidato a Twitter il proprio sconcerto per le esternazioni bondonere del presidente Ugo Rossi, quelle che ipotizzano mani libere degli autonomisti sulle alleanze in vista delle elezioni politiche di primavera.G. Tessari, "Trentino", 3 settembre 2017
«Quando non si condivide lo stesso campo valoriale non si può camminare assieme. Patt, si gira pagina, si ricomincia» tuonava l'ex coordinatrice cittadina. Di sicuro l'uscita della Brigolina targata due stelle alpine ha dato un’accelerata a tutto il mondo politico: ieri, per dire, il coordinamento del partito non si sarebbe nemmeno dovuto fare. Era stato rinviato per via di alcune assenze ma è stato riconvocato a tamburo battente proprio per il precipitare della situazione.
Del resto anche Rossi ci aveva messo del suo per non fare dormire sereno l’alleato: «Niente è scontato. Come in passato dovremo costruire l'alleanza sulle questioni concrete, dopo le elezioni. Del resto l'ultima volta avevamo fatto un patto perché con la legge elettorale maggioritaria i nostri voti potevano essere determinanti e avevamo un accordo con un possibile vincitore. Con la legge proporzionale non vince nessuno si fa tutto dopo» aveva scandito per bene le parole il governatore tra le perline in legno della Brigolina.
Il senatore Giorgio Tonini è uomo del dialogo dentro il Pd ma, ammette, in Bondone si è detto forse troppo e, di sicuro, non tutto a proposito: «Il centrosinistra autonomista sarebbe molto più forte se si presentasse già alle politiche, e poi alle provinciali, con un forte accordo. Il consenso lo si costruisce anche dando agli elettori la sensazione di una squadra coesa, che lavora su temi condivisi. Non mi pare questo il modo migliore per andare in battaglia: quando, nel recente passato, lo abbiamo fatto siamo riusciti a vincere sia al Senato che alla Camera e, poi, in Provincia. Io userei lo stesso approccio».
Ma a Tonini suscita ancora più perplessità la seconda parte del ragionamento del governatore Rossi: «Sì. Ha detto che non si possono fare accordi nazionali per le politiche perché la legge elettorale è cambiata. Ci potrebbero essere duemila ragioni per non fare l’accordo ma la legge elettorale non c’entra proprio niente. Semmai ci dice proprio il contrario: che è ancor più necessario un accordo politico rispetto all’altra volta. Perchè questa volta tutti gli eletti usciranno dai collegi uninominali, a meno che non dica che si deve cambiare la legge elettorale come volevano Fraccaro e Biancofiore. Ma con questa situazione chi si candida alla Camera avrà sulla scheda il proprio nome con a fianco i simboli delle liste nazionali con cui è collegato». Chiude Tonini: «Se, facciamo un nome. Franco Panizza si presenta alla Camera accanto al simbolo della Svp avrà anche quello del Pd... Come potrebbe poi dire non è un patto politico, scegliendo di andare col centrodestra...?».
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