La nomina sarà formalizzata con la ripresa dei lavori d’Aula. «Già nelle prime sedute, in ottobre», rimarca Mattia Civico. Il garante dei detenuti, spiega il consigliere provinciale del Pd, sarà la congiunzione oggi mancante tra Provincia, Stato e amministrazione della casa circondariale di Spini di Gardolo. Ancora: la figura giusta che potrà riunire le anime che nel 2008 diedero vita all’accordo sul nuovo carcere.
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 31 agosto 2017
Sul mancato rispetto della capacità detentiva definita in origine, anche il governatore Ugo Rossi attende risposte: «Ho chiesto un incontro con il ministro Andrea Orlando — spiega — Per me l’accordo è ancora valido: i numeri sono superiori a quanto stabilito».
La dicotomia, tra le premesse originarie e l’aumento successivo della capacità detentiva, da tempo preoccupa il direttore del carcere di Spini, Valerio Pappalardo (Corriere del Trentino di ieri). La capienza iniziale, 240 persone, negli anni è stata aggiornata unilateralmente dal ministero della giustizia, arrivando a 320 ospiti attuali. Un problema che Piazza Dante sta cercando di risolvere: «Ci rendiamo conto che la situazione carceraria in Italia è complessa, ma i numeri dell’accordo sono e devono restare quelli stabiliti, altrimenti mettiamo a rischio le attività di formazione previste». Per ora il dicastero ha evaso le aspettative della Provincia. «Attendiamo perché non abbiamo avuto risposte convincenti».
«Con la nomina del garante, nelle primissime sedute dell’autunno, finalmente avremo tutti gli elementi per ricostituire il tavolo tra Stato e Provincia e analizzare la situazione», fa eco Civico. Sia chiaro: non è questione di sovraffollamento. «A Spini i metri quadrati a disposizione sono negli standard ma siamo comunque davanti a un oggettivo sovrannumero rispetto all’accordo del 2008» ribadisce.
C’è un ulteriore aspetto che Civico sottolinea: «Ciò che dobbiamo garantire è il pieno recupero delle persone detenute, attraverso attività trattamentali efficaci». Quali i margini di manovra in un contesto rigidamente normato dal ministero? «Nell’ottica di una revisione dei rapporti tra Stato e Provincia, si può implementare il nostro impegno finanziario, assumendo nuove competenze, anche nelle attività trattamentali». Oggi, per capirci, l’assistenza sanitaria è già a carico dell’unità di emergenza del Santa Chiara, anziché con figure interne. «Con un contributo aggiuntivo, ancorandoci alle realtà locali, si potrebbe così aumentare l’inserimento lavorativo ed educativo». Tutto ciò, chiaramente, per amplificare il recupero.