Ma non c’è solo il sindaco amministratore del capoluogo. C’è anche un Alessandro Andreatta garante della coalizione del centrosinistra cittadino. A Roma le dinamiche politiche non sono proprio cristalline in questa fase.
"Trentino", 8 agosto 2017
« Il momento politico, a livello nazionale, credo sia uno dei più difficili degli ultimi 30 anni. Siamo di fronte ad una sorta di tutti contro tutti. In questa situazione c'è un Movimento Cinquestelle che raccoglie consenso quando si muove in forma distruttiva, con la sua pars destruens. Ma dall'altro lato, quello della parte costruttiva, l'apporto del partito di Grillo è decisamente inadeguato. Il M5s non ha un progetto di governo: per il momento sono assolutamente inaffidabili nella costruzione del Paese».
E l’opposizione? «Il centrodestra si sta riprendendo, è compatto, ha il problema del leader ma comincia a fare un po' paura: se riesce a mettere assieme tutto bisogna stare molto attenti. Dall'altra parte, sempre a livello nazionale, bisogna lavorare: c'è il nuovo partito di Pisapia e l'unica speranza, è che possa dialogare con il Pd. Ritengo che Renzi debba aprirsi di più al dialogo: diversamente si consegna l'Italia a qualcun altro».
Che formula vedrebbe bene? «Si dovrebbe tornare a quella degli anni Sessanta, in un clima straordinario, per la ricostruzione si misero assieme la Dc, il Pc, i socialisti, i liberali. Allora non c'era mai l'attacco personale, si discuteva sull'ideologia, ma si stava assieme: io sogno, ed oggi è difficilissimo con questi partiti, una nuova ricostruzione».
E sul piano provinciale? «Beh qui il centrosinistra autonomista parte ancora favorito per le elezioni del prossimo anno. E' molto ben radicato ma non si tratta solo di vincere ma si tratta anche non di difendere (parola che non mi piace) ma di promuovere meglio l'Autonomia. In gioco, più ancora che il risultato elettorale, c'è il futuro della nostra Specialità: bisogna fare bene anche rispetto agli occhi del Paese. Dobbiamo liberarci dai troppi individualismi e dalle autoreferenzialità non solo di partito ma personali. In Trentino gli amministratori sono troppo legati egoisti: è un problema di tutta la coalizione, anche del mio partito, del Pd».
E la questione del Pd territoriale? «Non mi appassiona per nulla questo dibattito sul Pd confederato. Essere parte di un partito nazionale non è negativo. Da Roma possono arrivare degli stimoli a livello di idee e anche loro possono trarre vantaggio dall’ascoltare le periferie. Un partito deve essere per sua natura territoriale, io sono nel Pd e da qui ascolto i bisogni dei trentini. Un altro aspetto è quello legato al cosiddetto partito dei sindaci».
Ne sentiva il bisogno? «E’ una contraddizione. I sindaci sono garanti di una coalizione con tanti partiti. Come possono unirsi persone tante diverse in un solo partito? Il loro documento, viceversa, era condivisibile: non conteneva nè populismo nè demagogia». Il dibattito sul futuro dell’Autonomia è più che mai nell’agenda politica. «Ma il compito di migliorare l'immagine dell'Autonomia non è solo della politica: deve appartenere anche all'impresa, al sindacato, alla cooperazione, alla stessa Università. Non si può dare tutte le responsabilità alla politica. Tutti debbono rendersi conto che la risorse sono in calo e che questa tendenza non muterà».