L’intervista rilasciata dal sindaco Andreatta (Corriere del Trentino di ieri) ha riaperto il dibattito sulla nuova configurazione del pd Trentino. Il primo cittadino di Trento si è detto più vicino al partito nazionale, pur essendo stato «affascinato» inizialmente dal progetto territoriale.C. Mussi, "Corriere del Trentino", 9 agosto 2017
«Questo è un tema molto vasto che ci riporta alla fondazione del Pd trentino», analizza l’assessore provinciale alla salute e politiche sociali Luca Zeni. «Alla sua fondazione l’obiettivo era diventare il partito di tutti, ma con una forte identità locale che doveva diventare la nostra cifra a livello nazionale». Il partito democratico deve farsi portavoce di una nuova società frammentata, ricorda ancora Zeni, cercando di recuperare l’unità «e non rappresentare solo una parte dei cittadini».
La forma più autonoma, quindi, è sempre stata insita nel programma del Pd trentino. «Oggi il panorama sociale e politico è cambiato in modo radicale - continua l’assessore - ma già parlare di questa nuova forma che daremo al partito alimenta un dibattito interessante e stimolante». L’errore che non bisogna commettere, riflette Zeni, è considerare il Pd confederato come separato e diviso da quello nazionale. «Dobbiamo valorizzare la nostra autonomia ma con la consapevolezza di appartenere a un quadro nazionale. Il nostro statuto speciale deve essere considerato come un valore aggiunto che portiamo al movimento del partito democratico», conclude.
Zeni non vuole creare divisioni e incomprensioni, così come il coordinatore cittadino del Pd Andrea Rinaldi, che però sottolinea di trovarsi «abbastanza d’accordo con le parole di Andreatta». L’idea di un partito confederato emersa nell’assemblea di inizio luglio , spiega Rinaldi, non è stata definita in modo chiaro, «così come il percorso da affrontare ora con i circoli».
«Detto questo - specifica Rinaldi - diventare un partito territoriale non significa abbandonare l’appartenenza a quello nazionale». E rispetto alle dichiarazioni l’ex leader demo Alberto Pacher (Corriere del Trentino di sabato), più interessato al progetto territoriale, il coordinatore cittadino definisce «non molto distanti» i pensieri dei due politici: «Entrambi sostengono che il Pd debba ricominciare da capo, dal basso. Ritornare a parlare con le persone, con gli iscritti. E questo non mette in discussione il «vestito» che si darà in futuro il partito». Parla di rilancio e di una nuova fase anche la consigliera provinciale Pd Violetta Plotegher, mettendo in primo piano «l’attenzione al territorio, fondamentale in questo momento storico per il partito». Per Plotegher i valori del Pd nazionale sono gli stessi di quello trentino, per cui «non dobbiamo creare distanze e contrasti, anche se la nostra dimensione di autonomia è particolare. Questo non significa, però, che dobbiamo guardare solo ai problemi che abbiamo in casa nostra». Lo sguardo del Pd, quindi, deve essere rivolto anche al territorio nazionale.
Rispetto al cambiamento in atto verso una struttura più territoriale, la consigliera auspica che «non manchi il dialogo con il coordinamento di Roma, in un’ottica di sviluppo e di crescita di tutto il movimento. Dobbiamo esplicitare la nostra appartenenza al territorio, ma allo stesso tempo domandiamoci se questa importanza è percepita anche dai cittadini che rappresentiamo».
Una posizione più netta rispetto alle dichiarazioni di Andreatta è quella di Lucia Maestri, consigliera regionale Pd, che vede con qualche perplessità le parole del sindaco di Trento. «Abbiamo sempre sostenuto la linea di un partito democratico che fosse più territoriale, come gruppo provinciale, per cui non capisco molto l’uscita di Andreatta».
Ma, sottolinea Maestri, questo non significa «lasciar perdere completamente la linea nazionale» che, specifica «continueremo a seguire, dato che siamo nell’alveo di un partito che è presente in tutta Italia. Comunque non vedo come queste due posizioni possano essere contrastanti. Si può avere un animo federale ma senza sciogliersi completamente dalla base nazionale, con cui ci deve sempre essere dialogo».
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