All’interno del Pd trentino si confermano le diverse sensibilità nei confronti del progetto di partito territoriale. L’invito di Alberto Pacher a rilanciare l’idea ha suddiviso i colleghi tra favorevoli e meno convinti: nella prima fila si annoverano Luca Zeni, Violetta Plotegher, Lucia Maestri, nella seconda Alessandro Andreatta e Andrea Rinaldi. Ora ai due schieramenti si aggiungono rispettivamente Luigi Olivieri e Paolo Serra.S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 11 agosto 2017
Per il consigliere di amministrazione di Autobrennero, componente del coordinamento provinciale «dem», il Pd «confederato» è la giusta intuizione. Oltre che a dare peso al livello locale, il progetto serve a completare il processo di unificazione delle due anime politiche — sinistra laica e mondo cattolico moderato — che ha portato alla nascita del Partito democratico. Quindi è utile per assorbire la parte di Margherita rimasta fuori dal Pd, ovvero l’Upt. «Vorrei innanzitutto — nota Olivieri — fare chiarezza sul progetto di partito confederato, previsto dall’articolo 13 dello statuto nazionale del Pd e oggetto di una mozione approvata a luglio dall’assemblea provinciale. L’organismo ha deciso di iniziare il percorso che a settembre coinvolgerà i circoli territoriali. Io sono favorevole ad andare fino in fondo. Il partito confederato però si costruisce assieme alla comunità». L’esponente del coordinamento approfondisce il ragionamento. «È giusto che nella provincia di Trento ci sia una forma di partito confacente a quella del governo, che è autonomistico. Va ricordato che il progetto politico territoriale dovrà ottenere l’assenso della direzione nazionale del partito».
Olivieri aggiunge alcune precisazioni parlando agli interlocutori locali, fuori e dentro il Pd. A partire dagli «scissionisti» — come li definisce — di «Insieme», il progetto della sinistra ex Pd che guarda a Pisapia. «Qualcuno ha inteso il partito confederato come un modo per impedire l’uscita di soggetti politici che non condividono la linea del Pd nazionale. Ma si sbaglia». Segue un affondo su Andreatta: «Mi ha stupito la sua uscita. È sempre stato favorevole a una forma di autonomia del livello locale». Infine lo sguardo ai cattolici del centrosinistra. «Solo in Trentino parte di questo mondo è rimasto fuori dal Pd. Se non si può pensare a un partito unico per la scadenza elettorale delle provinciali, almeno immaginiamo un percorso a tappe». Molto differente la lettura di Paolo Serra. Il capogruppo è vicino alla posizione di Andreatta — che dopo aver cambiato idea si è detto «convinto della bontà di un contatto reciproco con Roma» — e Rinaldi. «Io credo che le due cose, il partito confederato e il contatto con Roma, possano convivere. Il progetto territoriale va bene, ma io rimango dell’idea che sia utile avere un forte riferimento nazionale. Sarebbe un peccato perderlo, non dobbiamo fare la fine dell’Upt che non sa a chi agganciarsi a Roma». Opposta anche l’analisi sugli interlocutori a sinistra. «Il partito territoriale — conclude — è un’idea corretta se serve a unire alcune forze qui. Dobbiamo unire, non dividere».
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