Una frenata. Secca. Di quelle che rischiano anche di farti uscire di strada. Quale? Quella che il Pd suggerisce di fare ad Ugo Rossi. Il perché è presto detto: il governatore, nell’intervista ferragostana al nostro giornale, si è detto convinto che il centrosinistra autonomista debba allargarsi ai civici.
G. Tessari, 17 agosto 2017
E il miglior modo per “saldare” il partito dei sindaci all’attuale maggioranza provinciale sarebbe quello di offrire loro un seggio per le elezioni politiche: «L’Autonomia va difesa a Roma e nella prossima legislatura ci servirà una delegazione parlamentare fortissima, in grado di fare lobby, che non lavori solo al servizio dei partiti. Ma il partito di maggioranza, il Pd non l’ha presa affatto bene.
Segretario Italo Gilmozzi non le è piaciuta la proposta di Rossi? «In politica la forma è sostanza. Dico la verità: mi quella dell’apertura ai civici ci è sembrata un “aggiungi un posto a tavola”. Detto questo i sindaci si sono presentati con un documento che è stato condiviso da molti. Perchè era basato su ideali validi. Con un discrimine molto interessante».
A che cosa si riferisce? «All’approccio che hanno scelto. Ovvero parlare da persone di governo, da sindaci, senza allo stesso modo scegliere la strada facile, quella battuta da tanti. Ovvero parlare alla “pancia” della gente, cavalcando e sfruttando il malcontento. In questo momento politico è un atteggiamento che molti trovano appagante. Gente responsabile non è così semplice da trovare».
Quindi perchè il Pd non è convinto dalla proposta di Rossi? «Perchè non se ne è mai parlato in coalizione. Ed in questo caso si sta parlando di un livello politico nazionale. Il primo passo da fare è quello di rilanciare un progetto politico a livello di centrosinistra autonomista. Noi abbiamo un problema, questo è fuori di dubbio».
A che cosa si riferisce? «Dobbiamo tornare a parlare alla gente. Tutti ci rendiamo conto che esiste questa difficoltà, lo dimostra lo stesso calo degli elettori. Quale tipo di azioni vadano fatte per riconquistare questo rapporto con la comunità lo si deve decidere assieme, a livello di coalizione appunto. E’ un problema che riguarda tutti i partiti. Se nel corso della discussione si dovesse vedere che ci sono le condizioni per estendere il progetto ad altri soggetti politici, ad altre persone in sintonia con i nostri ideali, lo si vedrà...».
I tempi, segretario, non sono infiniti però... «No. Questo è chiaro, è un tema che dovremo affrontare a settembre. Ma non può essere il presidente che cala dall’alto un allargamento della coalizione. Questo è un problema che interessa anche altri aspetti: in politica noto che si sta usando un po’ troppo l’ “io” e molto meno il “noi”».
Che cosa ancora non l’ha convinta? «La partita sulle funivie Folgarida Marilleva. Sono testimone del grande lavoro che in giunta provinciale ha fatto il vicepresidente Alessandro Olivi. Ci ha sempre tenuto informato sui diversi passaggi, su come ci si stava muovendo per ottenere un risultato molto importante per la comunità. Alla fine, a risultato ottenuto, si è letto un “Ho vinto” che non pareva comprendere il lavoro di coalizione che anche noi avevamo fattio».
Senta Gilmozzi si parla a che tanto di lei in prima persona: chi la vede in Provincia nel 2018, chi la vorrebbe sindaco per il dopo Andreatta. Lei dove si vede? «Guardi l’impegno da assessore a Trento , svolto assieme a quello di segretario provinciale del Pd, mi assorbono completamente. Per ora faccio questo». Poi si vedrà.