Non si sbilancia, Italo Gilmozzi. L’assessore ai lavori pubblici (e segretario del Pd trentino) non ama soffermarsi sulle voci che lo darebbero futuro candidato al vertice di Palazzo Thun. «Il prossimo sindaco di Trento è importante sia espressione del centrosinistra autonomista» dice, sollecitando maggiore attenzione all’interno della coalizione, che avrà il compito di dialogare «con chi parla alla mente dei cittadini e non alla pancia».E. Ferro, "Corriere del Trentino", 3 agosto 2017
Assessore, al termine di questa legislatura lei, assieme ai colleghi Robol e Franzoia, raggiungerà il limite di mandati possibili. E poi? Le indiscrezioni che la vorrebbero ambire alla poltrona più importante del capoluogo circolano da mesi.
«Di questo non parlo, chi vivrà vedrà. Discutere di ambizioni personali a fronte della situazione comunale di difficoltà che c’è, mi sembra un insulto ai problemi della città. L’obiettivo di tutti è che il prossimo sindaco di Trento sia espressione del centrosinistra autonomista e non è scontato se non risolviamo i problemi del capoluogo».
A quali si riferisce?
«Dare risposte in termini di percezione della sicurezza penso sia un obbligo. Dobbiamo lavorare per una maggiore serenità dei cittadini. E ciò che stiamo facendo, anche in termini di lavori pubblici, va in questa direzione: i 10 milioni sbloccati dal fondo strategico territoriale che abbiamo investito per Campotrentino, l’ex facoltà di Lettere e san Bartolomeo si traducono in cultura, casa, attenzione alle partite sociali».
Questi primi due anni di consiliatura sono stati movimentati e rischiano di esserlo anche gli ultimi due, con la scadenza delle elezioni provinciali che potrebbe scompaginare nuovamente le carte in giunta. Qual è il suo bilancio?
«Sono stati due anni impegnativi. Non è la politica a essere faticosa tuttavia, è la società che si evolve profondamente e la politica la rappresenta. Per i partiti è sempre più difficile intercettare i bisogni della comunità, e al loro interno è sempre più facile non riuscire a trovare la sintesi. È banale dire che si tratti solo dell’avanzata dei personalismi, è il mondo che cambia e con esso bisogna sapersi rapportare».
L’ultimo scossone in consiglio comunale è stato la fuoriuscita dal Pd di quattro consiglieri.
«Hanno costituito un movimento politico importante che si deve rispettare. Il loro distacco vorrà dire inevitabilmente cambiare anima alla maggioranza e se ne dovrà tenere conto, così come delle altre sensibilità politiche che vi porteranno».
Questo mette a rischio l’equilibrio della coalizione?
«Non so dirlo, ma occorrerà confrontarsi con quanto vorranno portare all’attenzione. La coalizione cittadina dovrà risistemarsi alla luce di tutto ciò, al suo interno ognuno dovrà essere molto attento all’altro, ma in senso positivo».
Dovrete aprirvi ai moderati, come sostiene l’assessore Stanchina (Corriere del Trentino di sabato)?
«La coalizione deve aprirsi alla società. Cosa voglia dire moderato o di sinistra è complicato, il grande discrimine è tra chi parla alla pancia e chi alla mente delle persone: con questi ultimi si può dialogare».
Quanto a Trento che avrebbe perduto la sua funzione di città capoluogo?
«Trento è la città capoluogo ed è riconosciuta come tale, penso sia riferimento per tutta la provincia: questa competizione con le valli faccio fatica a comprenderla. Il problema non è fare la voce grossa, ma farsi sentire: a volte lo si fa sussurrando e si ottiene di più».
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