Sono circa una decina le scritte intimidatorie inneggianti al “Daspo urbano” apparse ieri mattina in prossimità delle principali attività commerciali del centro gestite da stranieri. Pareti rovinate e insegne deturpate, dalla calzoleria nella Seconda Androna di Borgonuovo al venditore di kebab di piazza Garzetti, fino in via Travai, nei pressi del Punto d’Incontro, cooperativa che accoglie senzatetto, immigrati e persone in situazioni di grave disagio.
A. Claire Collavo, "Trentino", 1 agosto 2017
I messaggi intimidatori - scritti con un pennarello - sono stati trovati ieri all’apertura dei negozi, impressi probabilmente nel corso della notte. Un episodio a stampo xenofobo che a molti ricorda, seppure in chiave minore, i tempi della Shoah, quando gli uffici e negozi gestiti da ebrei venivano identificati da una stella di David dorata a sei punte. «Non è giusto, alla fine siamo noi che paghiamo» dice Ben Hassen, 51 anni, tunisino, titolare del negozio preso di mira, vice Imam di Breigheche, in Italia da venticinque anni, padre di quattro figlie, perfettamente integrato nella comunità trentina.
La scritta - Daspo - fa un chiaro riferimento alla misura introdotta dal decreto legge sulla sicurezza urbana proposto dal governo e adottata in tempi recenti anche in città. Si tratta di una misura che prevede, su modello delle limitazioni introdotte agli stadi, l'allontanamento dal territorio comunale di persone responsabili di reati, atti contrari alla pubblica decenza o, ancora, esercizio abusivo delle attività di commerciante e posteggiatore. Il riferimento del gesto dell’altra notte appare drammaticamente chiaro: via gli stranieri dalla città. E’ il segnale di un clima pesante e quest’ultimo atto ha provocato forte sconcerto e perplessità all’interno della comunità islamica, ma con una serie di condanne giunte anche dal mondo istituzionale (come si vede nel pezzo qui accanto).
Non è la prima volta che Ben Hassen subisce delle intimidazioni. Appena due settimane fa, si è ritrovato con la serratura del negozio impregnata di colla. Un atto vandalico, «un dispetto» lo definisce lui, tendendo quasi a minimizzare l’accaduto. «Non capisco come mai vengono a scrivere qui» dice Ben Hassen mentre, davanti al bancone di legno del suo negozio del centro storico, tenta di raccordare il tacco a una scarpa, «siamo negozianti che lavorano, siamo qui da più di vent’anni». Ma una spiegazione forse ce l’ha: chi ha fatto queste scritte, «sa già chi colpire» decreta Ben Hassen; nell’ondata d’odio anti-immigrazione, «noi siamo la parte più debole», conclude.
DORIGATTI CONDANNA LA FOLLIA XENOFOBA CHE HA LORDATO VETRINE E ARREDI URBANI A TRENTO
Solidarietà a quanti sono stati colpiti da questo stupido gesto di pochi Davanti alla triste esibizione della follia xenofoba, che ha lordato di sé vetrine ed arredi urbani e che è lontana dalla cultura e dai valori della solidarietà autentiche caratteristiche di questa terra, le Istituzioni dell’autonomia non possono esimersi da una condanna senza scusante alcuna, nella convinzione che questi linguaggi, che ricordano purtroppo l’odio di un’altra nottata nella Germania nazista del 1938, siano i segni di una sottocultura nutrita solo di pregiudizi e di intolleranze.
Nell’esprimere sincera solidarietà a quanti sono stati colpiti da questo stupido gesto, sono certo che si tratti del delirio di pochi, ai quali si contrappone la saggezza e l’accoglienza di tanti, perché solo nel dialogo e nella reciproca conoscenza risiedono le spinte al civile rispetto reciproco ed al progresso di tutti.