È dall’inizio di questo nuovo secolo che il Parlamento sta cercando di approvare una riforma equa e giusta in materia di cittadinanza. È necessario, infatti, superare una legge retaggio del passato, la 91/1992, che concede la cittadinanza italiana sulla base dello ius sanguinis. Attualmente la cittadinanza italiana viene trasmessa, infatti, dai genitori ai figli per via genetica, come se l’essere italiani” sia solo una questione di sangue e non di esperienza di vita, di cultura, di mos maiorum.
Trento, 19 luglio 2017
Il compagno di banco delle scuole elementari, il compagno di calcio con cui hai giocato tu o gioca tuo figlio o tuo nipote, un bambino o una bambina che è nato accanto a te nella culla, è cresciuto con te, si è formato nella scuola italiana insieme a te oggi non è un cittadino italiano.
La proposta di legge in stallo al Parlamento si propone finalmente di affrontare il nodo presentando due alternative possibilità: lo ius soli “temperato” e lo ius culturae. Nel primo caso si riconosce la cittadinanza italiana a chi è nato nel territorio della Repubblica italiana da genitori stranieri, di cui almeno uno in possesso del permesso dell’Ue per soggiornanti di lungo periodo o il diritto di soggiorno permanente. Nel secondo caso la cittadinanza verrebbe concessa al minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro paese entro il dodicesimo anno d’età, che abbia regolarmente frequentato un percorso formativo per almeno cinque anni sul nostro territorio nazionale. Servirebbe in ogni caso una dichiarazione di volontà espressa da un genitore legalmente residente in Italia. Tale accorgimento legislativo mette al centro il ruolo dalla scuola e della formazione, luogo primo di scambio e apprendimento per eccellenza tra i cittadini del domani, luogo di conoscenza essenziale della cultura, delle tradizioni, dei diritti e dei doveri in qualsiasi paese del mondo.
Urge dare risposta a quegli 800mila minori stranieri figli di immigrati che si emozionano guardando la Nazionale, tifano i nostri atleti alle Olimpiadi e alle Paraolimpiadi e conoscono l’Inno di Mameli meglio di chi in Trentino scimmiotta i cugini altoatesini del “Los von Trient”.
Alcuni esponenti politici nazionali, contrari al provvedimento, che solo ieri esultavano per il ritardo nella discussione della legge sullo ius soli annunciato dal Governo, hanno certamente gioco facile, in questo momento di grave e impellente pressione migratoria sulle nostre coste, nel demonizzare e snaturare la proposta di legge in questione, sostenendo che essa, una volta approvata, costituirebbe quasi un viatico, un invito, ad una quantomeno irreale “invasione” dell’Italia da parte di immigrati stranieri. E’ bene non mischiare le questioni, anche se elettoralmente può risultare redditizio: in un’epoca complicata e oscura come quella che stiamo vivendo, funestata dal pericolo del terrorismo, è l’inclusione culturale e sociale l’antidoto al risentimento e alla paura, sentimenti tra i quali germoglia e cresce vigoroso il radicalismo. Concedere la cittadinanza a figli di immigrati che vivono stabilmente in Italia e frequentano le nostre scuole vuol dire anche provare a costruire dei ponti, a fare di questi ragazzi degli elementi formati di mediazione culturale e religiosa. Rinviare, per poi mettere definitivamente nel cassetto, questa proposta di legge sarebbe come costruire un nuovo muro, non di mattoni, ma di paura.
Non va nemmeno dimenticato che il programma del centrosinistra di “ItaliaBeneComune”, nel 2013 prevedeva al primo punto di programma l’approvazione di questa legge. Il candidato premier Pierluigi Bersani prese in braccio un bimbo di colore che indossava la maglia della Nazionale, una delle 800mila vite in questione e promise: “Lui è italiano!”. Va ricordato quindi al Senatore Panizza, eletto nel collegio di Trento con i voti, anche, del PD, il suo impegno a rispettare il programma di “ItaliaBeneComune”.
La Politica, quella con la P maiuscola, deve sempre mirare alla felicità degli esseri umani e deve essere all’altezza dei sogni. Soprattutto dei sogni dei bambini.
Il Coordinamento provinciale Pd del Trentino