«Una figura luminosa». È bella l’immagine che Bruno Dorigatti, ex segretario della Cgil e ora presidente del consiglio provinciale, usa per ricordare Ottorino Bressanini, scomparso ieri dopo una lunga malattia alla soglia dei 64 anni (li avrebbe compiuti l’8 agosto). Avvocato e uomo politico: due professioni che al giorno d’oggi non godono della massima popolarità, perché associate alle immagini deteriori del leguleio, che antepone il cavillo alla legge, e del politicante, che la legge la fa pro domo sua.L. Marognoli, "Trentino", 9 luglio 2017
E nel tunnel che oscura il bene comune e l’impegno civile, solo le persone come Bressanini, dice chi lo ha conosciuto, possono accendere fiaccole di speranza. Per questo chi lo ricorda oggi è commosso ma anche grato e sorride nel pensare a un uomo che, incrociandole con quelle di tanti compagni, amici e avversari, ha battuto strade non convenzionali. Lasciando una traccia. «Un prezioso "compagno" di viaggio», per Dorigatti. Che «seppe incrociare il diritto con l'umanità, scegliendo sempre di stare dalla parte di chi poteva soccombere davanti all'astratta interpretazione delle norme, senza perdere mai il contatto con la realtà sociale e culturale che lo circondava». Ecco qui la luce. Che Bressanini aveva portato ora, che l’impegno politico e professionale era meno pressante, anche nel fare una cosa che gli piaceva tanto: cantare nel coro “Bella Ciao”, del quale era diventato presidente. Perché non si è solo avvocati, politici o amministratori.
Bressanini molto probabilmente si sentiva soprattutto una cosa: cittadino. Che come tale poteva contribuire alla res publica dando il meglio di sè. E lui da dare ne aveva, anche in virtù di una cultura vasta e per tutti stimolante. Un altro talento unanimemente riconosciuto a Bressanini era il suo sapersi confrontare con rispetto con chi la pensava in maniera diversa. «Fra i tanti assessori che ho conosciuto - dice l’onorevole Lorenzo Dellai - è stato fra quelli che più ho apprezzato, proprio per l'atteggiamento di grande rigore e serietà. Molto convinto nelle sue tesi ma nel contempo profondamente democratico. Una persona di grandissima correttezza». Padre delle Comunità di valle, che aveva fondato dando vita da assessore alle riforme istituzionali e autonomie locali, era stato quello che «aveva cucito tutte le posizioni, tenendo il filo del ragionamento con grande duttilità nel trovare le soluzioni anche tecniche», in un contesto caratterizzato da molte opinioni diverse, anche negli stessi partiti. Militante prima nel Pci e poi nei Ds, aveva nel sindacato la sua seconda casa. Fondò l’ufficio legale della Cgil, che in una notascrive: «Ci mancherà soprattutto il suo sorriso, la sua rigorosa coerenza e la sua profonda cultura che lo vedeva discettare passando dalla politica alla filosofia, alla legge ma anche dalle letture del suo amato avvocato Guido Guerrieri di Carofiglio». E Paolo Burli, ex segretario generale, aggiunge: «Era prima di tutto una grande persona, perché aveva una capacità di tessere rapporti umani molto profondi e soprattutto ha sempre dato un esempio di coerenza e onestà in tutte le cose che ha fatto». Una persona - aggiunge - «estremamente generosa, a cui fra l'altro la vita non ha perdonato nulla. Aveva perso prima la sorella, poi un cognato, infine la compagna Milena Demozzi, che fu segretaria della Fiom. Un'esistenza segnata da grandi dolori, ma che ha sempre affrontato infondendo bontà d'animo e coraggio».
Ottorino - continua - rappresentava le cose belle della vita: il bel modo di fare politica, di stare con le persone, di cantare nella corale Bella Ciao, che era sempre stato il suo sogno. Belle ma non scontate e banali: sempre affrontate con un taglio sociale, molto presente sui problemi delle persone e della politica. Faceva quello che ti insegnavano una volta: si spendeva per un ideale e non per un tornaconto personale». Il collega Walter Alotti (Uil) ricorda il suo impegno «nelle battaglie sindacali unitarie, come quella dei vitalizi, che anche in suo nome dovremo proseguire e possibilmente portare a termine». E il governatore Ugo Rossi chiosa: «Il suo operato ha lasciato una traccia nella comunità trentina, e non sarà dimenticato». Ottorino Bressanini lascia l'attuale compagna, Livia, due figli, Francesco e Federica, e il papà Gigi, 94 anni, una vita passata a lavorare alla Cartiera di Scurelle, dov’era anche nel consiglio di fabbrica.
IL RICORDO DI BRUNO DORIGATTI
Con la composta dignità di sempre, ha attraversato l'ultima soglia del tempo l'avv. Ottorino Bressanini, già Consigliere provinciale e regionale ed Assessore provinciale. Uomo di solida cultura giuridica e di sensibile attenzione agli "ultimi" ed alle fasce più deboli, Bressanini ha lasciato un segno profondo dentro larga parte della comunità trentina, in virtù della sua sempre coerente appartenenza a quelle culture di formazione laica e riformista, dentro le quali ha saputo portare contributi costruttivi e di grande lungimiranza. La sua scomparsa, dopo una lunga sofferenza, lascia un vuoto difficilmente colmabile, perchè egli sapeva coniugare, in ogni espressione della vita pubblica e privata, le sue idee con la volontà di confrontarle e di metterle in dialogo con gli altri. Attento ai problemi del lavoro, nei quali aveva specializzato la sua professione, seppe incrociare il diritto con l'umanità, scegliendo sempre di stare dalla parte di chi poteva soccombere davanti all'astratta interpretazione delle norme, senza perdere mai il contatto con la realtà sociale e culturale che lo circondava. Già animatore e presidente di complessi corali e culturali, dove offriva tutta la sua generosità d'impegno, non ebbe mai ad interpretare la politica come lotta fra nemici, bensì come campo dialettico di confronto con gli avversari, secondo uno stile di comportamenti e di atteggiamenti di cui oggi si avverte l'evidente scarsità.
Scompare così una figura luminosa ed un prezioso "compagno" di viaggio, del quale sentiamo già, nel profondo dei nostri sentimenti, tutta l'assenza.
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Partito Democratico del Trentino