«Il Consiglio provinciale è il punto di riferimento per la nostra comunità e anche la massima istituzione dell’Autonomia. A noi guardano non solo i cittadini trentini, ma anche quelli delle altre regioni a statuto ordinario. Per questo dobbiamo sempre comportarci con rispetto ed educazione. Temo che con l’avvicinarsi delle elezioni gli animi possano surriscaldarsi, ma ricordo a tutti che c’è un regolamento e che ci sono anche le censure. Se qualcuno andrà oltre, useremo anche le censure».
"Trentino", 9 luglio 2017
È deciso nel far rispettare il decoro all’interno dell’aula, il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti. L’ultima seduta non è stata certo esaltante dal punto di vista del linguaggio e del comportamento. Specie durante l’intervento del presidente della Provincia Ugo Rossi. Walter Kaswalder ha gratificato il governatore del non certo gentile epiteto «mbezile». Giacomo Bezzi autore di uno scoppiettante intervento ha accusato la maggioranza di «cagare nelle braghe» e poi ha continuato a riferisi a Rossi chiamandolo presidente Ugo. Rodolfo Borga ha tuonato contro Alberto Pattini appellandolo come un «cialtrone della politica che venderebbe sua madre per una poltrona». E così via insultando. Del resto non tante settimane fa proprio Kaswalder, guarda caso sempre parlando dei profughi, tema che evidentemente lo accende, aveva detto in aula che «a ciacere non se sgionfa done» sollevando le proteste del Pd. Dorigatti ha sempre ripreso queste intemperanze ed è stato anche attaccato da Maurizio Fugatti quando lo aveva invitato, sempre nell’ultima seduta, a stare attento alle metafore che potevano offendere.
Il leghista non l’ha presa bene: «Ma stiamo scherzando? Lei mi sta censurando presidente». Adesso, però, Dorigatti alla censura, quella da regolamento ci pensa proprio e spiega: «Un comportamento come quello cui abbiamo assistito in Consiglio non è normale. Noi siamo un punto di riferimento per la nostra comunità e dobbiamo attenerci a norme di buona educazione e rispetto. Specialmente in una fase storica come questa in cui il rapporto tra società civile e politica non è certo idilliaco. Il Consiglio deve conservare autorevolezza e le parolacce e i comportamenti sopra le righe certo non contribuiscono a dare autorevolezza. Io ho sempre richiamato al buon senso e alla fine penso si tratti di episodi. Episodi che, comunque, devono essere sottolineati. E’ opportuno mantenere un confronto civile». Il presidente, però, è preoccupato dal fatto che l’avvicinarsi delle elezioni possa scaldare gli animi e acuire le divisioni: «Stiamo entrando in un periodo difficile, con la campagna elettorale che si avvicina a grandi passi e che potrebbe accendere gli animi. Finora è andata abbastanza bene, anche se ci sono stati gli ultimi episodi. Non vorrei che d’ora in poi si trascendesse. Dobbiamo ricordarci che facciamo parte di un’istituzione. Quando ci si rivolge a Ugo Rossi o a me stesso in aula ci si rivolge al presidente della Provincia e al presidente del Consiglio provinciale. Noi consiglieri per primi dobbiamo avere rispetto delle istituzioni».