Borgonovo Re: «Le Alpi sono meticce e accoglienti»

«Dove va la montagna» se lo è chiesto ieri la consigliera provinciale Donata Borgonovo Re in occasione della settimana di approfondimenti sulle radici e il futuro dell’autonomia organizzati dalla Consulta per la riforma dello Statuto speciale per il Trentino e il Sudtirolo.
Martina Dei Cas, "Corriere del Trentino", 7 luglio 2017

 

E la risposta è che dove va la montagna, là è destinata ad andare anche la città, «perché – spiega Borgonovo Re, parafrasando lo scrittore Mario Rigoni Stern – quando anche l’ultimo montanaro avrà lasciato le Alpi, le ortiche invaderanno piazza San Marco».

Una correlazione tra vette e fondovalle che però non sempre viene rispettata dagli equilibri della politica. «Si pensi — esemplifica – alla provincia di Belluno, che con i suoi 210.000 abitanti rappresenta il 4,6% dei veneti e ha quindi diritto al 4,6% delle risorse, ma deve garantire la manutenzione e i servizi sul 20% del territorio regionale. La verità — continua — è che purtroppo anche le nostre montagne, al pari delle Langhe, hanno conosciuto tra gli anni Cinquanta e Sessanta un grave spopolamento, di cui sono prova le storie di migrazione che ogni famiglia trentina può raccontare, ma se noi siamo riusciti a contrastare il fenomeno meglio che in Piemonte, Veneto e Lombardia, lo dobbiamo alla nostra autonomia e alla possibilità di autogovernare i territori in cui viviamo con spirito di responsabilità decisionale e gestionale, responsabilità che peraltro le comunità montane esercitano da ben prima che lo Statuto entrasse in vigore nel 1948, come denotano gli istituti della proprietà collettiva e degli usi civici».

La consigliera sfata poi il mito che vuole i montanari gente chiusa citando il caso di Agitu Gudeta, la pastora etiope che, a Frassilongo, salva la capra mochena dall’estinzione. «Le Alpi sono sempre state meticce – dice Borgonovo Re – accogliendo fin dall’antichità l’altro, fosse lui soldato, mercante o viaggiatore. Oggi invece si ha quasi paura di proporre idee nuove e sorprendenti, che mettano la montagna al centro di progetti di vita e lavoro giovani e innovativi». Progetti che per crescere hanno bisogno di mettersi in rete e di essere spinti, collegati e sostenuti da una visione politica lungimirante, che investa su prodotti e servizi non esportabili. In quest’ottica la consigliera plaude all’Euregio che, nata nel 2009 dalla volontà congiunta di Trentino, Sudtirolo e Tirolo austriaco, ha saputo strappare all’Unione europea importanti tutele in materia di agricoltura di montagna e biodiversità e la redazione di un Libro Bianco che distingua politiche e strumenti per lo sviluppo delle pianure, da quelli da adottare nelle terre alte.

La discussione proseguirà oggi pomeriggio alle 18 in biblioteca con un dibattito su «Cooperazione e autonomia» a cura di Andrea Leonardi .