Michele Nicoletti, 5 febbraio 2010
Giovedì pomeriggio alcuni studenti – seguiti da fotografi – sono entrati nella sede del PD e hanno attaccato con la colla sui muri e sui mobili volantini di protesta nei confronti della riforma Dalmaso, da loro accomunata alla riforma Gelmini.
Io mi trovavo negli uffici per discutere di alcune questioni organizzative. Avendo vissuto altre stagioni di scontro politico e non sapendo esattamente con chi avevamo a che fare - come sapete, in queste manifestazioni si infiltrano talvolta persone che nulla hanno a che fare con la protesta ma che per l’uno o l’altro motivo politico hanno interesse ad alzare il livello dello scontro - ho ritenuto mia responsabilità evitare ogni comportamento che potesse dare pretesti per produrre danni peggiori a persone o cose.
Ci siamo perciò limitati a invitare – inutilmente - gli studenti a non incollare i volantini sui muri e sui mobili.
Dopo pochi minuti gli studenti se ne sono andati e abbiamo provveduto subito a rimuovere i volantini incollati limitando così i danni a tracce di colla sulle pareti.
Ho ritenuto d’altra parte di non dover instaurare un dialogo con loro perché il dialogo presuppone l’assenza di ogni forma di violenza anche simbolica.
L’accostamento della riforma Gelmini al riordino che l’assessore Dalmaso si appresta a fare in Provincia di Trento non ha fondamento quanto a idea della scuola, attenzione agli studenti, risorse investite.
Alla stampa ho confessato la mia amarezza e la condanna nei confronti del metodo usato: l’imposizione del gesto plateale (naturalmente alla presenza dei fotografi opportunamente avvisati secondo le modalità imperanti della politica spettacolo) anziché la scelta del dialogo, della parola ragionata e scambiata.
Con tutti ho cercato di sdrammatizzare, perché un’enfasi eccessiva su un episodio di questo genere mi sembra dare una pubblicità che l’atto non merita.
Ritengo necessaria al nostro interno una riflessione politica sull’episodio, al contempo però mi auguro che il Partito Democratico possa proseguire serenamente il suo impegno, con la serietà che ha sempre contraddistinto il suo ‘fare politica’.