L’approvazione è arrivata in tarda serata dopo una lunga discussione (Corriere del Trentino di ieri), ma ora il partito democratico del Trentino ha dato ufficialmente il via al processo di confederazione.C. Mussi, "Corriere del Trentino", 5 luglio 2017
Nel documento votato, con solo 4 astenuti e nessun contrario, si legge che «fin dalla sua nascita, l’esigenza di dare adeguata forma politica alle necessità imposte da un modello istituzione autonomistico e da una realtà sociale fortemente orientata all’autogoverno e al protagonismo civico è stata al centro delle preoccupazioni delle donne e degli uomini che hanno dato vita a questa esperienza politica».
Lo conferma anche il capogruppo provinciale Alessio Manica, secondo cui «il Pd dell’autonomia è stato oggetto di una discussione da quando il Pd è nato. Il tema di un rapporto diverso con il partito nazionale e l’adeguamento alla nostra peculiarità di territorio autonomo non era mai giunto alla fine, ora è il momento giusto».
Nel testo si parla di una «positiva anomalia del caso trentino», dove la causa leghista e berlusconiana non hanno attecchito, diversamente dagli altri territorio del nord Italia. Il documento, poi, pone l’accento sull’«innovazione politica di cui deve farsi carico il Pd confederato, nell’ottica di valorizzare al meglio risorse, vocazioni e potenzialità di cui è ricca la comunità locale».
Un altro punto fondamentale sarà riconnettere la politica del territorio, recuperando la capacità di ascoltare e parlare alla società. «Il segretario vedrà come muoversi per ascoltare i circoli locali – continua Manica - per spiegare il percorso che dovremo fare insieme. Alcuni ancora non lo capiscono, pensano che si tradurrà solo in una maggiore importanza al simbolo del Trentino. Invece siamo ad una ripartenza totale, dai singoli, per cercare di contribuire al rafforzamento di tutta la coalizione. Se ci muoveremo bene potremmo avere dei risvolti positivi per il futuro. Se invece i circoli saranno contrari vedremo cosa fare. Un aspetto, però, rimane intoccabile: gli iscritti sono sovrani».
Il progetto del Pdt c’è ed è ambizioso, un laboratorio politico da fondare sul territorio trentino, «ma non sarà un Patt di sinistra», afferma deciso Manica.
«Ricostruiremo un partito con un chiaro riferimento nazionale, per questo dobbiamo chiarire a tutti il nostro perimetro valoriale, ma sempre con un’ottica profondamente autonoma».
Nessuna fuga dal Pd di Renzi, quindi, che rimane sempre il punto di riferimento del Pdt. E nessuna fretta nel votare il documento in concomitanza con i problemi che sta attraversando il partito.
«Io personalmente, ma anche altri, lo sosteniamo da anni, ora il tempo è maturo ed era giusto compiere questo passo. Ma non abbiamo deciso di partire adesso per la situazione che si sta creando a livello nazionale, lo avremmo fatto comunque».
La parola ora passa al segretario, che delineerà le prossime tappe del processo di confederazione.
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