Come tutti, anche lui aspetta la convention di oggi a Roma per capire quale direzione prenderà il progetto. Non solo nazionale, ma anche — e soprattutto — cittadino. «Qualche margine di incertezza, ancora, c’è» precisa il sindaco del capoluogo Alessandro Andreatta. Che oggi guarderà all’appuntamento organizzato dal suo ex collega di Milano Giuliano Pisapia — in piazza con il suo Campo progressista — probabilmente con più attenzione del previsto.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 1 luglio 2017
Quattro consiglieri cittadini del Partito democratico (Alberto Salizzoni, Vanni Scalfi, Corrado Bungaro e Silvio Carlin) sono pronti infatti a lasciare il gruppo comunale per dare vita a una nuova formazione consiliare se la direzione dell’iniziativa di Pisapia sarà orientata «verso un nuovo centrosinistra competitivo e di governo da (ri)costruire necessariamente insieme al Pd» ha scritto non più di due giorni fa sulla sua pagina Facebook Salizzoni (Corriere del Trentino di ieri). Con ripercussioni evidenti per la maggioranza che guida il capoluogo: su tutti, la creazione di un ulteriore gruppo all’interno della coalizione di centrosinistra autonomista. «Preoccupato? No, non lo sono» minimizza però il primo cittadino.
Eppure, sindaco, se l’operazione andrà in porto qualche cambiamento nella sua compagine ci sarà.
«Voglio subito precisare una cosa. Sono contento che Salizzoni abbia voluto parlare con me prima di comunicare apertamente la sua prospettiva. Ci siamo confrontati su questo, abbiamo riflettuto del quadro politico nazionale. Alberto mi ha riportato la sua delusione rispetto al progetto di Matteo Renzi e mi ha detto di vedere nell’iniziativa di Pisapia una direzione nuova e più inclusiva. Da quanto ho capito, però, non c’è ancora nulla di deciso rispetto all’eventuale nuovo gruppo comunale: tutto dipenderà dall’esito della convention di Roma e dalla direzione che prenderà il progetto di Pisapia».
È vero che qualche possibilità di ripensamento c’è. Ma è anche vero che Salizzoni si è già esposto pubblicamente e che la questione è già stata presentata al gruppo consiliare. Da guida della coalizione cittadina, come valuta questi passaggi?
«I piani di riflessione sono due. Il primo riguarda l’aspetto istituzionale, il secondo quello politico».
Partiamo dal piano istituzionale.
«Da garante della coalizione di centrosinistra autonomista del capoluogo, posso dire che non ho motivo di non credere alle assicurazioni che mi sono state date da parte dei diretti interessati, vale a dire di una lealtà alla maggioranza. Per questo, dal punto di vista della coalizione, non sono preoccupato per questo passaggio, quando e se avverrà».
Ci sarà un gruppo in più.
«Su questo rifletteremo quando accadrà».
Passiamo al piano politico. Qual è in questo caso la sua valutazione?
«Da esponente del Pd, è chiaro che mi dispiace quando qualcuno sceglie un’altra strada. Va anche ricordato però che questo progetto non si pone in alternativa al Pd, ma in una posizione di dialogo e di confronto, nell’ottica di un centrosinistra a più voci. È bene sottolineare, inoltre, che la scelta dei quattro consiglieri comunali non è legata a dinamiche locali, ma a questioni strettamente nazionali. Ma se questo passaggio contribuisce a dare loro serenità, va bene: in maggioranza tutti devono sentirsi a proprio agio, muovendosi all’interno della formazione in cui si sentono più rappresentanti. Preferisco che stiano bene in maggioranza fuori dal Pd piuttosto che si sentano “stretti” all’interno del gruppo dem».
La critica di Salizzoni all’operato di Matteo Renzi è molto pesante. Parla di delusione e di «incredulità per la deriva del Pd, che giorno dopo giorno ha tagliato le radici che l’hanno fatto nascere». Condivide queste riflessioni?
«Dico questo: io rimango nel Pd perché credo che i motivi che mi hanno portato ad aderirvi siano ancora validi, Ma è chiaro che è necessario riflettere su ciò che sta succedendo. E i segnali ci sono. Personalmente credo che se persone che stimo molto come Graziano Delrio, Maurizio Martina e Dario Franceschini siano arrivate a esprimere dei distinguo rispetto all’azione di Renzi, un riflessione sia effettivamente inevitabile. Il Partito democratico è nato come forza inclusiva. Più riesce a farlo, meglio è».
Torniamo alle questioni comunali. Qualcuno ipotizza che il nuovo gruppo, nel 2018, potrebbe rivendicare un assessorato approfittando delle manovre in vista delle elezioni provinciali. Una possibilità reale?
«Su questo preferisco non esprimermi».
Passiamo al 2020. Donata Borgonovo Re spinge per un sindaco donna. È d’accordo?
«Mi pare prematuro parlarne adesso. Sia chiaro: è giusto pensarci per tempo, ma la scelta del candidato sindaco è frutto di un percorso partecipato che dovrà essere avviato. Si tratterà, in sostanza, di trovare la persona migliore per questo incarico. Ci sono donne e uomini che potrebbero essere in grado».
E di Giorgio Tonini in Provincia cosa dice?
«Giorgio è un amico personale. È una persona preparata, che finora ha fatto assolutamente bene. Personalmente, lo vedrei di più nel parlamento italiano o, meglio ancora, europeo».