Italo Gilmozzi non l’ha presa bene. Anzi: dopo aver letto le dichiarazioni della presidente del Pd Donata Borgonovo Re sul futuro sindaco del capoluogo, il segretario provinciale dem fa subito capire di non aver gradito. «Il prossimo sindaco di Trento — ha detto Borgonovo Re (Corriere del Trentino di ieri) — dovrà essere una donna. Usciamo da questo mondo maschile. Abbiamo bisogno anche di questa novità. Trento è giunta alla soglia della candidatura femminile per la guida della città, abbiamo bisogno di cambiare lo sguardo».
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 1 luglio 2017
«Parlare del sindaco del capoluogo a tre anni dalle elezioni — sbotta aspro l’assessore comunale ai lavori pubblici — non sta né in cielo né in terra». Di più: «Prospettare possibili candidati o caratteristiche del prossimo sindaco, in un momento delicato come questo, è un insulto ai problemi della città». Il riferimento, naturalmente, è alle polemiche sulla situazione di piazza Dante, che in questi giorni hanno infiammato il dibattito politico. Non a caso, anche di fronte alle indiscrezioni, venute a galla nei giorni scorsi, sulle «grandi manovre» degli esponenti pd in vista delle elezioni provinciali e comunali, Gilmozzi aveva fatto capire di non volerne sentir parlare. Prendendo le distanze.
Ora, dunque, il segretario del Pd conferma quella linea. «Adesso — avverte l’assessore — dobbiamo pensare al nodo della sicurezza, ma anche all’utilizzo dei 18 milioni che sono stati stanziati da Roma nell’ambito del bando per il restyling delle periferie urbane. E alla qualità della vita dei nostri cittadini. Tra tre anni, a ridosso delle elezioni, potremo discutere anche di chi proporre per la carica di sindaco dopo la fine del mandato di Alessandro Andreatta». Un avvertimento che Gilmozzi non rivolge solo ai «comunali»: «Mi auguro che nel Pd nessuno parli più del primo cittadino di Trento da qui al 2020».
E se sulle parole di Borgonovo Re Gilmozzi si mostra deciso, più pacato è il ragionamento sulle «manovre» dei quattro consiglieri dem pronti a lasciare il gruppo per seguire il Campo progressista di Pisapia. «Prendo atto della loro posizione» spiega il segretario provinciale. Che — come Andreatta — guarda alla convention di oggi per capire se il progetto dei quattro verrà concretizzato oppure no. «Mi auguro — osserva l’assessore — che alla fine prevalga la positività verso il Pd rispetto alla decisione di uscire dal partito». Anche se l’ipotesi della scissione non viene vista come un dramma. «Dispiace e preoccupa quando quattro persone lasciano il partito. E ovviamente una riflessione va fatta. Ma va detto che in questo caso si tratta di scelte legate al piano nazionale, non a questioni locali. Del resto, chi non condivide un percorso, è bene che abbia la possibilità di scegliere».
E la maggioranza cittadina? «Non ne risentirà, non cambierà nulla» è sicuro Gilmozzi. «I quattro consiglieri — riprende — hanno già confermato il loro sostegno al sindaco e alla giunta. Quindi non sono preoccupato».
Il confronto, del resto, in parte è già avvenuto. Giovedì sera, al termine della seduta straordinaria del consiglio sul futuro dell’azienda speciale che gestisce gli impianti sportivi del capoluogo, i componenti del gruppo del Pd, insieme al sindaco e allo stesso Gilmozzi, si sono seduti attorno al tavolo per fare il punto della situazione. E dopo aver condiviso le ultime decisioni sulla sicurezza in piazza Dante (con l’accelerazione per quanto riguarda la definizione delle aree «delicate» dove poter applicare il Daspo urbano, argomento che già lunedì dovrebbe approdare sui banchi della commissione capigruppo), si sono soffermati proprio sulle prospettive della formazione, alla luce della possibile uscita di Alberto Salizzoni, Vanni Scalfi, Silvio Carlin e Corrado Bungaro. Un dialogo, quello di giovedì sera, che ha di fatto ripercorso quanto già emerso in queste ore. E che ha messo in luce anche qualche aspetto in più. Se infatti per Salizzoni e Scalfi il «salto» verso il progetto di Pisapia sembra ormai cosa fatta, più cauto è apparso Bungaro, in attesa di sentire gli interventi della convention romana. Non sembra, inoltre, che nel gruppo dem ci siano altri componenti interessati al nuovo progetto. Anche se, nei prossimi mesi, qualche cambio potrebbe esserci.
Intanto, in vista dell’uscita dell’attuale capogruppo Vanni Scalfi, la riflessione sul possibile successore ha già sollevato più di un’incognita. A nemmeno un anno dal cambio della guardia, in molti vorrebbero rivedere alla guida della formazione il capogruppo della prima ora Paolo Serra. Il quale, però, nel frattempo ha anche assunto la presidenza della commissione sport. I «papabili», in ogni caso, non sono molti. Tra impegni di lavoro e altro, la scelta si ridurrebbe praticamente solo a due nomi: Serra e il presidente della commissione urbanistica Emanuele Lombardo. Si tratterà ora di capire come si muoverà il gruppo: nel frattempo lunedì, nella commissione capigruppo, per i dem si presenterà la vice, Roberta Calza.