«Quando qualcuno se ne va è sempre una sconfitta, ma è anche un elemento di chiarezza. Nel Pd c’è bisogno di chi riesce a stare e lavorare a prescindere da chi è il segretario».
C. Bert, "Trentino", 1 luglio 2017
Italo Gilmozzi, segretario provinciale del Pd, commenta con un certo disincanto l’intenzione di quattro consiglieri comunali di Trento (il capogruppo Vanni Scalfi, Alberto Salizzoni, Corrado Bungaro e Silvio Carlin) di lasciare il Pd per fondare un nuovo gruppo in Comune che farà riferimento a «Insieme», il nuovo soggetto politico che nasce dall'unione di Campo Progressista e Mdp-Articolo1 e che l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia battezzerà oggi a Roma, nelle stesse ore in cui il segretario Pd Matteo Renzi chiama a raccolta i circoli del suo partito.
Un addio - quello dei quattro - da tempo annunciato, che nessuno ufficialmente mette in relazione con le dinamiche comunali e la delusione per il mancato assessorato a Salizzoni o Bungaro. Il disagio era noto, il corso del Pd a guida Renzi ha fatto il resto. «Ho apprezzato che questi consiglieri abbiano condiviso i loro dubbi e propositi con me e con il sindaco, il metodo in questi passaggi conta», rileva Gilmozzi. Sul piano politico, il segretario osserva però che «Renzi è stato votato da più del 70% degli elettori in Trentino, quindi oggi con chi dice “Renzi deve andare a casa” è difficile lavorare. Il mio obiettivo naturalmente è lavorare nel Pd e più gente c’è meglio è. Ma serve anche chiarezza».
E sul nodo alleanze a sinistra, che sta isolando Renzi da molti padri fondatori del Pd, si schiera con il segretario: «Serve uno sforzo maggiore per coinvolgere più persone, tra cui Prodi, Veltroni, Letta, ma le coalizione a tutti i costi non hanno portato bene in passato». Il sindaco Alessandro Andreatta non sembra spiazzato dalla scelta dei quattro: «Hanno assicurato che restano convintamente nel centrosinistra, leali al sindaco e alla maggioranza, e questo è un messaggio positivo». «Da esponente del Pd naturalmente dispiace, sono passaggi che devono farci riflettere. I richiami di persone come Delrio, Martina e Franceschini a Renzi indicano che il Pd ha bisogno di ritrovare la sua ispirazione originaria di partito inclusivo e a più voci».
E sulle alleanze del centrosinistra Andreatta la pensa diversamente da Gilmozzi: «L’Italia non è un Paese bipartitico, basta guardare i risultati elettorali e i sondaggi. Il Pd oscilla tra il 29 e il 30%, e con il 30% non si governa l’Italia. Se interessa governare il Paese, bisogna capire con chi lo si vuol fare». E si ritorna a Pisapia. Lunedì sera è in programma l’assemblea provinciale del Pd trentino. All’ordine del giorno anche il tema del partito territoriale e dei rapporti con il Pd nazionale. Confederarsi come soluzione? «Una maggiore territorialità potrebbe consentire di includere chi oggi si trova a disagio», ammette il segretario Gilmozzi.