Fino a domani i diretti interessati preferiscono usare il condizionale. Anche se, a ben vedere, la direzione sembra ormai tracciata. Con un esito che potrebbe avere risvolti complicati per la coalizione che guida Palazzo Thun: vale a dire, l’uscita dal gruppo consiliare del Partito democratico di almeno quattro componenti (tra cui il capogruppo) e la costituzione di una nuova formazione. Sempre interna alla maggioranza. Ma comunque «altra» rispetto al Pd.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 30 giugno 2017
A uscire allo scoperto, dopo qualche settimana di colloqui, è stato in queste ore Alberto Salizzoni. Che in vista della convention di Giuliano Pisapia in agenda domani a Roma ha pubblicato sul suo profilo Facebook una lunga riflessione per manifestare la sua vicinanza al progetto dell’ex sindaco di Milano. E per anticipare la possibile divisione del gruppo consiliare.
«È ormai un po’ di tempo — scrive il consigliere — che assistiamo in un misto di disappunto e incredulità alla deriva del Pd, che giorno dopo giorno ha tagliato le radici che l’hanno fatto nascere dall’esperienza ulivista di apertura e confronto tra culture diverse e riformiste. Di queste ultime settimane sono le prese di distanza di Veltroni, dopo quelle di Napolitano, Letta e molti altri. Anche Romano Prodi ha “spostato” le tende fuori dal perimetro pd». Una «deriva» che, secondo Salizzoni, ha cambiato «in maniera definitiva posizionamento e missione» del partito. E che ha lasciato l’amaro in bocca «a chi — prosegue il consigliere — come me ha dedicato anni di impegno e dedizione per realizzare il sogno del Pd». «Oggi — osserva — siamo costretti a prenderne le distanze per non rassegnarci al proporzionale, a un centrosinistra diviso e, probabilmente, a un governo Pd-Fi». Ecco dunque l’avvicinamento alla«proposta di Campo progressista, che sabato 1 luglio a Roma lancerà formalmente il sasso nello stagno», con in primo piano «il pensiero genuino di Pisapia verso un nuovo centrosinistra competitivo e di governo da (ri)costruire necessariamente insieme al Pd». La linea è chiara: «Se questa sarà la direzione — avverte Salizzoni — l’intenzione di alcuni di noi è quella di dare visibilità alla proposta anche in Comune a Trento creando un nuovo gruppo consiliare che si rifaccia all’iniziativa nazionale. Di questo ho parlato con il sindaco e il gruppo consiliare, sottolineandone il significato politico e lo spirito collaborativo».
Gli «alcuni di noi», per ora, comprendono altri tre consiglieri: l’attuale capogruppo Pd Vanni Scalfi, Corrado Bungaro e Silvio Carlin. Di fatto, gli stessi che a ottobre avevano «spinto» per il cambio di capogruppo. Anche se la compagine potrebbe variare a seconda delle mosse nazionali (il socialista Stefano Bosetti, ad esempio, valuterà in base alle scelte romane del partito).
«Vedremo cosa succederà sabato (domani, ndr ) e poi decideremo come muoverci, se creare un nuovo gruppo oppure no, a seconda della direzione che prenderà il progetto nazionale» spiega a voce Salizzoni. Che in ogni caso assicura: «Se ci sarà un nuovo gruppo, sarà ovviamente interno alla maggioranza».
Potrebbe essere lo stesso Salizzoni, quindi, a guidare la nuova formazione: non solo perché è stato lui il primo a manifestarsi apertamente, ma anche perché difficilmente Scalfi potrà passare dalla guida del Pd alla guida del nuovo gruppo. Proprio i dem, a questo punto (che passerebbero da 14 a 10 componenti), dovrebbero trovare un nuovo capogruppo.
Ma le questioni non sono finite. C’è chi è pronto a scommettere che nel 2018, quando qualche esponente di giunta probabilmente lascerà la poltrona di Palazzo Thun per tentare il salto in Piazza Dante, il nuovo gruppo metterà sul tavolo del sindaco la richiesta di un proprio «spazio» all’interno dell’esecutivo.