Alberto Pattini è un fiume in piena. «Tre giorni di guerriglia, a Trento, non si erano mai visti» tuona il capogruppo cittadino del Patt. Di più: «Questa è un’emergenza». Dopo gli scontri in piazza Dante tra gruppi rivali di stranieri, l’esponente autonomista fa capire di essere esasperato. E arrabbiato. «La sicurezza — avverte Pattini — per il nostro gruppo è sempre stata al primo posto. E continua a esserlo».
"Corriere del Trentino", 25 giugno 2017
Proprio per questo, prosegue, «non possiamo tollerare una situazione del genere». Il monito, rivolto al sindaco Alessandro Andreatta, riflette questo sentimento. «Esiste il decreto Minniti — dice Pattini — che dà dei poteri chiari al primo cittadino. Ma finora Andreatta non si è mosso. Bene: se questa è la volontà della giunta e della maggioranza, noi ci tiriamo fuori. Se entro poco tempo il sindaco non applicherà il decreto, siamo pronti a lasciare la coalizione. Non possiamo essere complici di una politica che non condividiamo». E conclude: «Non possiamo aspettare settembre per i primi provvedimenti. Se non ci sono possibilità di applicare prima il decreto, Andreatta chiami l’esercito».
Parole dure, che in maggioranza però non sono state prese benissimo. Anche se la preoccupazione per gli scontri in piazza Dante c’è. «La situazione è effettivamente inaccettabile» osserva il capogruppo del Cantiere civico democratico Massimo Ducati, che ha assistito di persona a una delle risse di piazza Dante. «Condivido il valore dell’accoglienza — aggiunge — ma i cittadini sono costretti a sopportare troppo». Che fare? «Di sicuro — risponde — non è minacciando di uscire dalla maggioranza che si risolve il problema. Almeno in prima battuta. Piuttosto, si deve pretendere che l’esecutivo prenda seriamente in mano la situazione e che lavori di più. Non esistono solo le feste, ma anche i momenti difficili, che devono essere affrontati». E avverte: «La maggioranza deve essere un luogo di rispetto delle persone e delle regole della squadra».
Netto anche Vanni Scalfi. «Pattini — dice il capogruppo del Pd — si ricordi che in giunta ha due assessori, oltra a un consigliere delegato. E quindi si rivolga prima a loro». Ma nel merito della questione sicurezza Scalfi non va per il sottile. «Su piazza Dante — spiega — si registra un fallimento evidente della politica di lotta alla criminalità e al degrado messa in atto in questi anni. I giochi, i lavori al parco, la riqualificazione della Palazzina Liberty: non sono serviti a nulla». Non solo: «Il fallimento della pattuglia anti-degrado è clamoroso. Mi domando se da parte del sindaco le indicazioni siano state chiare». Come migliorare la situazione, dunque? Scalfi chiama in causa le forze di polizia, ma anche il Comune. Non senza un certo sconforto: «Ne abbiamo parlato talmente tante volte, abbiamo approvato talmente tanti ordini del giorno che ora non so cosa dire. Mi domando se il sindaco ha consapevolezza del problema e vuole affrontarlo». In che modo? «Chiedo al sindaco azioni visibili, non per amministrare il problema, ma per affrontarlo realmente. Vorrei vederlo mettersi a capo di un gruppo di persone e muoversi nelle zone dove oggi i cittadini hanno paura. La questione si risolve se la città, con la sua polizia locale, occupa e poi libera queste zone».
E se in maggioranza il tema fa discutere, dall’opposizione arrivano bordate. «Ogni giorno — dice Andrea Maschio, capogruppo 5 Stelle — passo da Piazza Dante e verifico che molti immigrati si sollazzano con bottiglie di birra e vino “scortati” dalle auto della polizia municipale che mai si preoccupa di sequestrarle». Una polveriera, secondo Maschio, che «ora sta esplodendo senza controllo. Siamo spaventati, preoccupati. Non possiamo permettere una tale gestione delle cose. È ora di agire o andare a casa».
Dello stesso avviso anche Cristian Zanetti. «Cosa deve succedere ancora — chiede l’esponente di Forza Italia — perché Andreatta si convinca a rassegnare le dimissioni?». Zanetti ricorda il «pacchetto di misure approvato in aula, che prevede la possibilità di chiudere il parco di Piazza Dante». «Andreatta però — conclude il consigliere — non ha fatto nulla: riproporremo ancora questa misura».