Prima di lei, interventi garbati e orientati al tema della serata («Salute, sanità, saperi»). Poi la diplomazia zuccherina dei primi quaranta minuti s’è interrotta repentinamente, aprendo i rubinetti a un flusso di verità scrosciante. «Vi parlerò con franchezza, perché questo è il momento per dirci le cose in faccia», ha esordito l’assessora Sara Ferrari durante la quinta assemblea aperta dell’università di Trento.
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 22 giugno 2017
Nessuna divagazione, bensì una sorta di chiarimento vis a vis. «Gli atti che abbiamo firmato, dal patto di stabilità al documento d’indirizzo, sono stati concordati con il rettore». Una reciprocità eletta — tra gli altri — a esempio «di eccellente collaborazione». «Ogni paura di ingerenza della Provincia verso l’università è infondata: non c’è alcun indizio, nessun sintomo che ciò sia accaduto o accadrà». Nessun riferimento, nel suo intervento, al piano di rientro per colmare il debito di Piazza Dante verso l’ateneo (oltre 200 milioni). Ferrari ha piuttosto esortato la comunità accademica a rileggere quanto fatto sino a oggi («Perché siamo consapevoli dell’enorme patrimonio di cui disponiamo: la nostra università»).
«Mi piacerebbe dare un taglio franco a questo appuntamento» ha detto ieri Sara Ferrari, prendendo parola dopo il presidente Innocenzo Cipolletta, il sindaco Alessandro Andreatta e l’assessore Luca Zeni. «Sono assessora all’università e la ricerca, una delega che non esisteva prima dell’accordo di Milano — ha spiegato — Tale ruolo significa facilitare le relazioni tra un’istituzione e l’altra». Una sorta di congiunzione non sempre facile. «Ho la responsabilità di condividere con il rettore degli atti ben precisi: il patto di stabilità, che stabilisce come gestire il personale, così come l’atto di indirizzo che definisce quali strategie mettere in campo».
Non solo programmazione, però. «Al contempo io posso apparire come l’agente dell’ingerenza politica della Provincia sull’università: un rischio legittimo, ma la paura è infondata» ha chiarito rafforzando il concetto: «Ritengo non ci sia alcuna prova, alcun sintomo, alcun indizio che questo stia per avvenire o sia avvenuto. Se qualcuno vuole dimostrarmi il contrario ben volentieri, correggersi è legittimo». Viceversa, Ferrari ha voluto ricordare il ruolo strategico che l’ateneo ha per Piazza Dante: «I rapporti sono eccellenti e siamo attentissimi perché conosciamo il valore di questo patrimonio. Quindi verso tale timore d’ingerenza affermo viceversa il valore positivo della nostra relazione, per cui ringrazio il rettore Paolo Collini».
Ferrari ha quindi ricordato il disegno politico, ossia la definizione di un sistema integrato dell’alta formazione e della ricerca. «Abbiamo deciso di rafforzare i rapporti dell’università con gli altri enti di ricerca: solo noi, per esempio, abbiamo la doppia affiliazione, ciò sintetizza la capacità di collaborazione reciproca».
«Abbiamo davanti due importanti autonomie a confronto che finora hanno prodotto risultati eccellenti», ha detto in apertura Innocenzo Cipolletta, enfatizzando il ruolo attivo della comunità accademica e le sue ricadute sul territorio. «Non abbiamo una facoltà di medicina — ha ricordato — ma ciò non ci impedisce di occuparci di salute e contribuire a riflettere sulle grandi sfide di domani». Il master in via di attivazione con Fbk, aperto a laureati in medicina, è uno degli esempi espliciti, ha rimarcato il presidente.
«L’università deve essere consapevole delle inquietudini che colpiscono i cittadini — ha aggiunto il sindaco Andreatta — Mi rivolgo allora a voi, chiedendovi di farvene carico perché avete una responsabilità in termini di divulgazione». A imporsi, ha spiegato il primo cittadino, «è una cultura antiscientifica dilagante, in cui prevalgono il pensiero magico e le cure infondate». Uno scoramento, tra evidenze acquisite e fiducia dei cittadini, rimarcato anche dall’assessore Luca Zeni: «Oggi siamo in una fase di conoscenza diffusa che si rivela polverizzazione dei saperi». Una deriva, ha spiegato, che pone le istituzioni davanti a una responsabilità. «Nei momenti normali possiamo accompagnare lo sviluppo della società, ma nelle crisi serve un surplus: dobbiamo essere sia guida sia riferimento per i cittadini». Di qui il ruolo dell’università «che è avanguardia del cambiamento in un momento di spaesamento generale». Ecco, allora, l’auspicio per tornare al rispetto geometrico delle parti: «La collaborazione tra università e Provincia, nel rispetto dei ruoli, sarà la chiave per ricostruire il patto sociale che invece rischia di andare disperso».