"In Trentino facciamo protezione sociale 'vera' e promuoviamo nel contempo un welfare che stimola i beneficiari ad attivarsi per migliorare la propria condizione. Lo spirito dell'Assegno unico provinciale, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2018, e per il quale abbiamo previsto di mettere a disposizione circa 75 milioni di euro, è aiutare chi si aiuta".
Ufficio Stampa Provincia, 16 giugno 2017
Con queste parole il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi introduce la decisione assunta stamani dalla Giunta provinciale, che approva in via preliminare la proposta di regolamento del nuovo strumento di contrasto alla povertà, a servizio, secondo le stime, di circa 40.000 beneficiari, fra persone fisiche e nuclei familiari.
L'Assegno unico trae origine dalle esperienze maturate in questi anni dal Trentino e mette a fattor comune le diverse forme di intervento pubblico messe a punto per il sostegno alle fasce deboli della popolazione, alle famiglie, a chi è colpito da una invalidità, ma non è una sommatoria di vecchi strumenti: prefigura anzi una vera "rivoluzione" nelle politiche di protezione sociale provinciali, all'insegna dell'universalità, dell'equità, dell'efficienza, della semplificazione. Fra le principali novità, il sostegno ai soggetti deboli per un anno (attualmente va dai 4 agli 8 mesi), l' innalzamento dell'età per la concessione dell'assegno regionale ai figli unici anche oltre i 7 anni oggi previsti, l'innalzamento della soglia dell'Icef per il reddito minimo (da 0,13 a 0,15) per ricomprendere anche chi ha percepito qualche reddito da attività lavorativa ma rischia comunque di scivolare sotto la soglia di povertà. "Il percorso è tracciato - sottolinea Olivi - e con il prossimo anno il nuovo strumento entrerà a regime. Quello che il Trentino sta facendo è un grande investimento in innovazione sociale, migliorando la qualità, l'inclusività e l’equità del proprio welfare. Verranno redistribuiti i pesi dei diversi interventi, da un lato per venire incontro ai nuovi bisogni e affrontare le nuove marginalità, dall'altro però anche per premiare chi si impegna concretamente a migliorare la propria condizione, attivandosi per la ricerca di un lavoro o per il miglioramento della propria condizione occupazionale. Ciò si tradurrà necessariamente in un più forte 'patto' fra i beneficiari delle misure di welfare e la comunità".
Vediamo in sintesi le principali novità a cui corrispondono i quattro principali ambiti di intervento che saranno coperti dall'Assegno unico.
Contrasto alla povertà
Una parte consistente dell’Assegno unico, che per sua natura ha una struttura modulare, è quella destinata al contrasto alla povertà. Parliamo di una misura "universalistica", che consente di garantire una condizione economica sufficiente a soddisfare l'insieme dei bisogni dei nuclei familiari, e che potrà essere erogata sotto forma sia di integrazione monetaria al reddito sia di buoni spesa per l'accesso a servizi particolari (ad esempio quelli per la prima infanzia).
La prima novità riguarda l'estensione della durata ad un anno (12 mesi) della misura, a sostegno degli aventi diritto (allo stato attuale l'integrazione al reddito viene erogata in forma continuativa per 4 mesi prorogabili fino ad altri 4 mesi).
La seconda novità riguarda l'ampliamento della platea dei beneficiari. L'Assegno non si rivolgerà solo a chi è in condizioni di povertà conclamata, ma anche a chi ha redditi un poco più elevati, avendo svolto delle attività lavorative, ma che rischia fatalmente di scivolare verso l'indigenza. Per questo motivo la proposta è quella di alzare la "soglia" Icef dall'attuale 0,13 a 0,15 (7.500 euro annui equivalenti). Lo scopo è mandare dei segnali concreti e positivi a chi si impegna a migliorare la propria condizione.
E' prevista l'adozione di strumenti più efficaci sul versante della condizionalità: una più forte profilazione dei beneficiari del welfare provinciale si deve tradurre in un più forte "patto di servizio" stretto con la comunità, in un consolidamento delle politiche attive del lavoro, necessarie per consentire una duratura fuoriuscita dalla condizione di bisogno, e nella promozione di interventi mirati di cittadinanza attiva. Lo spirito è quello di evitare le secche dell'assistenzialismo e di stimolare chi percepisce un sostegno pubblico ad "aiutarsi da sé".
Sostegno alle famiglie
Per quanto riguarda questa seconda "colonna" su cui poggia l'edificio dell'Assegno unico, la principale novità è l'innalzamento dell'età per la concessione dell'assegno regionale anche ai figli unici oltre i 7 anni oggi previsti. Un sistema di calcolo progressivo permetterà di sostenere in maniera più "robusta" le famiglie numerose (premio natalità per il terzo figlio).
Invalidità
Per questa terza area, le parole d'ordine sono più equità e più protezione sociale. L'Assegno unico sosterrà in maniera decisiva le famiglie che hanno a carico invalidi gravi e invalidi giovani ed in generale coloro che hanno bisogno di maggiore aiuto.
Casa
E' previsto che anche la quota di sostegno al reddito per l'affitto della casa entrerà a far parte del nucleo dell'assegno unico.
Quanto sopra si ricollega naturalmente ad un altro dei vantaggi più evidenti dell'Assegno unico, la semplificazione degli oneri burocratico-amministrativi. I potenziali beneficiari di politiche sociali incontrano difficoltà nell’accedere alle varie misure quanto più queste sono frammentate e numerose. Con l'assegno unico sarà sufficiente un'unica domanda, ed un'unica procedura di valutazione. L’accorpamento in una unica procedura di valutazione accresce la possibilità di accesso, soprattutto per i più deboli, e favorisce altresì l’attenuarsi degli effetti di “stigma sociale”
Miglioramenti sono attesi anche sul versante dell'appropriatezza. L'erogazione di servizi in forma gratuita o semi-gratuita favorisce spesso una domanda che non risulta poi associata ad una regolare fruizione dei servizi. Il ricorso a buoni spesa, associato alla possibilità di un loro utilizzo per l'accesso a servizi di vario genere (dal trasporto alunni a corsi di formazione) può consentire al pubblico di organizzare i servizi in base all’effettiva domanda e ai cittadini di utilizzare le risorse per soddisfare le loro priorità di consumo.
Infine il tema del monitoraggio o della verificabilità: un sistema coordinato ed unitario, gestito da un’unica procedura amministrativa, consente una facile verifica di chi ha ricevuto che cosa e come le condizioni siano cambiate nel tempo. Solo in questo modo risulta possibile programmare e verificare nella maniera più puntuale ed efficace politiche sociali altrimenti frammentate.