Se è vero che, come recitava il titolo stesso dell’evento, “non tutti i vaccini sono sexy”, certamente sono attraenti i vaccini che interessano al mondo occidentale. Logiche di mercato, numeri in gioco e l’affacciarsi del rischio malattia sono i fattori che determinano non solo la diffusione, ma prima ancora lo studio e la nascita di un vaccino. Gli attori principali del suo percorso, dal bisogno alla distribuzione, sono i grandi gruppi economici, ma se l’iniziativa privata viene attuata in una positiva sinergia con i governi, allora mercato e tutela della salute possono convivere.
Ufficio Stampa Provincia, 2 giugno 2017
Se n'è parlato oggi pomeriggio a Trento presso l'Ex Convento Agostiniani, sede del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, all'evento intitolato “(Non tutti) i vaccini sono sexy. Disuguaglianze tra nord e sud del mondo”, a cura di Medici con l'Africa Cuamm e della Fondazione Bruno Kessler.
L’accesso ai servizi sanitari non può essere un privilegio, ha esordito Giancarlo Sturloni, giornalista scientifico moderatore dell’evento. Eppure i dati dicono che il 90% dell'investimento in ricerca medica va a beneficio del 10% della popolazione. E dicono anche che da quando sono arrivati pochi casi di ebola in occidente ci sono una decina di vaccini in via di sviluppo, come ha ricordato Stefano Merler, epidemiologo matematico della Fondazione Bruno Kessler.
In tale quadro, i vaccini sono la lente per analizzare le disuguaglianze fra nord e sud del mondo, ha detto Giovanni Putoto, responsabile programmazione e ricerca di Medici con l'Africa Cuamm. La ricerca sui vaccini – ha aggiunto – non viene decisa in base ai bisogni. Alcuni nascono quando la comunità occidentale “prende paura” e si attiva e l’iniziativa parte soprattutto dai grandi gruppi economici. Molte patologie che potrebbero essere “risolte” con un vaccino (da studiare o semplicemente da distribuire) non sono però affrontate perché mancano i fondi necessari. Un dato su tutti esprime le conseguenze di questa carenza di intervento: il 20% dei bambini africani non ha accesso ai vaccini esistenti.
Uno scenario che aiuta a comprendere meglio l’importanza della cooperazione allo sviluppo che, come ha detto Sara Ferrari, assessora all'università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità e cooperazione allo sviluppo della Provincia autonoma di Trento, è la presa di coscienza che oggi tutto è interconnesso e quindi è interesse di tutti che anche gli altri stiano meglio. Ciò tenendo presente – ha aggiunto Sara Ferrari – che la salute non è solo l’assenza di malattia ma una condizione di benessere della comunità; un benessere che deriva da diverse cause che concorrono alla salute della popolazione.
A proposito di salute, sono 400 milioni i morti evitati nella storia grazie al vaccino contro il vaiolo. Il dato è stato fornito da Stefano Merler di FBK. La Fondazione ha affiancato Cuamm per monitorare e analizzare i dati relativi alle vaccinazioni effettuate da Medici con l’Africa e capire come rendere più efficaci gli interventi nel continente, ma non solo.
Un esempio di sinergia fra diverse realtà – ha detto l’assessora Ferrari – che esprime e conferma, fra gli altri, anche l’impegno del Trentino, attraverso FBK e le tante nostre associazioni, nel campo della cooperazione allo sviluppo.