TRENTO La certezza dei collegi uninominali si avrà probabilmente solo oggi, ma i partiti del centrosinistra autonomista stanno già preparando le strategie in vista delle elezioni politiche di autunno. Nelle trattative tra Pd, Forza Italia e 5 stelle, i dem hanno tenuto duro sul mantenimento delle previsioni dell’Italicum: in regione, alla Camera, 4 collegi uninominali in Trentino, altrettanti in Alto Adige, più 3 deputati da eleggere con i resti in base al risultato nazionale.A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 1 giugno 2017
Su quest’ultima quota, poiché il sistema tedesco non prevede più il premio di maggioranza come l’Italicum, non è ancora stato chiarito se i tre collegi saranno assegnati ai migliori piazzati in regione dei partiti con i più alti resti, o se invece i tre posti potranno finire nel riparto nazionale su base proporzionale.
Il mantenimento per il Trentino Alto Adige dei collegi uninominali, già presenti al Senato, è dato per scontato sia a Roma sia a Trento; per votare con lo stesso sistema anche alla Camera, il centrosinistra autonomista nella capitale deve fare i conti con le pressioni di grillini e forzisti, che vorrebbero applicare il proporzionale alla tedesca senza eccezioni, dunque nemmeno in Trentino Alto Adige. Ieri sera, comunque, nell’emendamento alla legge elettorale presentato dal relatore Emanuele Fiano (Pd), il Mattarellum era «salvo». Quanto al controverso ritorno anticipato alle urne, Tonini stesso replica ai dubbi di Dellai (Corriere del Trentino di ieri): «C’è uno storico accordo tra le principali forze politiche sul sistema elettorale, i conti pubblici sono in sicurezza: credo che il gioco valga comunque la candela».
I quattro collegi alla Camera dovrebbero vedere due candidati del Pd, uno del Patt e uno dell’Upt. Al Senato invece dovrebbe essere riproposto lo schema uno-uno-uno. Tra i democratici non sarà della partita il senatore Giorgio Tonini; scontata la ricandidatura di Michele Nicoletti, gli altri due posti sono contesi da Alessandro Olivi, Donata Borgonovo Re, Elisa Filippi e Lucia Maestri. Il primo deve decidere se ritentare la carta della presidenza della Provincia (ma Rossi non sembra intenzionato a mollare) o virare verso Roma. Anche Borgonovo Re, che con Rossi è entrata in rotta di collisione nella prima metà di legislatura, punta al Parlamento. Ambizione comune a Elisa Filippi, renziana di ferro, che ha sfiorato per un soffio la candidatura nel 2013. Maestri è teoricamente la figura più compatibile con un Rossi-bis (ammesso che il Pd lo avvalli) ma non per questo disdegnerebbe una candidatura a Roma.
Nel Patt Franco Panizza punta al bis, anche se non è scontato che possa ricandidarsi nel collegio senatoriale di Trento, ambito anche dal Pd. Il volto nuovo che le stelle alpine pensano di lanciare è quello del vicesegretario Simone Marchiori, in predicato, tra un anno, anche di succedere allo stesso Panizza alla guida del partito. Per la presidenza, invece, salgono le quotazioni di Nicola Fioretti, sindaco di Aldeno, molto più allineato dell’attuale presidente Linda Tamanini. Resta da capire se Panizza, dopo la conferma a Roma, intenderà lasciare il Patt nelle mani della nuova generazione o si assumerà il rischio di guidarlo alle elezioni provinciali, con relativa difficoltà di confermare il risultato di cinque anni fa. «Il Patt — attacca l’ex Mauro Ottobre — ha fuoriuscite importanti anche tra i non eletti alle provinciali, da Roberto Bettinazzi, con Valduga a Rovereto, a Giuseppe Bonenti, ora vicino a Bezzi. Il punto è che Panizza e Rossi non hanno fatto le politiche del Patt».
Nell’Upt nessuno mette in discussione la ricandidatura di Lorenzo Dellai (tranne quando lui stesso, come ha fatto nei mesi scorsi, ha detto che avrebbe lasciato spazio a Vittorio Fravezzi); il segretario Tiziano Mellarini e Fravezzi stesso, teoricamente, dovrebbero giocarsi un posto a Roma.
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Partito Democratico del Trentino