L’Europa vista da fuori i confini ha sfaccettature e aspetti diversificati e anche inaspettati per noi europei. È importante conoscerli, per affrontare il futuro di relazioni geopolitiche ed economiche complesse e in veloce cambiamento. Se ne è parlato ieri pomeriggio al tendone di «Siamo Europa», con la moderazione del professor Andrea Fracasso, nuovo direttore della Scuola di Studi internazionali di Trento.M. Di Tolla, "Trentino", 15 maggio 2017
Sul palco i relatori erano Leila El Houssi, docente di Storia dei paesi islamici, Federico Petroni, analista della rivista Limes, Mario Del Pero, docente di Storia e Istituzioni delle Americhe e Fazila Mat, corrispondente dalla Turchia per Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Del Pero ha illustrato le radici storiche dell’attuale problematica eurofobia (e germanofobia) del presidente USA Donald Trump, che hanno portato ad una visione a stelle e strisce (non condivisa dalle elites del paese, radicata nel lessico politico del presidente Trump però) della zona euro come di un’area che sfrutta la protezione americana e contribuisce, con le esportazioni germaniche soprattutto, ad impoverire il settore industriale USA.
“Gli USA hanno oggi un asse più transpacifico, che non transatlantico e comunque Trump presenta uno scenario internazionale anarchico e brutale, dove ogni paese deve solo difendere i propri interessi” ha chiosato Peroni. Un altro paese dall’atteggiamento non univoco verso l’Europa è la Russia, di cui ha raccontato Federico Petroni, tratteggiando la descrizione di una ex potenza che si sente sempre accerchiata e che ha oggi un atteggiamento diverso per alcuni paesi (ad esempio ha simpatie filoitaliane e filotedesche, mentre ha relazioni non positive con paesi dell’ex cortina di ferro oggi europeizzati). Petroni ha chiarito che nell’animo russo l’Europa è ancora l’Asia anteriore e che oggi Putin vuole tornare ad esercitare una decisa influenza post-imperialista sullo scacchiere mondiale, e questo complica le relazioni con l’Unione europea, il cui allargamento ad est viene vissuto, dalla popolazione come dalle elites russe, come se fosse la Nato ad allargarsi, ledendo gli interessi egemonici russi. L’altro problema è senza dubbio la Turchia. Fazila Mat ha spiegato bene come il paese di Erdogan viva la relazione con l’Europa come quella con un amante desiderato e però costantemente respingente. Lo ha definito un rapporto di odio-amore. Per quanto riguarda le nazioni interessate dalla cosiddette primavere arabe, la professoressa Houssi ha spiegato come il cambiamento di paradigma intervenuto in quei contesti sia talmente profondo da rendere poco leggibile agli occhi europei l’attualità di quei paesi. La docente ha riflettuto sui messaggi ambigui lanciati dalle politiche europee ai giovani immigrati che vivono già in Europa, come seconda generazione, o che ad essa si affidano con viaggi estremi trovando spesso muri e limiti. “L’Europa sta volgendo le spalle al Mediterraneo” ha commentato delusa.
«No a stupri di serie A e di serie B»
La cronaca politica nazionale è arrivata a «Siamo l’Europa» con le parole di Cecile Kyenge. L’europarlamentare, a margine dell’incontro, ha commentata la frase di Debora Serracchiani. «Non ho nulla contro di lei - ha detto Kyenge - ma ritengo che non possano esistere stupri di serie A e stupri di serie B». Tornando all’argomento dell’incontro, l’ex ministra per l’integrazione vorrebbe portare la libera circolazione anche all’interno del continente africano, rafforzando i rapporti con l’Unione panafricana. Kyenge si è detta soddisfatta anche dal lavoro svolto in Burkina Faso dalla missione europea «con un Paese uscito da una crisi dopo un colpo di Stato che ha ricominciato a costruire le proprie istituzioni democratiche». Sul ricollocamento dei richiedenti asilo, un programma biennale fra settembre 2015 ed il settembre 2017 che avrebbe dovuto coinvolgere 160mila persone «siamo rimasti appena a 17mila individui partecipanti al programma».
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