L’esito del voto era stato svelato esattamente due anni fa, l’11 maggio 2015. Il giorno prima, il 10 maggio, la città capoluogo (ma anche altri Comuni trentini) aveva scelto non solo il suo sindaco — Alessandro Andreatta — ma anche i componenti del nuovo consiglio comunale, in veste ridotta (da 58 a 40 «poltrone»), tra conferme e inevitabili sorprese. Ma, soprattutto, con moltissime aspettative.M Giovannini, "Corriere del Trentino", 11 maggio 2017
Da allora, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. A volte in modo tumultuoso, altre con fin troppa calma. E le novità non sono mancate, soprattutto nell’immagine della maggioranza e della giunta. Con un bilancio — necessariamente ancora parziale — a luci e ombre.
Partendo dalla «semplice» composizione dell’Aula, scorrendo l’elenco degli eletti nella tornata del 2015, qualche cambio lo si nota: Claudio Cia, candidato sindaco, aveva lasciato subito la sua postazione alla leghista Claudia Postal. Mentre in quota Movimento 5 Stelle i due Demattè (Marianna e Andrea) sono stati sostituiti da Andrea Maschio e Marco Santini. In giunta, delle due assessore «esterne» scelte dal sindaco, Chiara Maule e Marika Ferrari, ne è rimasta solo una (Maule), con l’esponente autonomista «sacrificata» per cercare di risolvere i delicati problemi di una maggioranza sfilacciata e litigiosa, con attacchi al primo cittadino «somministrati» a suon di sgambetti al momento del voto, sfruttando gli scrutini segreti chiesti (chiaramente) da un’opposizione pronta a cavalcare le debolezze del centrosinistra autonomista. Tensioni, quelle della coalizione di maggioranza, sfociate anche nella divisione del Cantiere civico democratico, con l’uscita di Salvatore Panetta e Paolo Castelli (oggi nel Gruppo misto).
Ma se analizzare i mutamenti d’immagine di Palazzo Thun può essere interessante, più succoso è cercare di tracciare un bilancio delle sfide avviate e portate a termine, di quelle ancora in fieri e di quelle che, a due anni dal voto, rimangono incompiute.
Nell’elenco dei progetti che l’amministrazione del sindaco Andreatta può «spuntare», a spiccare — se non altro per una questione di vicinanza temporale — c’è l’operazione «Santa Chiara open lab», il progetto di riqualificazione dell’ampia area compresa tra via San Giovanni Bosco e le strutture del Santa Chiara, che porterà, grazie ai finanziamenti statali, al restyling e al riutilizzo dell’ex mensa universitaria (oggi dismessa) e alla trasformazione dell’ex Civica casa di riposo nel nuovo polo degli uffici tecnici del capoluogo. Una partita che, in qualche modo, ha contribuito anche a chiudere l’annosa vicenda del «Buco» Tosolini (inserita nell’operazione «Open lab»), con la firma della convenzione tra Comune e Habitat per la costruzione delle due palazzine comprese tra il parco e la Rsa griffata dall’architetto catalano Joan Busquets. E che è legata anche alla riqualificazione dell’ex sede di Lettere, la cui futura destinazione è stata prospettata in un partecipatissimo concorso di idee.
Ma gli ultimi anni hanno aperto la strada anche ai due sottopassi mancanti per collegare la città con il nuovo rione delle Albere: in via Taramelli il taglio del nastro è avvenuto lo scorso anno, mentre l’inaugurazione del collegamento all’altezza delle ex Aziende agrarie (il terzo e ultimo) è in agenda per il 2019. E se nel campo delle smart city Trento si è messa in mostra con la «week» del settembre scorso, meno fortuna hanno avuto gli sforzi del Comune per la candidatura del capoluogo trentino a Capitale italiana della cultura 2018 (la vittoria, alla fine, è andata a Palermo).
Attuazione «a metà» per il campeggio, che da struttura a cinque stelle è diventata una «semplice» area sosta, in attesa di tempi migliori. Così come il complesso di viale dei Tigli, ridimensionato a causa della crisi economica.
Qualche passo in avanti, nelle ultime settimane, si è registrato per la questione del centro natatorio, ma anche per l’ex Italcementi (la prossima settimana oggetto di un vertice di maggioranza), mentre c’è ancora silenzio sul vero cardine della consiliatura: il nuovo Prg, «fermo» alla costruzione dell’équipe. Così come su partite che attendono definizione da tempo: tra queste, solo per citarne due, il destino delle aree di San Vincenzo di Mattarello e del comparto che oggi ospita l’ospedale cittadino. A dover essere affrontato da Palazzo Thun c’è anche il tema del destino delle circoscrizioni cittadine, mentre sul fronte della mobilità le priorità rimangono sulla carta: dorsale nord-sud, funicolare di Povo e funivia del Bondone.
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