#primariepd - Gilmozzi: "Entusiasmo in ripresa". Manica: "Dobbiamo interrogarci su chi oggi rappresentiamo"

Rispetto alle primarie del 2013, in Trentino è rimasto a casa un elettore su due. A livello nazionale, uno su tre. Il giorno dopo il voto che anche in provincia ha rilanciato Matteo Renzi (72,59% contro il 21,24% di Orlando e il 5,54% di Emiliano), sono i dati sull’affluenza a far discutere i democratici. Il segretario Italo Gilmozzi alza muri d’ottimismo, ma dai sostenitori di Orlando e Emiliano arriva la richiesta di un’analisi critica sulla scarsa partecipazione e sull’esiguità del voto giovanile.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 3 maggio 2017

 

Giurano di non essersi messi d’accordo, ma Alessio Manica (pro Orlando) e Andrea Miorandi (pro Emiliano) si pongono la stessa domanda: «Oggi il Pd chi rappresenta?». Pur parlando di «risultato importante», anche la renziana Elisa Filippi riconosce che li «Pd trentino viene vissuto con maggiore travaglio rispetto a quello nazionale».

Le cifre

In Trentino hanno partecipato alle primarie 10.245 persone. Alle stesse consultazioni del dicembre 2013, l’affluenza era stata di 21.185 elettori. Una flessione del 51,64%, ovvero più di un dimezzamento. Si tratta di dati ufficiali, mentre quelli nazionali (ieri contestati da Orlando) sono ancora ufficiosi: il Pd li ha comunque ribaditi sul proprio sito internet e dipingono un andamento migliore di quello trentino.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 3 maggio 2017

Nel 2013 hanno partecipato alle primarie due milioni e 814.881 persone, scese domenica scorsa a un milione e 848.658, per una contrazione del 34,33%.

La picchiata dei votanti non ha risparmiato Trento e Rovereto, dove l’elettorato è tradizionalmente più attento alle questioni nazionali. A Trento si è scesi da 7.127 a 3.555 votanti (-50,12%), a Rovereto da 2.060 a 974 (-52,72%). Le uniche due località in controtendenza sul territorio provinciale sono state Folgaria (137 votanti nel 2013, 144 quest’anno) e Nomi (128 partecipanti nel 2013, 140 quest’anno). A Riva del Garda il calo è stato più contenuto rispetto agli altri grandi centri: da 769 votanti del 2013 a 506 del 2017.

I renziani

Il commento più positivo è di Gilmozzi: «Queste primarie hanno smosso qualcosa, vedo un entusiasmo in ripresa. È vero, non siamo a livello stratosferici: nel 2013 i votanti erano il doppio. Ma è altrettanto vero che non mi aspettavo diecimila persone e comunque non ci sono solo i numeri». Secondo il segretario, il maggior calo percentuale trentino rispetto alla media italiana si può spiegare con il fatto che «nel resto d’Italia i centristi votano il Pd, mentre qui in Trentino votano Upt. Ora l’importante è che tutti riconoscano il risultato». Alessandro Olivi, anch’egli sostenitore di Renzi, legge il risultato diversamente: «Per me chi va a votare ha sempre ragione: la leadership di Renzi si è rafforzata. Per il Pd trentino, però, è urgente tornare a occuparsi del problema dell’espansività di questo partito. Non possiamo limitarci a presidiare il campo della sinistra, accettando che altri si occupino del centro. La vocazione del Pd è allargare i confini». Per Elisa Filippi «le primarie sono state un esempio di grande fiducia nel Pd. Il calo dei votanti? Nel 2013 si erano appena tenute le elezioni provinciali, c’era un clima di ascesa, oggi siamo in un’altra fase. Credo che il percorso del Pd in Trentino sia stato vissuto con maggiore difficoltà rispetto al resto d’Italia, per esempio in occasione delle primarie per la segreteria del 2014». Sull’attualità della nascita di un Pd territoriale (Gabriel Echevarria, eletto in assemblea nazionale, ha già ridimensionato il progetto), Filippi è chiara: «Lo devono decidere gli iscritti».

Il nodo dei giovani

Ai seggi si sono presentati pochissimi giovani: un dato non documentabile con le carte, ma riconosciuto pressoché da tutti. «Sì, effettivamente bisogna riflettere sull’età di chi ha votato. Una spiegazione può essere che Renzi nel 2013 era quello che doveva cambiare il mondo, quest’anno è quello che mantiene l’esistente», dice Gilmozzi. «Molte persone, tra cui tanti giovani, temono il declassamento sociale. In Italia sono il 67%, dice il Censis. Dobbiamo interrogarci su questo aspetto, ancora prima che sui numeri», è l’analisi di Elisabetta Bozzarelli, candidata alla segreteria al congresso dello scorso anno e coordinatrice uscente a Trento. «Secondo me — aggiunge — il Pd deve coltivare la sua specificità trentina. Così può recuperare in termini di coinvolgimento. Manca l’emozione che fa vibrare la politica».

Le critiche

Andrea Miorandi, che ha sostenuto Emiliano, testimonia che «a Rovereto (dove è stato sindaco fino al 2015, ndr) la sinistra non è andata a votare. Pochi votanti, pochi giovani, niente popolo delle primarie. Chi rappresenta oggi il Pd? Dobbiamo chiedercelo. Invece vedo un grande iperattivismo di chi ha vinto, unito a un ipertrionfalismo. Noi come mozione Emiliano saremo leali ma non così obbedienti: chi ha vinto non escluda gli altri». Tra i sostenitori di Orlando, Alessio Manica è chiaro: «Il congresso aveva bisogno di tempi più lunghi, e non doveva celebrarsi con le primarie (per queste frasi il capogruppo ieri è stato oggetto di critiche soprattutto tra i renziani, ndr). Inevitabilmente sarebbe sfociato in un arretramento dei numeri che si è puntualmente verificato. Diecimila votanti in meno mi preoccupano in vista delle provinciali: la flessione è stata superiore al 2013 non perché i centristi votano Upt, ma perché abbiamo perso alcune città (tra cui Rovereto, ndr) e perché dobbiamo interrogarci su chi oggi rappresentiamo. I giovani, per esempio, li rappresentiamo? Sono anche preoccupato perché ho sentito dire tra i renziani che ora dobbiamo definitivamente archiviare il dibattito sul Pd trentino, appiattendoci definitivamente sul livello nazionale».

Chi non è andato a votare per nulla è Bruno Dorigatti: «Renzi ha vinto e mi auguro che ora non si arrivi alla resa dei conti. Continuo a ritenere intollerabile che un segretario sia eletto da chi non ha la tessera. Dobbiamo riflettere sul calo dei votanti, di cui certo non mi rallegro, e mi auguro che il partito sia meno gassoso. Da domani torniamo a occuparci di lavoro».