La legge sulla doppia preferenza di genere (due sole preferenze a disposizione degli elettori alle elezioni provinciali, la seconda di genere diverso dalla prima, pena la sua decadenza, e liste composte per metà da uomini e l’altra metà da donne) torna in aula, questa volta ad oltranza, con esiti difficili da prevedere vista la mole di 5300 emendamenti, 2250 dal solo Rodolfo Borga (Civica), altri 1700 da Filippo Degasperi (M5S).
C. Bert, "Trentino", 3 maggio 2017
Da giovedì 11 maggio si procederà “fino a conclusione del punto”. Così ha stabilito ieri la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Bruno Dorigatti, che ha concordato l’ordine del giorno per le tre giornate di consiglio. Si comincerà con il question time e si procederà con la designazione di un magistrato per la sezione di controllo della Corte dei Conti di Trento e con la nomina suppletiva di un membro della Giunta delle elezioni (in sostituzione di Kaswalder). Al punto 4 la parità di genere.
Dorigatti ha respinto la proposta delle minoranze di far slittare il punto - come già avvenuto nelle ultime tornate consiliari - in coda ad altri disegni di legge in attesa di discussione, opzione bocciata in particolare dal capogruppo del Pd Alessio Manica. Nella tornata d’aula di aprile la maggioranza era rimasta spiazzata dalla proposta a sopresa di Bezzi, Bottamedi e Cia, di un maxiemendamento per sottoporre la legge a referendum: una exit strategy che però non aveva trovato le tre firme necessarie dei capigruppo di minoranza.
Ma anche nella maggioranza, non è un segreto, il consenso sulla doppia preferenza - che pure è nel programma 2013 del governatore Ugo Rossi - è tutt’altro che convinto nei gruppi di Upt e Patt. Ufficialmente il centrosinistra autonomista tornerà in aula con l’attuale formulazione del ddl Bezzi-Maestri. Ma le speranze di approvarlo così sono ridotte al lumicino. Servirà una trattativa, e questa volta vera. «Cercheremo di portare a casa il risultato, possibilmente pieno», dichiara (sibillina) Lucia Maestri, che deve vedersela con la posizione del Comitato Non Ultimi che non vuol sentir parlare di mediazione sulla terza preferenza. Ma proprio la terza preferenza di genere (come propone un emendamento di Gianfranco Zanon, di Pt) potrebbe essere il punto di caduta.
Venerdì la maggioranza si confronterà sulle strategie d’aula e sui termini della trattativa con le minoranze (Progetto Trentino, dopo la rottura sulla legge sulla cultura, ha annunciato ostruzionismo generalizzato). Sul tavolo c’è da tempo anche il ddl di Borga sull’eleggibilità dei sindaci dei Comuni con più di 5 mila abitanti (che non dovrebbero più dimettersi se si candidano alle provinciali): la maggioranza ha finora detto no a «scambi», ma per portare a casa la doppia preferenza qualcuno dovrà cedere.