«C’è un vincitore delle primarie, che è il segretario di tutti, gli sconfitti lo riconoscano. E chi è stato premiato tenga conto di tutte le sensibilità». Chiuso il congresso, Italo Gilmozzi, segretario del Partito democratico trentino, invita il Pd a ricompattarsi dopo l’esito del congresso che anche in Trentino ha sancito una netta vittoria di Matteo Renzi (72,6%) davanti a Andrea Orlando (21,2%) e Michele Emiliano (5,5%), con una partecipazione di 10 mila elettori che però si è dimezzata rispetto al 2013."Trentino", 3 maggio 2017
«Queste primarie hanno rappresentato un soffio di entusiasmo. Alcuni giudizi tranchant che ho sentito nelle scorse ore (Gilmozzi si riferisce al capogruppo Alessio Manica, «Una consultazione in stile Facebook che ha premiato chi aveva più visibilità. Orlando ha preso pochi voti ma era meglio non andare a votare», ma anche ai sostenitori di Emiliano «Il Pd è di Renzi e non più il nostro») «hanno il grave torto di annullare questo soffio», «invito tutti gli esponenti del partito, soprattutto chi ha ruoli di responsabilità, a valorizzare questo momento, pur con tutti i suoi limiti». «C’è stato un confronto - prosegue Gilmozzi, che ha sostenuto Renzi, pur senza fare campagna elettorale - mi pare che a livello nazionale tutti e tre i candidati abbiano detto di voler lavorare insieme. È ora di farlo, e sarà sempre troppo tardi».
Quanto all’affluenza dimezzata, il segretario ammette: «Siamo calati più che a livello nazionale, su questo dovremo riflettere». Per la consigliera provinciale Lucia Maestri (sostenitrice della mozione Renzi) «il primo punto all’ordine del giorno è l’unità del Pd»: «Le minoranze accettino, dopo la discussione, il principio di maggioranza sulle scelte. Ciò che si decide a maggioranza va rispettato, o non siamo più un partito. Le schermaglie post-elettorali non eleganti sul numero di votanti ci possono stare, non sono un preludio alla guerra interna, sarebbe assurdo». E sulla disaffezione dell’elettorato commenta: «Il calo della partecipazione ha tante cause. Abbiamo una situazione a macchia di leopardo, con situazioni fragili come Rovereto, dobbiamo rafforzare la nostra presenza sul territorio».
Sul fronte pro-Orlando, parla Andrea La Malfa, responsabile della campagna: «Oggi c’è da riconoscere il risultato, auguri al segretario. Noi non condividiamo la sua linea e il nostro impegno sarà di dare rappresentanza politica al 35% degli iscritti e al 22% degli elettori che hanno votato per Orlando. Nel calo di elettori c’è chi, disilluso, non ha creduto in un’alternativa e ha preferito non votare. La responsabilità di non essere riusciti a convincere è anche nostra». Ai renziani che invocano il rispetto del «principio di maggioranza», La Malfa risponde citando il «principio di merito, che significa discussione»: «In un partito dopo un confronto è il segretario che deve farsi carico della sintesi. Se invece, com’è accaduto in passato, la risposta è che le proposte di maggioranza non cambiano di una virgola, e si punta sull’imposizione muscolare delle decisioni, questo non è un confronto. Non possono dirci che decide sempre e solo chi ha la maggioranza. In Trentino il segretario Gilmozzi cerca sempre una sintesi con chi la pensa diversamente».
È dal gruppo della mozione Emiliano che arriva la reazione più forte: «Un partito responsabile dovrebbe farsi carico di interpretare questo risultato», avverte l’ex sindaco di Rovereto Andrea Miorandi, «qui di trionfale c’è solo la percentuale per Renzi. La partecipazione si è dimezzata, i giovani che hanno votato sono pochi, un certo elettorato di sinistra ai seggi non si è fatto vedere. Da parte dei vincitori mi preoccuperei di riflettere su questo, facendo quell’autocritica mancata dopo il referendum del 4 dicembre. Invece il Pd mi sembra più preoccupato di contare se stesso». E aggiunge: «Non è una partita di calcio, certi trionfalismi sono del tutto fuori luogo. Qualcuno ha chiamato i capilista delle altre mozioni o i volontari? Nessuno. Rischiamo una personalizzazione estrema del partito».
Nel dibattito post-primarie si inserisce anche il tema della «territorialità» e «specificità» del Pd trentino. Lo ha sollevato uno dei giovani della segreteria di Gilmozzi, il renziano Gabriel Echeverria: «Ha vinto Renzi, con un risultato in sostanzialmente in linea con la media nazionale, il Pd del Trentino è di fatto il Pd nazionale dal punto di vista dell'equilibrio delle mozioni. Per questo anche il dibattito sulla diversità del Pd trentino dovrà per forza essere ridimensionato». «Si votava su altro, mi risulta che Olivieri, renziano, sia anche uno dei fautori del Pd territoriale», è la replica di La Malfa. E Gilmozzi ricuce: «Non sono questioni che decidono i componenti di segreteria, il coordinamento provinciale ha scelto di investire su questo percorso, che per altro non dipende solo dal Pd. E il risultato delle primarie non lo compromette».
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