«Mobilità, innovazione, turismo». Sono le priorità indicate dal sindaco Alessandro Andreatta durante l’incontro organizzato dal Corriere del Trentino sui mille volti del capoluogo. Dal rappresentante delle circoscrizioni, Armando Stefani, arriva l’appello a rivalutare le circoscrizioni. Franceschini (Architetti): le periferie siano laboratori.E. Ferro, "Corriere del Trentino", 29 aprile 2017
Come un prisma, che con le sue facce rimanda una visione multiforme, scomposta e variegata, Trento è una e molte allo stesso tempo. Piena di appartenenze e radici, più profonde o meno forti, ma tutte capaci di concorrere al formarsi di un tronco solido e di una chioma folta, anche se a tratti magari scompigliata. Trento «città arcipelago» si diceva un tempo, Trento «città dei vasi comunicanti» dice oggi il sindaco Alessandro Andreatta, primo cittadino di un capoluogo che ha la connessione fra il suo nord e il suo sud come priorità e che nel tessuto urbano che amministra non vede «periferie nel senso deteriore del termine». Quelle periferie che per Alessandro Franceschini sono «laboratori nel quale si può trovare il dna del Trentino del futuro», così come laboratori «sociali» sono le circoscrizioni per Armando Stefani, «dove la partecipazione può guardare a nuovi orizzonti» e i cittadini amalgamarsi in un impasto di ingredienti differenti capaci di lievitare insieme, come testimoniano Maria Grazia Zorzi e Vittoria de Mare.
Insomma, tra le pieghe delle sue vie, dei suoi quartieri, dei suoi abitanti e delle sue vocazioni Trento declina il suo modo di essere, diverso per forme e modi. Ai mutamenti sociali del capoluogo il Corriere del Trentino ha dedicato un’inchiesta in 29 puntate, pubblicate fra il 4 maggio e 6 novembre 2016, che ieri hanno trovato la loro sintesi in un incontro pubblico a palazzo Geremia, moderato dal direttore del Corriere del Trentino Enrico Franco, al quale hanno preso parte cittadini ma anche esponenti politici, dagli assessori comunali Roberto Stanchina e Tiziano Uez, all’onorevole Lorenzo Dellai, al senatore Franco Panizza e all’ex parlamentare Marco Boato. Vecchi e nuovi cittadini, multiformi identità, buone pratiche e problemi, sfide e sguardi al domani: secondo il sindaco Andreatta il futuro del capoluogo si gioca su tre direttive principali. «Trento come città di frontiera, del dialogo e dell’incontro — elenca — ma anche città della conoscenza, della formazione, dell’università, della ricerca ma anche dei suoi musei e delle biblioteche. Infine, città che troverà la sua forza nel turismo culturale». Le vocazioni riassumono una tesi: «Trento è fatta di microcosmi che hanno valenza e significato in sé e come sindaco non devo cercare di uniformarli» sostiene Andreatta. Territori, ma non periferie, «che nella loro accezione deteriore qui non esistono». «In ognuna delle circoscrizioni troviamo un’offerta scolastica che spazia dall’asilo nido alle scuole medie, una sede centrale come luogo per le associazioni e impiantistica sportiva». Certo, negare la sofferenza di alcune zone è impossibile, ce ne sono altre «in cerca d’autore», «ma stiamo cercando di rimediare». La mobilità rimane tema centrale: «La priorità assoluta è il collegamento nord-sud, segue poi quello con la collina, infine anche se con mille interrogativi, quello con il Bondone».
Il vicepresidente dell’Ordine degli architetti Franceschini individua in fretta gli obiettivi che Trento può darsi: «Diventare una città sostenibile, in cui la tutela ambientale entra nel concept di tutti i progetti — afferma — un luogo che mira alla resilienza, perché il clima sta cambiando e per essere forti occorre inventare modalità con cui stare al passo. Infine il controllo della tecnologia, Trento deve essere una smart city». Ma anche una città in grado di «rivalutare il ruolo delle sue circoscrizioni» come sostiene Stefani, che ne è presidente. «Perché il volontariato sta perdendo terreno e la politica ha sempre meno appeal — evidenzia — e nelle circoscrizioni la partecipazione può guardare a nuovi orizzonti». Insomma, bisogna partire dai quartieri. Per quanto diversi fra loro e ognuno caratterizzato da problemi e orientamenti differenti, che ne hanno modificato il volto nel tempo. «L’approccio di prossimità è quello che permette meglio di valorizzare le potenzialità presenti nel territorio».
E a Canova e San Pio X ne sanno qualcosa. Il forno sociale «Migola» in due anni ha visto transitare dai suoi spazi oltre 200 persone a condividere pane ed esistenza. «Il tempo della lievitazione diventa il tempo della relazione» svela Vittoria de Mare, presidente dell’associazione Carpe Diem che a Canova ha fatto dell’integrazione la sua mission. Così come la fusione tra abitanti storici e nuovi cittadini, che a tratti può provocare un senso di spaesamento, nella circoscrizione San Giuseppe Santa Chiara, come dice la sua presidente Zorzi, è diventata «capitale sociale»: «Un mix capace di mediare alle tensioni e di dare vita a iniziative che hanno permesso di mantenere uno spirito in cui si sente davvero di appartenere a una comunità» osserva.
Partecipato il dibattito seguito agli interventi, con cittadini attenti in particolar modo alle questioni della mobilità (al sindaco sono state chieste decisioni e concretezza) e alla manutenzione delle connessioni sociali. Fra loro Marco Boato, esponente dei Verdi trentini, ha proposto di pubblicare l’inchiesta in un volume da lasciare in edicola «anche per un mese ».
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