#primariepd 30 aprile - «Le riforme di RENZI hanno fatto crescere il Paese»

Elisa Filippi, membro della direzione nazionale del Partito Democratico e renziana di ferro, guarda alle primarie di domani come alla vera possibilità di svolta. Per il suo partito, il Pd, ma anche per l’Italia e per il Trentino. Un’occasione per rafforzare il ruolo dei democratici nella governance locale e per ridare valore all’intero Paese, passando «dall’io al noi», come recita lo slogan del suo leader, Matteo Renzi.
S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 29 aprile 2017

 

Elisa, siamo arrivati alla fine di quest’altra competizione. Cosa si aspetta dalle primarie di domenica?

«Innanzitutto, spero che siano tanti i trentini a votare. Le primarie sono un’occasione di democrazia, un modo attraverso il quale possiamo esprimere attivamente il nostro pensiero. Per altro, già 600 persone in Trentino hanno partecipato alla prima fase congressuale, con le primarie immagino che l’affluenza possa essere molto più alta».

Cosa cambierà per il Trentino se Renzi dovesse di nuovo essere eletto alla guida del Pd?

«Sicuramente ci rafforzeremo. Il partito potrebbe rilanciarsi nella coalizione di centrosinistra autonomista evitando derive ideologiche. Un Pd guidato da Renzi, dopotutto, già in passato si è dimostrato solido nei rapporti con le istituzioni locali».

Se dovessero vincere il Guardasigilli Andrea Orlando o il governatore della Puglia, Michele Emiliano, non sarà così?

«Non credo. Gli altri candidati si identificano in approcci più ideologici, il Pd di Renzi ha una vocazione maggioritaria».

Come vede la possibilità che il partito locale si possa federare con il nazionale?

«Non è il caso di parlarne oggi, le prospettive devono esprimersi a livello locale, è un tema che va affrontato prima internamente».

Dunque, cosa dovrebbero aspettarsi gli italiani da un Renzi bis alla guida dei democratici?

«Renzi ha le idee chiare: vuole rilanciare il partito e ha un programma preciso per l’Italia. È l’unico dei tre competitors ad aver già detto che è pronto a candidarsi premier. Questo a mio avviso è un valore aggiunto».

Perché gli italiani dovrebbero dargli fiducia questa volta?

«Perché ha già fatto bene, ma ancora non ha terminato le sue battaglie. Grazie alle riforme del governo Renzi, l’Italia è cresciuta e il nostro debito è lievemente diminuito: penso al Jobs Act che ha modificato integralmente il mondo del lavoro, alla semplificazione della pubblica amministrazione e agli 80 euro. E anche in Europa, Matteo ha dimostrato di voler lottare per maggiore democrazia e flessibilità».

Gli altri candidati però non la vedono proprio così, soprattutto per quanto fatto nel Pd: per Orlando, il partito con Renzi ha perso il contatto con la gente, per Emiliano se dovesse vincere Renzi sarebbe «una vera sciagura». Lei cosa ne pensa?

«Mi sembrano giudizi superficiali. Starei attenta alla loro correttezza e per contrastarli ricorro ancora una volta alla concretezza dei dati. Il tema non è se piace o meno Renzi a livello personale, ma cosa hanno prodotto le riforme da lui fatte. Chi critica deve anche saper proporre delle alternative concrete. E mi pare non sia questo il caso».

Dunque, Renzi non ha nulla da rimproverarsi? Non ha peccato neanche di poco ascolto?

«Non direi. Renzi è per un partito plurale, ma ricordo che la pluralità, per poter funzionare, deve andare di pari passo con la disciplina».