#CULTURA - Musei, caso politico in coalizione. Il Pd a Mellarini: serve il cda unico

La riforma della cultura diventa un caso politico in maggioranza. Dopo l’intesa informale tra l’assessore Tiziano Mellarini (Upt) e Walter Viola (Progetto Trentino) che sembrava aver definitivamente sepolto l’idea di un sistema museale guidato da un unico cda, il Pd ha chiesto e ottenuto la convocazione di un vertice di maggioranza per questa mattina.
A. Papayannidis, "Corriere del Trentino", 21 aprile 2017

 

Riunione urgente perché la prossima settimana, dopo il ponte del 25 aprile, in commissione si inizierà a votare la riforma e ancora Mellarini non ha depositato alcun emendamento. «Abbiamo visto quelli di Viola — dicono i consiglieri del Pd — ma noi stiamo a ciò che con l’assessore abbiamo condiviso nell’ultimo incontro di maggioranza: cda unico, con tanto di motivazioni».

Sorpresa

Dopo tale incontro, dieci giorni fa è arrivata la sorpresa dall’opposizione: nel gruppo informale interno alla commissione cultura presieduta da Lucia Maestri (Pd), Viola ha proposto uno schema nuovo e Mellarini lo ha accolto con un’assertività che ha spiazzato gli alleati. Per la seconda volta in tre anni, stop al cda unico per mantenere i tre attuali board di Muse, Mart e Museo degli usi e costumi della gente trentina, aggiungerne un quarto (per il Buonconsiglio), ridurre a tre i componenti di ciascun consiglio, e introdurre la conferenza dei presidenti, guidata dall’assessore, come ulteriore livello di governance per garantire la gestione unitaria del comparto.

La lettera

La mossa non è andata giù al Pd il cui gruppo, mercoledì, non solo ha bocciato la costituzione del cda del Buonconsiglio, ma anche il mantenimento degli altri tre. «L’identità del museo è garantita dal comitato scientifico e dal direttore», dice Maestri. I democratici criticano l’idea che non solo i livelli di governance non siano ridotti, come era nelle intenzioni dello stesso Mellarini, ma addirittura aumentati. Pur restando fermo sul cda unico il Pd, tuttavia, promuove l’emendamento di Viola nella parte in cui mette in rete i musei principali con quelli più piccoli. Vista la rilevanza del tema — sia politica, sia amministrativa — il capogruppo dem Alessio Manica ha scritto una lettera urgente al governatore Ugo Rossi, a Mellarini, ai capigruppo dei partiti di coalizione e a tutti i membri di maggioranza della quinta commissione (oltre a Maestri, ci sono Mario Tonina e Gianpiero Passamani per l’Upt e Chiara Avanzo per il Patt). La sollecitazione al confronto è stata subito accolta e oggi la maggioranza si riunirà per capire se Mellarini farà marcia indietro. Nell’Upt stessa vi sono perplessità sulla condotta dell’assessore (e segretario) e ci si sofferma sul fatto che «l’assessore dovrebbe avere una linea, non farsi fare la riforma da Viola». Lorenzo Ossanna, capogruppo del Patt, è attendista: «Sentiamo cosa dice Mellarini, poi vedremo».

Meno discrezionalità

Preoccupato di lasciare il palco a Mellarini e Viola, il Pd è intanto intervenuto con emendamenti di sostanza anche sulla parte della riforma che non riguarda i musei, con l’obiettivo — tra gli altri — di rendere più trasparenti e meno discrezionali i finanziamenti provinciali nel settore della cultura e degli spettacoli. Viene infatti introdotto «il programma operativo annuale degli interventi della Provincia in cui, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio, Piazza Dante deve specificare obiettivi, riparto delle risorse, indirizzi relativi ai criteri e alle modalità di attuazione del sostegno al settore». Maglie più strette vengono proposte per la valutazione degli interventi, che dovrà riguardare «sia il profilo quantitativo che qualitativo». Infine, la distribuzione del fondo unico provinciale per lo spettacolo, secondo quanto proposto dal Pd, dovrà avvenire alla luce di «criteri di valutazione quantitativi e qualitativi» da stabilire nella delibera di giunta «previo parere della commissione consiliare». Inoltre «per la valutazione delle domande di finanziamento e il monitoraggio dei risultati attesi viene costituita una commissione consultiva che esprime un parere sulla base dei criteri stabiliti dalla giunta». Oggi si capirà se le rotte di Mellarini e il Pd viaggeranno parallele o se sono destinate allo scontro.

 

Tre anni di silenzi e improvvise giravolte

 

TRENTO Tre anni fa l’assessore alla cultura Tiziano Mellarini annunciava «il cda unico dei musei trentino entro il 2016». Siamo nel 2017 e la razionalizzazione è stata proposta e abbandonata due volte. Nel 2014 Mellarini finì per raccogliere critiche sufficienti a fargli ritenere che il tessuto museale trentino non fosse ancora pronto a una razionalizzazione radicale. Seguirono quasi due anni di silenzio sulla riforma, interrotto solo dalle preoccupazioni del Pd per il ritardo e dalle rassicurazioni dell’assessore: «Stiamo lavorando sullo sport, il calendario del Consiglio non lo decido io».

Un anno fa, ecco la proposta dei poli museali. Prima tre, con i capofila Muse, Mart, Fondazione Museo storico che avrebbero dovuto coagulare i musei relativi a scienza e cultura materiale, contemporaneità, storia e arte. Poi i poli sono diventati quattro, per assicurare autonomia al comparto dell’etnografia, uno dei più solerti nel contrastare la riforma. Ma nemmeno la polarizzazione ha avuto fortuna, nascendo per diversi aspetti in antitesi con l’orientamento della normativa nazionale. Grandi musei a parte, gli altri hanno rigettato un disegno che veniva percepito come un possibile veicolo di subalternità dentro una nuova gerarchia provinciale.

A quel punto (siamo a marzo 2017), l’assessore ha rispolverato il vecchio disegno del cda unico. Il principio di razionalizzazione è stato nel frattempo accettato in Trentino in diversi comparti, dalle fusioni dei Comuni alle società partecipate. Ma la determinazione di Mellarini (con il Pd pronto ad appoggiarlo) non si è dimostrata granitica. Dieci giorni fa, a sorpresa, l’assessore ha promesso appoggio alla proposta di Walter Viola: i cda non si toccano (si riducono però a tre membri ciascuno), si crea un board anche per il Castello del Buonconsiglio, e l’unitarietà del disegno è garantita da una conferenza dei presidenti guidata dallo stesso assessore.