A una settimana dal terremoto che ha colpito Itas - dopo svariate prese di posizione e interrogazioni delle opposizioni in consiglio provinciale, e una lettera aperta dei lavoratori Itas che a gran voce hanno chiesto di «fare pulizia» e una governance che traghetti la società - l’imbarazzo cede il passo alla censura. Troppi i particolari emersi per trincerarsi dietro il silenzio.
C. Bert, "Trentino", 20 aprile 2017
Il governatore Ugo Rossi si è limitato a dire che «come presidente della Provincia mi auguro che alla compagnia sia garantita una governance sicura e affidabile». Di più dice il segretario del Patt, il suo partito, Franco Panizza: «Siamo tutti allibiti, conosco Itas solo dall’esterno, come azienda simbolo del nostro territorio, una società in salute, in crescita. Quello che emerge è un quadro desolante e preoccupante, che non appartiene alla mia etica e all’etica di una compagnia mutualistica. L’auspicio è che si faccia chiarezza in tempi rapidi, e che la società torni ad avere una governance affidabile, capace, che gode di credibilità e della fiducia dei soci».
Dure le reazioni in casa Pd. Dopo il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, tra i primi a commentare («Ci sono poteri che si sentono zone franche»), ieri ha parlato il segretario Italo Gilmozzi: «Quello a cui stiamo assistendo è un passaggio preoccupante che allontana Itas da quei valori di mutualità e morigeratezza che ha sempre rappresentato. Per questo c’è bisogno di un’operazione di trasparenza dentro la compagnia, un nuovo corso e una seria riflessione dell’intero gruppo dirigente che dia un segnale di discontinuità forte rispetto alle storture che sono emerse. Non è una sola persona ad aver guidato Itas in questi anni». Anche il capogruppo provinciale Pd Alessio Manica definisce il quadro che sta emergendo dall’inchiesta «imbarazzante»: «Due aspetti in particolare, l'esistenza di un vero e proprio sistema fatto di favori, privilegi e utilizzo senza pudori delle risorse aziendali. Dall'altra una distanza abissale, che non è solo quella di Grassi, dal Dna originario di Itas. Tutte cose dal sapore di altri luoghi. Quegli stipendi, quei premi, quelle regalie non sono compatibili con il modello di Trentino che tutti vorremmo. Mi auguro che i soci di Itas non si accontentino della punizione del colpevole più sfacciato, sarebbe troppo comodo. Molti hanno beneficiato, molti sapevano e hanno avallato quel sistema. I negozi dei regali fatturavano regolarmente... I nomi devono uscire tutti, compresi eventuali "personalità importanti", politici o meno che venivano omaggiati. Da una voragine morale così si esce solo con un azzeramento largo di chi ha responsabilità o doveva vigilare nell'interesse dei soci, che è stato abbondantemente calpestato».
La richiesta di un passo indietro degli attuali vertici arriva anche dai sindacati. «Invece di pensare ad incredibili presidenze in deroga - scrive il segretario della Cgil Franco Ianeselli - si individui, come suggerisce la Rsa, una "governance di transizione" con l'obiettivo di riavvicinare l'operato dei vertici di Itas ai valori di trasparenza e correttezza propri della mutualità». «Fossi socio chiederei agli attuali vertici di lasciare il posto ad altri», ha dichiarato il segretario della Cisl Lorenzo Pomini. E per Walter Alotti (Uil) «è opportuno che all’assemblea dei soci del 27 aprile l’attuale cda si presenti dimissionario».