Ch. Bert, "Trentino", 23 gennaio 2010 Il consigliere provinciale Mattia Civico è il promotore di un ordine del giorno presentato dal Pd e approvato dal consiglio che impegna la Provincia a finanziare un programma di interventi nel nuovo carcere di Spini.
«Non basta costruire nuove carceri, dobbiamo investire su interventi di recupero dei detenuti, sulle pene alternative e sul lavoro. Altrimenti falliremo». Consigliere Civico, che giudizio dà sulla situazione nel carcere di Trento dopo le sue visite? Siamo sull’orlo di un baratro e la sensazione è che da un momento all’altro possa accadere il peggio. La situazione di sovraffollamento causa un allarme sociale che riguarda i detenuti in primo luogo ma anche chi in carcere lavora. Lo stress e la sofferenza hanno superato da tempo la soglia della tollerabilità.
Qual è il problema maggiore? La popolazione carceraria aumenta e le misure alternative al carcere diminuiscono. A Trento siamo a soli 6 detenuti in semilibertà su 164, gli stranieri senza permesso di soggiorno che sono la metà non ne hanno diritto e così strumenti come l’affidamento ai servizi e gli arresti domiciliari diventano inaccessibili. In tutta Italia i detenuti che godono di misure alternative erano 4.200 nel 2006, oggi sono 1.200 su 80 mila.
Cosa prevede il suo ordine del giorno? Abbiamo chiesto che mentre si investe in nuove strutture si investa anche in pene alternative che puntino realmente a rieducare i detenuti. E questo significa anche occasioni di occupazione che permettano di recuperare chi ha sbagliato alla legalità e preparalo al ritorno alla vita in società.
In concreto? Facciamo del nuovo carcere un distretto dell’economia solidale. Un patto tra istituzioni e terzo settore per creare spazi e modalità di reinserimento. Alcuni ambiti – le pulizie, la cucina, la lavanderia – possono per esempio essere oggetto di commesse esterne per aumentare le occasioni di lavoro.
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Partito Democratico del Trentino