Centocinquantanove milioni e 215.000 euro investiti nella ricerca, per un’incidenza sul Pil locale pari allo 0,85%, contro lo 0,50% nazionale. Con uno stanziamento pro capite pari a 296,04 euro: un valore più che doppio rispetto ai 134,90 della media italiana e superiore al dato dell’Unione europea (176,60 euro). Il Trentino vanta buoni risultati sul fronte degli investimenti nello sviluppo scientifico.
S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 18 aprile 2017
«Siamo orgogliosi di essere in un territorio che sostiene così tanto il settore» afferma Giorgio Vallortigara, prorettore alla ricerca dell’università di Trento, commentando gli ultimi aggiornamenti dell’Ispat, l’Istituto di statistica della Provincia. «Il sistema-Paese — aggiunge — deve aumentare il numero di ricercatori, per competere meglio a livello internazionale».
Le tavole dell’Ispat passano in rassegna l’evoluzione degli stanziamenti di bilancio per la ricerca e sviluppo della Provincia di Trento. Il dato è raddoppiato dal 2003 al 2015, subendo però una contrazione rispetto all’apice del 2012. Quattordici anni fa «i capitoli di spesa interamente o parzialmente destinati a spese per ricerca» ammontavano a 82 milioni e 150mila euro. Nel 2005 si è passati a 99,525 milioni, 96,215 nel 2010. Nel triennio 2011-2013 si sono raggiunti i livelli massimi: 164,853 milioni nel 2011, 175,045 nel 2011, 170,314 nel 2013. Il 2014 ha visto una riduzione a 148,865. Il volume è poi tornato ad aumentare fino ai 159,215 milioni del 2015, ultimo dato disponibile. L’incidenza del Pil è passata dallo 0,55 del 2003 allo 0,85% del 2015, con il record dello 0,98 nel 2012. L’incidenza due anni fa sul totale delle spese delle amministrazioni pubbliche è pari all’1,94%.
Il confronto in valori assoluti premia il Trentino. Pur rappresentando un 120/esimo della popolazione italiana (circa 500.000 abitanti, sui 60 milioni nell’intero Paese), la provincia da sola copre un cinquantesimo degli investimenti nazionali nella ricerca. Se in Trentino il valore è 159,215 milioni di euro, in Italia raggiunge gli 8 miliardi e 203,5 milioni. Nell’area Euro il dato è pari a 68 miliardi e 455,125 milioni, che nell’Unione europea a 28 diventano 89 miliardi e 792,507 milioni. In Trentino le quote maggiori per incidenza sul Pil, stanziamento pro capite e incidenza sul totale delle spese delle amministrazioni pubbliche locali.
Vallortigara, professore ordinario del dipartimento di scienze cognitive e prorettore alla ricerca, è soddisfatto dei numeri. «Siamo orgogliosi di essere in un territorio che investe così tanto, che ha interesse per la società della conoscenza. Questo deve spingerci a fare di più e meglio. Non è una critica. Il Trentino più che al resto d’Italia deve guardare alle realtà in Europa».
Secondo il docente, autore di numerose pubblicazioni e in forza anche al Centro mente/cervello, esiste «un unico punto» da potenziare. «A livello di sistema Paese abbiamo un numero ridotto di ricercatori. Altri Stati a parità di abitanti ne hanno di più. Pensiamo al Regno unito, che con circa la stessa popolazione dell’Italia vanta il triplo di addetti alla ricerca. Questo comporta un vantaggio nella competizione internazionale, come se una squadra di 11 giocatori ne affrontasse una con 4. La nostra provincia è più vicina agli standard Ue, ma aumentare i ricercatori sarebbe un esempio da seguire per tutto il territorio nazionale».