Vanni Scalfi dice «no» al collegamento in funicolare tra il fondovalle e Povo. Meglio: ribadisce il giudizio negativo già espresso con forza a novembre 2015. Utilizzando lo stesso strumento.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 15 - 16 aprile 2017
Se infatti due anni fa il capogruppo del Partito democratico (allora consigliere «semplice») aveva utilizzato la sua pagina Facebook per chiamarsi fuori dalla possibile decisione di realizzare l’opera («Immaginare di spendere 27 milioni per collegare Trento e Povo con una funicolare è pura follia» aveva scritto Scalfi. Che aveva rincarato la dose: «Si farà? Not in my name e non con il mio voto»), oggi l’esponente dem torna a sfruttare il social network per confermare la sua posizione. «Spero non me ne vorranno gli amici di Povo — ha scritto in queste ore Scalfi — ma resto convinto che non sia assolutamente il caso di spendere più di trenta milioni di euro per costruire una funicolare che colleghi il sobborgo con la città». Un post «comparso» non a caso in questi giorni: mercoledì scorso l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi, il dirigente Raffaele De Col ed Ezio Facchin (commissario governativo al tunnel del Brennero) hanno illustrato alla commissione urbanistica di Palazzo Thun lo stato dell’arte delle infrastrutture che coinvolgeranno la città, dal raddoppio della ferrovia al Nordus. E da parte della Provincia, questa settimana, è arrivata l’accelerazione sulla funicolare tra Trento e Povo, per la quale i finanziamenti sembrerebbero più vicini rispetto alla dorsale nord-sud.
Di qui la presa di posizione di Scalfi, che come prevedibile ha scatenato un ampio dibattito sul social. A manifestare la loro condivisione alla riflessione del capogruppo, scorrendo la lista, spiccano in particolare i nomi della coordinatrice cittadina dem Elisabetta Bozzarelli e del consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Andrea Maschio. E diversi sono i commenti. Con punti di vista differenti. «Ci sono altre priorità — scrive qualcuno —. Penso, dal punto di vista architettonico e urbanistico, ad esempio a porre rimedio al degrado del palazzo delle Poste di via Calepina o alla chiesa del Redentore in via San Bernardino, da piangere ogni volta che ci passo davanti». E ancora: «Trenta milioni sono tanti da investire per collegare un sobborgo della città già ampiamente servito da mezzi pubblici per altro utilizzati quasi esclusivamente da studenti e pensionati, poiché i lavoratori tendono a preferire l’automobile». Ma c’è chi è a favore del progetto: «Il problema non sono gli amici di Povo ma le migliaia di studenti che fanno avanti e indietro dalla collina. Secondo me ci sta fare la funicolare». Mentre qualcuno immagina un collegamento con «sentieri di trekking per gli appassionati di montagna», sullo stile di quello realizzato a Bergen, in Norvegia. «Non ci sono soldi per fare tutto — non arretra Scalfi — e rispetto alle altre grandi opere di mobilità in discussione questa non mi sembra prioritaria».
Una posizione, quella del capogruppo pd, che nella coalizione del centrosinistra autonomista non sembra sostenuta da tutti, visto che molti consiglieri si sono più volte espressi a favore degli interventi. Con un ordine di priorità che più di un anno fa è stato concordato e condiviso: l’opera più importante, sul fronte della mobilità cittadina, è per tutti il Nordus, seguito dal collegamento Trento-Povo e dalla funivia verso il Bondone.
E se la questione fa discutere a livello politico, il nodo della mobilità alternativa è al centro del lavoro anche della Consulta degli studenti. Che dopo aver approfondito il tema della vita notturna del capoluogo (questione, per altro, non ancora «esaurita») ora punta l’attenzione sul problema degli spostamenti degli studenti universitari. Con un occhio di riguardo, ovviamente, sull’annosa vicenda dei trasporti verso la collina est. L’argomento sarà sviscerato nelle prossime riunioni dell’organismo, per valutare possibili proposte da presentare al consiglio comunale.
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Funicolare per Povo? «No grazie». Almeno secondo quanto ha fatto sapere (ribadendo la sua posizione del novembre 2015) con un post su Facebook il capogruppo del Pd Vanni Scalfi. Una posizione simile è quella espressa a mezzo stampa da Pattini. Se tra le fila della maggioranza, fa sapere l’assessore Italo Gilmozzi, «c’è chi è d’accordo», un altro «no» arriva dagli studenti, secondo cui l’opera non sarebbe risolutiva. I giovani presenteranno un «pacchetto di proposte» alternativo all’amministrazione.
«Trenta milioni per costruire una funicolare che colleghi il sobborgo con la città»: questa l’idea che non convince Scalfi. E Pattini, che si dice «allibito»: «Non se ne è mai discusso in maggioranza e ora si scopre che, sotto sotto, la giunta lo ha comunicato per iscritto a Gilmozzi» è la riflessione che ha affidato alla stampa locale il capogruppo del Patt che parla del progetto come «non prioritario».
«Uno studio è stato fatto dalla Provincia in merito — ricorda l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Italo Gilmozzi a chi gli chieda a che punto sia la partita — ma ora se ne parlerà in maggioranza. Ci sono delle prese di posizione personali». Finora sono emerse soprattutto quelle contrarie. «Alcuni sono favorevoli, alcuni perplessi e alcuni contrari — prosegue Gilmozzi — C’è chi è favorevole. Non è però così semplice: non si può dire che invece che fare la funicolare si può pensare a spostare le risorse sul centro civico. Ci sono dei finanziamenti europei per investire sulla mobilità per favorirla. Poi si può invece discutere se i soldi siano tanti o pochi. In questo momento è una questione su cui confrontarsi». Quindi l’accenno alle priorità indicate dalla giunta, nell’ordine «il Nordus, la funicolare per Povo e la funivia del Bondone con un intervento dei privati»: «Questa è la base di partenza, poi si può discutere. Bisogna confrontarsi in maggioranza. Ci sono dei passaggi da fare, ricordando comunque che la linea di indirizzo era questa. Se in maggioranza si vuole si può cambiare, ma in questo caso bisogna farlo nei luoghi deputati, nei gruppi e nella maggioranza comunale». L’assessore ricorda poi «il rispetto dei ruoli» (dato dall’intervento economico) e che «già Marchesi aveva seguito la cosa con degli approfondimenti nella scorsa consiliatura».
Dagli studenti universitari, però, arriva un rifiuto categorico dell’opera. Non per una sostanziale contrarietà, ma legato all’individuazione di soluzioni ritenute migliori. Lo chiarisce Alberto Venuto, delegato del Consiglio degli studenti per la questione mobilità: «Sulla funicolare abbiamo molti dubbi e riserve — dice — È vero, il problema della mobilità con l’opera si risolverebbe, ma passerebbero molti anni e nel frattempo cosa facciamo? Il numero degli studenti dell’ateneo trentino aumenta ogni anno, al momento sono circa 7.000 quelli che gravitano su Povo e Mesiano». Poi Venuto tratta il merito: «Come studenti siamo molto titubanti e ci crediamo poco perché è un progetto faraonico. Nessun iscritto all’Università ora vedrà la funicolare, né potrà usufruirne prima di laurearsi». Il riferimento va all’incontro di maggio: «Abbiamo un pacchetto di idee praticamente a costo zero che vorremmo presentare all’assessore Biasioli, al rappresentante di Trentino Trasporti e al dirigente. Parliamo di variazioni per alcune linee (5, 6, 9 e 13), degli aggiustamento di orari. Ad esempio bisogna cercare di ridurre il carico sulla linea 5: in tanti non possono prendere l’autobus perché è troppo pieno. Però si potrebbe allungare il percorso della linea 6 di un chilometro circa (due e mezzo sull’andata e ritorno) e da Villazzano prevedere una fermata intermedia a Povo-Facoltà di Scienze. A cui sono iscritti 5.000 studenti. Chi parte da piazza Vicenza o dalle zone circostanti potrebbe in questo modo usufruire della linea 6 senza usare la 5 che ne risulterebbe alleggerita. Si avrebbero così enormi vantaggi senza spendere milioni di euro per una funicolare che chissà quando si vedrà».
Ancora, un’altra proposta: «Ci sono degli aggiustamenti che riguardano la linea 13. Si può intervenire sugli orari della 5. Durante la sessione degli esami, ad esempio, i bus sono vuoti, mentre sono strapieni durante i periodi di lezione. Si potrebbe adattare un po’ le corse all’orario dell’ateneo. Pur pensando al problema dei lavoratori che non possono essere assunti per periodi e poi lasciati a casa, ci sono margini per ottenere forti miglioramenti praticamente a costo zero».
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