Sono «i temi» i veri protagonisti del dibattito nel giorno dopo le riunioni congressuali dei circoli che hanno visto gli iscritti esprimere una preferenza sui tre candidati alla segreteria nazionale del Pd. L’espressione della necessità di puntare su di essi è un dato che accomuna le varie anime del partito, mentre sulla lettura dell’affluenza (del 45,45 per cento) le interpretazioni divergono."Corriere del Trentino", 4 aprile 2017
In totale 580 votanti su 1.276 iscritti al Pd in Trentino: significa che ad aver espresso una preferenza è stato meno di un elettore su due (il 45,45 per cento dei titolati). Un voto andato, per la maggior parte a favore dell’ex premier Renzi (339 volte, dal 58,45 per cento), seguito da Orlando (212 voti, 36,55 per cento) e poi da Emiliano (29 preferenze, delle quali 11 a Rovereto).
Un risultato che, per alcuni, richiama l’attenzione sulla necessità di una riflessione. Bruno Dorigatti non ha espresso una preferenza: «È sempre importante andare a votare. Con rispetto ritengo però che questa sia stata più una resa dei conti che un congresso. Io non vi ho partecipato perché ritengo che il segretario vada eletto dagli iscritti ai partiti, non dalle truppe cammellate. Il congresso, poi, deve essere il momento del dibattito. Invece, nel momento in cui ce ne è bisogno, dibattito e partecipazione sono sotto le aspettative». Si riferisce a quei 45 punti percentuali: «È una continuazione del referendum che ha dato un segnale che non si è voluto affrontare. C’è invece la necessità, a due anni da appuntamenti importanti, di un coinvolgimento sui temi del lavoro, economici, della cittadinanza, sociali, del welfare». Cosa fare in vista delle primarie? «Prima del 30 aprile sarà difficile far di più che organizzare una tavola rotonda perché la partecipazione è un percorso — risponde Dorigatti — C’è un calo delle adesioni al partito che va arrestato e ciò va fatto con un intervento politico, bisogna fare i conti con il referendum. Per recuperare dobbiamo ripartire da qui. Se non vogliamo buttare la polvere sotto il tappeto ed essere sinceri questa è la strada. Poi ci sarà una consultazione che eleggerà il segretario. Non metto in discussione il fatto che Renzi abbia un consenso, ma critico una gestione politica del partito arrogante che non ha pagato».
Alessio Manica: «Sull’affluenza ci sono differenti interpretazioni: c’è chi dice sia scarsa, chi in linea con il passato. Certo denota il fatto che questa fase è stata di assoluta inutilità perché si è passati nei circoli ma senza incidere per nulla nella costituzione di una nuova assemblea e del nuovo segretario. Andiamo alle primarie con tre candidati; mi auguro che si valorizzi la pluralità. Se non riusciamo a farlo rischiamo che le persone se ne vadano». Manica sostiene Orlando che è atteso in Trentino. «In tre settimane negli incontri pubblici bisogna trasmettere alle persone il fatto che la dialettica e la pluralità per il Pd sono una ricchezza», prosegue Manica.
Sostenitrice di Renzi, Elisa Filippi non vede un problema nella quantità dei voti: «L’affluenza è in linea con quella del 2013, che fu del 47 per cento. Il lieve calo è dovuto all’aggregazione territoriale delle assemblee dei circoli: purtroppo ci sono iscritti che non hanno partecipato alle riunioni distanti. Ora serve una bella campagna sulle primarie. L’elettorato per il Pd è un patrimonio, le persone vanno contattate e informate. Bisogna parlare dell’Europa, dell’economia, del lavoro; essere il più possibile presenti. L’errore che talvolta abbiamo commesso è stato pensare che la gente debba venire da noi, ma siamo invece noi che dobbiamo essere di più nei luoghi d’aggregazione. Il 30 aprile si sceglierà il segretario per un partito che ambisce al governo». I circoli? «Sono già coinvolti, ora l’informazione va fatta per la comunità del Pd». Anche i sostenitori dell’ex premier sono «al lavoro per costruire un invito per Renzi».
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